L’esponente leghista “a caldo” dopo la trionfale elezione già in prima votazione mette l’accento su donne, occupazione, turismo
REGGIO CALABRIA – Sono tante le cose da dire, “il giorno dopo” l’elezione del presidente del Consiglio regionale, il catanzarese della Lega Filippo Mancuso.
Di sicuro, la grande gioia che promana dagli ambienti leghisti dopo aver fatto segnare un “record” micidiale: per la prima volta un presidente d’Assemblea eletto già al primo scrutinio. E con un numero di suffragi che supera di due unità la consistenza dell’intero ammontare dei consiglieri di centrodestra (Governatore incluso).
Fiesta in salsa leghista
Come da foto grande, non poteva mancare di festeggiare Mancuso il commissario regionale del Carroccio Gianfranco Saccomanno.
In una nota, si evidenzia che siamo davanti a un’elezione «storica» in quanto «la Lega, per la prima volta nella sua storia, può annoverare» la presidenza del Consiglio regionale in Calabria, per la «soddisfazione di Matteo Salvini». E dell’intera dirigenza leghista, che per parte sua – ricordando come il politico catanzarese sia alla seconda consiliatura: in realtà, una prima legislatura regionale “bis”, considerato che purtroppo la prima è durata un annetto a causa della dipartita di Jole Santelli – tratteggia Filippo Mancuso come un consigliere regionale che «ha sempre dimostrato equilibrio, apertura, capacità e senso civico. Sarà, certamente, il Presidente di tutti e saprà affrontare la legislatura del “certo cambiamento” con impegno, costanza e abdicazione», è la considerazione che fa da “ciliegina”.
Fa pendant l’idea che Mancuso e il Governatore calabrese Roberto Occhiuto «saranno la colonna portante della Regione in questa sfida di rinnovamento e miglioramento». Saccomanno, un po’ richiamando l’«E ora, al lavoro!» di Occhiuto, formula l’auspicio che questa presidenza contribuisca a porre la Calabria in tempi rapidi «fuori dagli ultimi posti nazionali e possa, finalmente, dare quelle risposte e quei servizi che i calabresi, sicuramente, meritano».
L’entusiasmo di Gelardi
Per l’unico reggino del gruppo regionale leghista – che tra poco diventerà anche l’unico tra Consiglio e Giunta, visto che Tilde Minasi approderà a Palazzo Madama –, Giuseppe Gelardi, il numero di preferenze che va oltre i numeri della maggioranza «sottolinea l’unità del centrodestra calabrese. Una compattezza – così lo storico dirigente scolastico – che sarà la base sulla quale costruire quel buongoverno che tutti noi, ma soprattutto i calabresi, auspicano per la nostra Regione».
Mentre Mancuso, ad avviso di Gelardi, «eserciterà con equilibrio il suo ruolo», in una legislatura regionale le cui sfide possono condensarsi, parafrasando Roberto Occhiuto, nel far uscir fuori la Calabria come «la Regione che l’Italia non si aspetta».
Fari presidenziali sul Pnrr
E poi c’è l’aspetto prettamente istituzionale.
Alcuni passaggi del discorso pacato e lucido di Mancuso li abbiamo già richiamati. Parecchi, proiettano la sagoma di un Presidente d’Assemblea molto pragmatismo e poca politique politiciénne.
Da un lato, «la Calabria ci chiede cuore e coraggio» per uscire dal tunnel, fa presente il presidente del Consiglio regionale. Dall’altro, come s’è visto, l’idea-forza è di «mettere a valore, per promuovere sviluppo e nuova occupazione, il patrimonio ambientale, storico, culturale e architettonico che fa della Calabria una delle regioni più belle d’Europa».
E non poteva mancare un riferimento all’«appuntamento della vita»: quel Pnrr che può far “svoltare” la Calabria, mentre ove «dovessero essere appannaggio solo delle aree forti del Paese, lobby e cordate di potere tecnicamente attrezzate, non mettendo la Calabria e il Sud nelle condizioni di utilizzarle, l’Italia perderebbe l’occasione di realizzare la coesione sociale che insegue da 160 anni».
Distrattone…
Certo, quel dato dei due suffragi in più della stessa maggioranza di centrodestra fa riflettere parecchio. E secondo Mancuso?
A Tempostretto, l’interessato dichiara di «non aver fatto questi conti… Onestamente, non me ne sono neanche accorto. Ma va bene così, anche questo è segno di una maggioranza coesa».
Una distrazione alquanto curiosa, considerato che s’estende pure ai ben tre voti come minimo che il centrodestra ha “restituito” al neosegretario-questore di minoranza Ernesto Alecci, giovane e dinamico sindaco di Soverato, “perla” balneare del Catanzarese riuscito ad aggiudicarsi 11 suffragi (cioè quanti sono i consiglieri di tutt’e due i tronconi della minoranza) benché i due voti demagistrisiani siano andati a Ferdinando Laghi e un ulteriore suffragio sia andato al pentastellato Francesco Affllitto.
A Irto s’aggiunge Denisi
Intanto, il caleidoscopio dei capigruppo sul quale proprio Mancuso ha pressato in modo da accelerare sulla composizione delle Commissioni e dunque poter licenziare entro l’anno la manovra di bilancio – che prima di giungere in Aula, ovviamente, deve passare dalla Commissione consiliare competente – va definendosi.
L’ex candidata alla Presidenza per il centrosinistra Amalia Bruni guiderà il Gruppo misto, Giuseppe Graziano incarna un monogruppo in quanto unico eletto di un partito di blasone nazionale come l’Udc e Nicola Irto, come s’è visto, presiederà il gruppo regionale del Partito democratico.
E – sempre a sol guardare l’ufficialità – con la cooptazione di Salvatore Cirillo in Ufficio di Presidenza come segretario-questore, da ieri è politicamente algebrica la designazione a presidente del gruppo consiliare di Coraggio Italia dell’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, il votatissimo – 9.158 suffragi: nella Circoscrizione elettorale Centro, secondo solo al forzista Michele Comito – Francesco Denisi.