L'esperto in materia di nutrizionismo spiega cosa è la dieta chetogenica
Esiste una dieta brucia grassi? Una domanda ricorrente tra i nostri pazienti e tra tutti coloro che si accostano ad un diverso regime alimentare, allo scopo di perdere peso. Si, esiste. Si tratta della dieta denominata chetogenica. E’ una dieta oggetto di pareri contrastanti; infatti è esaltata da alcuni come mezzo efficacissimo per il dimagrimento ed è demonizzata da altri per gli effetti collaterali che le si ascrivono , quali astenia, cefalea e stipsi. In realtà è uno strumento importante per eliminare il sovrappeso a condizione che venga predisposta da un esperto che ne segua l’andamento e ne valuti gli esiti. La premessa su cui si basa la dieta chetogenica è la capacità del nostro organismo di utilizzare con grande efficacia le riserve lipidiche (“di grasso”) quando la quantità di carboidrati, introdotti con la dieta sia notevolmente ridotta. Si attivano dei meccanismi fisiologici che predispongono il soggetto a bruciare massa grassa preservando invece la massa magra (muscolatura) e riducendo notevolmente la sensazione di fame. Fù utilizzata per la prima volta negli anni 20 del secolo scorso, quando per controllare attacchi epilettici in pazienti pediatrici non trattabili con i farmaci allora disponibili. Un utilizzo tornato alla ribalta negli anni 90 e da allora sempre più diffuso. Negli anni 60 e 70, con l’aumentare costante di soggetti sovrappeso e obesi, numerosi furono gli studi sull’utilizzo di una dieta a basso contenuto di carboidrati che potesse portare ad una rapida e significativa riduzione del peso senza intaccare la massa magra. La chetogenesi, principale causa dei segni della chetosi, è dovuta alla formazione dei corpi chetonici, prodotti dal metabolismo degli acidi grassi (presenti nel tessuto adiposo) che fungono da substrato energetico per alcuni organi in assenza di zuccheri. A tal proposito appare fondamentale distinguere le forme di chetosi fisiologica con le forme di chetosi patologica/sintomatica o chetoacidosi. La principale differenza tra la chetosi fisiologica e la chetosi patologica (chetoacidosi diabetica, caratteristica del diabete di tipo 1, e in chetoacidosi alcolica, presente negli alcolisti) è dovuta alla concentrazione di chetoni nel sangue (chetonemia). La chetosi fisiologica non provoca mai una concentrazione di chetoni nel sangue nocivo, grazie a diversi meccanismi di feedback (di controllo) presenti nel corpo, in grado di creare infine un bilancio neutro. La dieta chetogenica instaura nell’organismo una condizione di chetosi fisiologica. Occhio quindi ai facili allarmismi. I meccanismi di azione della dieta chetogenica sono da ricondurre alla circostanza che i grassi rappresentano una riserva cospicua di energia nel lungo periodo diversamente dagli zuccheri che producono energia nel breve periodo. Quando il glucosio, presente nei carboidrati, scarseggia per il ridotto apporto dei medesimi, la maggior parte di organi e tessuti può utilizzare acidi grassi come fonte di energia.
Alcuni organi e tessuti come cervello e Sistema Nervoso Centrale, globuli rossi, e fibre muscolari di tipo II, in condizioni di carenza di glucosio, possono utilizzare i corpi chetonici, sostanze derivate dalle scorte lipidiche. La riduzione controllata dell’apporto di carboidrati attraverso ormoni quali insulina e glucagone, promuove la mobilitazione di lipidi dai tessuti di riserva e la loro utilizzazione a scopo energetico e quindi la perdita di grasso corporeo.
Due sono gli elementi alla base dei protocolli di dieta chetogenica più comunemente utilizzati:
1. riduzione dell’apporto giornaliero di carboidrati al di sotto dei 30-50 g al giorno. Quando il consumo di carboidrati superi questo valore soglia non sarà possibile indurre lo stato di
chetosi. Importante è quindi ridurre il consumo di tutti quegli alimenti ricchi di
carboidrati,quali pane, pasta, frutta fresca, prodotti da forno etc .
2. mantenimento del contributo proteico su valori normali.
Ovviamente le proteine devono provenire da alimenti poveri di grassi: sono quindi favoriti pesce, carne e yogurt, quest’ultimo in quantità limitate. In specifici casi è possibile ricorrere all’uso di integratori proteici per raggiungere il fabbisogno giornaliero stimato.
L’apporto di grassi dovrebbe oscillare tra i 20 e i 60 grammi al giorno, con netta predilezioni verso cibi ricchi di grassi insaturi di buona qualità come olio extravergine di oliva e pesce. Integratori di sali minerali, vitamine e acidi grassi omega 3 possono esser consigliati per compensare eventuali carenze correlate al ridotto utilizzo di alcuni cibi.
Ovviamente la dieta chetogenica non può essere protratta indefinitamente nel tempo: la maggior parte degli studi suggerisce che il piano alimentare chetogenico venga utilizzato per un periodo di 8/12 settimane. Al termine del percorso chetogenico il paziente deve essere guidato al progressivo reinserimento di alimenti contenenti carboidrati, con un passaggio graduale a uno stile alimentare sostenibile nel lungo periodo, una vera dieta mediterranea, che possa permettere di mantenere i risultati raggiunti nel tempo.
Una delle applicazioni classiche della dieta chetogenica è il trattamento dell’obesità severa in soggetti accuratamente selezionati: i vantaggi sono rilevanti, per la rapidità dei risultati che accresce notevolmente la motivazione, per la riduzione della sensazione di fame tipica della chetosi, per l’effetto di risparmio sul tessuto muscolare e per la maggior aderenza al piano alimentare che risulta in genere molto facile da seguire.
Abbandoniamo quindi la paura di ridurre il consumo di carboidrati ed affidiamoci ai consigli degli esperti del settore.
Dott. Stefano Cambria
Studio associato Cambria-Piccolo
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