Presentata questa mattina l'undicesima edizione dell'undicesima edizione dell’Horcynus Festival, in programma dal 27 luglio all’8 agosto 2013 al parco Horcynus Orca di Capo Peloro. Il presidente della Fondazione Gaetano Giunta, insieme ai direttori artistici, ha presentato questa mattina al Comune il programma del festival e il tema di quest'anno dedicato ai "Confini"
Il confine, inteso non come elemento di divisione ma come soglia di d'apertra verso altro e incontro. In questo modo si intendono i “Confini” a cui è dedicata l' undicesima edizione dell’Horcynus Festival, in programma dal 27 luglio all’8 agosto 2013. il cartellone degli eventi è stato presentato questa mattina a Palazzo Zanca dal presidente della Fondazione Horcynus Orca, Gaetano Giunta insieme ai direttori artistici Massimo Barilla, per il teatro, e Giacomo Farina per la musica, con la collaborazione dei membri del comitato scientifico della Fondazione Paolo Benvenuti e Ugo Magno. Sono intervenuti nel corso della conferenza stampa anche l’assessore alla cultura del Comune di Messina Sergio Todesco e il sindaco Renato Accorinti.
“È un piacere presentare il Festival nella casa di tutti – ha esordito Gaetano Giunta – Cito Kennedy: ci sono momenti in cui ogni cittadino deve dare qualcosa in più al proprio territorio. Questo è il momento – ha detto il presidente della Fondazione – e quindi siamo felici di offrire alla città e a questa amministrazione due settimane di Festival, occasione di riflessione e svago. Ci tengo a sottolineare che l’Horcynus Festival non è però soltanto un momento di spettacolo. È il punto di arrivo annuale dei percorsi di indagine e ricerca sulle estetiche e l’economia civile e finanza etica, che la Fondazione porta avanti. È un momento pensato proprio per attrarre sul nostro territorio intelligente creative, un'occasione di contatto e contaminazione con culture altre, fondamentale per lo sviluppo umano. È il momento della relazione con i moltissimi partner della sponda sud del Mediterraneo, che per noi non si ferma al Nord Africa ma si estende al Medio Oriente fino ad arrivare all'Iraq. E quest’anno esplora un ambito che è la più grande sfida contemporanea: il concetto di confine inteso non come linea di separazione ma come linea che indica differenze e possibilità di relazione”.
L'edizione 2013 del festival prenderà il via, dunque, questo sabato, come sempre al Parco Horcynus Orca di Capo Peloro, sede della Fondazione, che ospiterà due settimane intense di arte contemporanea, musica, teatro e cinema “con l'idea di ragionare in modo laico e plurale attorno all'incontro e alla contaminazione fra culture diverse come strumenti per promuovere lo sviluppo e il dialogo fra i paesi della sponda sud del Mediterraneo”, a parte l’appuntamento con “Epigrafi cancellate da api scatenate”, l’installazione multimediale che sarà inaugurata a Lipari l’8 agosto. Il costo dell’ingresso è di 5 euro per serata, oppure in abbonamento, di 10 euro per l’intera durata del Festival. Tutto questo considerando l’arte non come qualcosa di cui usufruire staticamente ma in modo dinamico, come un processo creativo capace di tessere relazioni umane, trasformare la società e cambiare il territorio, “come possibilità di coniugare bellezza e liberazione”.
Il premio Horcynus Orca, quest'anno andrà al “Centro Danilo Dolci per lo sviluppo creativo” che sarà consegnato al figlio del grande siciliano d'adozione, Amico Dolci, il 30 Luglio. “Gran parte del lavoro della Fondazione ha certamente radici nel pensiero di Danilo Dolci – ha affermato l regista Paolo Benvenuti, membro del comitato scientifico della Fondazione– Un libero pensatore, né comunista né democristiano nell’epoca in cui il Paesera spaccato in due, un uomo non allineato, per questo ricordato poco nonostante la sua grande battaglia civile e nonviolenta. La sua opera in Sicilia, dal 1952 in poi, è stata quella di un grandissimo pedagogo, sempre vicino ai bambini e agli ultimi”. E lo stesso Gaetano Giunta ricorda la figura di Danilo Dolci – che confida di aver avuto l'onore di conoscere personalmente – come un grande rivoluzionario non violento, un uomo poliedrico, sociologo, pedagogo e poeta, inventore dello “scipero alla rovescia” che li costò un processo in cui fu difeso dal padre costituzionalista Piero Calamandrei.Sugli interventi artistici di alcune associazione messinesi durante il Festival è intervenuto Ugo Magno, altro membro del comitato scientifico della Fondazione. “È una scelta precisa, quella di mettere a disposizione gli spazi del Parco Horcynus Orca e i momenti di incontro alle associazioni messinesi. Che hanno risposto numerose all’appello per un rapporto destinato a proseguire”. Un plauso al lavoro complessivo della fondazione è stato espresso dall'Assessore alla cultura, Sergio Todesco,
“Credo che la Fondazione sia stata il soggetto che negli ultimi decenni ha realmente svolto la politica culturale di cui Messina ha bisogno, sostituendosi a tutti gli enti pubblici. Di questo va dato merito”. Sul tema, Confini, così Todesco: “Il concetto, per me, da antropologo è di particolare interesse e stimolo. Sui confini si negoziano le identità e anno dopo anno, con il Festival, si riporta Messina al centro di mille confini, quelli che le spettano”. Le ultime parole sono quelle del sindaco Renato Accorinti: “Il luogo del Festival, quello Stretto che deve essere patrimonio dell’Unesco, la figura di Danilo Dolci, insegnante e nonviolento, mi rendono caro ogni momento di questo Festival. Però chiedo alla Fondazione di aiutarci a portare questi momenti e le altre attività dell’Horcynus anche in altre zone della città meno fortunate”.
Chiacchierando con il direttore artistico per il Teatro, Massimo Barilla, otteniamo un bel panorama di come il tema dei confini si innesti sull'offerta teatrale di quest'anno: Con il termine confini si intende una dimensione spirituale. Significa confronto tra le due sponde del mediterraneo tra tradizione ed innovazione, vuol dire limiti e mescolanza di linguaggi diversi. Due idee su tre degli spettacoli teatrali inseriti nella rassegna di quest'anno parlano del mito, rifacendosi all'Iliade, dopo una prima lettura dell'opera classica, verrà messo in scena lo spettacolo mio e di Salvatore Arena, ultimo inganno, un'altra Iliade, che racconta l'Iliade non dalla prospettiva degli eroi ma dal basso, il nostro esperimento voleva provare che un epica resta tale anche se si cambia il sistema di valori. L'altro spettacolo, L'isola di Calibano, offre una riscrittura della tempesta in chiave Mediterranea, mischiando diversi dialetti, anche qui assistiamo all'esplicazione di un confine: quello tra teatro di figura – con figura sulla scena a grandezza umana – e di attore”. Confine come scusa per la contaminazione, dunque, come soglia di un incontro, sulle rive dello Stretto, nella magnifica cornice di Capo Peloro. (Eleonora Corace)