Fissata l'udienza preliminare per l'untore messinese che contagiò la compagna poi morta di Aids
La procura di Messina ha chiesto il rinvio a giudizio per il cinquantaseienne arrestato con l’accusa di non aver detto alla compagna di essere sieropositivo. La donna, una avvocata molto nota in città, è morta di Aids nel 2017 dopo lunghi anni di sofferenze, senza che i medici le diagnosticassero per tempo la malattia.
L’uomo il prossimo 3 luglio comparirà davanti al Giudice per l’udienza preliminare, che dovrà valutare gli indizi contro di lui, accusato dell’omicidio volontario della ex compagna, e di altri casi di donne infettate con le quali aveva avuto rapporti. A nessuna ha comunicato di avere l’HIV.
Per la morte della professionista sotto inchiesta ci sono anche tre medici che l’hanno avuta in cura senza diagnosticarle la malattia. La valutazione del ruolo del loro operato nella vicenda è ancora al vaglio.
L’untore è stato arrestato a dicembre scorso, dopo la battaglia della sorella della donna per fermarlo. Dopo l’avvocata messinese, infatti, l’uomo ha continuato ad avere legami con donne ignari della sua situazione. A febbraio il giudice gli ha concesso i domiciliari col braccialetto elettronico.
La famiglia della libera professionista si è affidata all’avvocato Bonni Candido, mentre il cinquantaseienne è difeso dall’avvocato Carlo Autru Ryolo.