La Regione deve pagare all’Atm la parte di contributi chilometrici non versata dal 2012 al 2016. Lo dice la relazione del ctu, il consulente tecnico d’ufficio.
Cos’era successo? Una legge del 2012 prevedeva una riduzione dei contributi del 20 % per il triennio 2012-2014. Ma la Regione l’ha ridotto all’Atm di sua iniziativa anche dopo, prima del 6 % e poi del 12 %, per motivi economici, diversamente da quanto fatto con altre aziende di trasporto siciliane.
Il ctu, organo del Tribunale, individua tre ipotesi, a seconda di quali riduzioni siano considerate legittime e quali no: nella peggiore l’Atm deve avere 2 milioni e mezzo più iva, in quella intermedia 6 milioni più iva, nella migliore 9 milioni più iva. Soldi che, paradossalmente, dovrebbero andare a bilancio di un’azienda posta in liquidazione.
“Pur di raggiungere quest’obiettivo – dice il segretario della Uil Trasporti, Michele Barresi – l’Amministrazione De Luca disse che si trattava di una causa persa in partenza, tra un po’ invece diranno che ottenere questi soldi è merito loro. Hanno detto che l’Atm faceva chilometri di troppo, non rimborsabili. Nel nuovo contratto di servizio, anche questo votato in due minuti dal Consiglio comunale mentre per quello prima c’era voluto un anno, ci sono gli stessi chilometri del 2017: 4 milioni e 200mila per il gommato, 350mila per il tram. Poi non ci sono indicati i costi. All’articolo 21, che riguarda appunto le cifre, ci sono linee in bianco. In pratica il Consiglio comunale ha comprato una casa su un documento in cui non c’è scritto quanto costa. E’ aria fritta, nel parere economico finanziario i dirigenti dicono che si può votare, tanto poi se ne parlerà nei bilanci. Fa piacere che anche Orsa, Faisa e Ugl abbiano aperto gli occhi su quanto sta accadendo all’interno dell’azienda, saremo al loro fianco nello sciopero. Con i soldi che dovranno arrivare dalla Regione, i bilanci Atm dal 2013 al 2016, che erano in pareggio, saranno in attivo. Complimenti al Consiglio comunale che ha liquidato un’azienda in attivo per motivi economici”.
(Marco Ipsale)