La liquidazione di MessinaServizi può sancire il fallimento di Messinambiente

La liquidazione di MessinaServizi può sancire il fallimento di Messinambiente

Francesca Stornante

La liquidazione di MessinaServizi può sancire il fallimento di Messinambiente

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sabato 30 Giugno 2018 - 22:38

La delibera con cui il sindaco De Luca detta la linea della sua visione delle partecipate rischia di mettere in crisi il piano concordatario di Messinambiente. Lunedì creditori in Tribunale

La prima delibera del sindaco Cateno De Luca sulle partecipate rischia di far crollare la proposta di concordato con cui Messinambiente, da ormai un anno e mezzo, sta tentando di evitare un fallimento da 100 milioni di euro che trascinerebbe nel baratro anche Palazzo Zanca. Un concordato che ha tra i suoi pilastri principali proprio la MessinaServizi e la continuità aziendale tra Messinambiente e la neonata società a cui l’amministrazione Accorinti e lo scorso consiglio comunale hanno dato vita per la gestione dei rifiuti. De Luca vuole invece mettere subito in liquidazione MessinaServizi per affidare la gestione del settore ai privati. Una decisione che potrebbe avere una conseguenza drammatica per le casse comunali ma anche per la programmazione futura dei servizi: il fallimento di Messinambiente. La delibera sfornata ieri da De Luca (vedi articolo a parte) non rappresenta solo una mera intenzione politica di rivoluzionare nel tempo il sistema delle partecipate ma, vista anche la tempistica con cui è stata esitata, potrebbe influire concretamente nell'esito del percorso concordatario di MessinAmbiente. Non può sfuggire infatti che solo tra due giorni, lunedì 2 luglio, è stata fissata presso il Tribunale fallimentare di Messina la convocazione dei creditori per il concordato fallimentare di Messinambiente. È ben chiaro dagli atti che il concordato, nel percorso disegnato dalla vecchia amministrazione e dai legali della società, è legato a doppia mandata al destino della nuova società MessinaServizi bene comune.

Basta sfogliare le 42 pagine del Piano concordatario per rendersi conto di quanto sia fondamentale MessinaServizi per non far fallire Messinambiente.

Intanto tutto il Piano si basa sulla continuità aziendale della Società al fine di incrementare le risorse a disposizioni dei creditori della Società. Come si legge fin dalle prime pagine del documento depositato in Tribunale “le risorse finanziarie di Messinambiente che saranno messe a disposizione dei creditori saranno generate dalla concessione in usufrutto, e dalla successiva vendita, del Ramo d'Azienda” oltre che dall'incasso dei crediti di Comune e ATO ME 3, e dalla dismissione di asset della Società. Quindi continuità aziendale con il famoso usufrutto del ramo di azienda della durata di due anni, sottoscritto con MessinaServizi che dovrà versare 2,3 milioni per affittare e poi acquistare mezzi e strumenti di Messinambiente, portando queste somme al concordato. Una formula che era stata scelta perché “maggiormente compatibile con le necessità di assicurare il più alto grado di soddisfazione del ceto creditizio” ma anche per “salvaguardare gli interessi del Comune di Messina riguardo la necessità di assicurare, senza soluzione di continuità, il servizio di raccolta di rifiuti e la volontà del Comune di mantenere in mano pubblica tale attività di servizio”. Tra i motivi anche “l'urgenza di salvaguardare il livello occupazionale, obiettivo che in caso di fallimento della Messinambiente potrebbe essere precluso”.

Infatti MessinaServizi è stata costituita nel febbraio del 2017 con lo scopo di succedere alla Messinambiente.

Lunedì, il giudice fallimentare Minutoli, che si ritroverà di fronte alle formali intenzioni manifestate dal nuovo corso amministrativo di liquidare MessinaServizi entro ottobre 2018, al fine di privatizzare il servizio rifiuti cittadino, potrebbe decidere che la proposta concordataria viene a decadere viste le nuove intenzioni dell’amministrazione, sancendo il fallimento di Messinambiente.

Fallimento che con tutta probabilità tirerebbe con se anche la neonata Messina Servizi, lasciando spazio ad interpretazioni normative spesso palesate anche da De Luca e dal suo assessore al ramo Dafne Musolino durante la campagna elettorale, secondo cui se il concordato non venisse omologato, Messinambiente si avvierà alla dichiarazione di fallimento che avrà conseguenze anche sulla stessa esistenza di Messinaservizi Bene Comune, visto che il Comune di Messina non potrà continuare a mantenere la propria partecipazione nella MessinaServizi per effetto del divieto sancito dall’art. 14 del Decreto partecipate 175 del 2016 a norma del quale: “Nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”.

Il contesto in cui si opera è chiaro, la volontà di liquidare MessinaServizi potrebbe far fallire Messinambiente, ma gli obiettivi della nuova amministrazione nel comparto dei rifiuti sono chiari e specificati nel lungo programma elettorale presentato dal candidato sindaco Cateno DeLuca. Per questo, a poche ore dal delicato appuntamento in Tribunale fa pensare la celerità con cui la delibera è stata promulgata.

Francesca Stornante

2 commenti

  1. possodirelamia 1 Luglio 2018 09:31

    La notizia normalmente indica un fatto, un avvenimento avvenuto o che accadra’.
    Detto cio’ in questo caso leggo solo terrorismo mediatico con presa di parte… mettendo in risalto in neretto quello che bisogna (secondo chi lo ha scritto) leggere attentamente.
    Mi spiace dirlo fosse stato scritto qui nei commenti era piu’ che lecito …ma dare la notizia drammatizzando i contenuti fino ad oggi solo supposti..a mio avviso reputo tutto poco professionale e non fa bene alla citta’ di Messina in questo momento.
    Un libero cittadino.

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  2. MessineseAttenta 1 Luglio 2018 09:57

    Mesi fa scrissi che il sistema della raccolta dei rifiuti era diventato l’occasione per creare un pachidermico carrozzone, uno stipendificio per sistemare parenti, amici ed amici degli amici.
    Scrissi che per la raccolta dei rifiuti bastavano un terzo dei dipendenti.
    Fui oggetto di offese ed insulti, ma i fatti mi hanno dato ragione.
    De Luca lo ha detto chiaramente, ma, anche lui, persevera nell’errore.
    Il personale eccedente non deve essere dirottato verso altri impieghi o fra le file dei comunali.
    Il personale eccedente deve essere licenziato e mandato a casa.
    30+70 o 70+30 sempre 100 fanno.
    A casa e risparmio immediato per la collettività.
    Non dimentichiamoci che messina paga la TARI più alta d’Italia, con il servizio peggiore

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