L’ex assessore al bilancio difende le scelte della precedente amministrazione in tema di bilanci comunali e replica punto per punto alle criticità individuate dall'attuale sindaco
Ancora un botta e risposta tra l’attuale sindaco e gli ex amministratori di Palazzo Zanca. Stavolta l’argomento è il bilancio ed il protagonista della replica a De Luca è ancora l’ex assessore Guido Signorino , che difende con le unghie e con i denti il previsionale 2018 approvato dalla giunta Accorinti tre giorni prima del ballottaggio. De Luca lo ha definito un «bilancio malato» (vedi qui), per Signorino si tratta invece di «bilancio di sviluppo», tanto da ritenere le dichiarazioni del primo cittadino «un nuovo effluvio di falsità e mistificazioni. Di cui non si capisce – scrive in una nota – la ragione, ma da cui forse si comprendono inquietanti obiettivi: da quanto dice, infatti, sembra che De Luca voglia non pagare i debiti (che vuol dire dichiarare il dissesto), colpire il personale, aumentare le tasse, tagliare la spesa sociale. Non ricordiamo questi obiettivi nel suo fantasmagorico programma: altro che tram volante e casinò».
Signorino entra quindi nel tecnico e prova a smontare punto per punto i rilievi mossi dal sindaco:
1) De Luca parla di grave “dipendenza” dai trasferimenti pubblici: solo il 40% delle entrate verrebbe da tasse locali e ricavi extratributari. E dice che vuole invertire il rapporto: 60% dalle tasche dei messinesi e 40% dai trasferimenti. Quindi, su 100 euro messi in bilancio da Accorinti, 40 provengono dai cittadini e 60 da Governo e Regione; obiettivo di De Luca è ricevere meno da Governo e Regione e prendere più soldi ai cittadini. Difficilmente la città che lo ha votato si aspettava l’aumento delle tasse a danno dei messinesi.
2) Questi numeri non sono veri. È un discorso tecnico, ma va chiarito. L’indicatore di “autonomia finanziaria” dei Comuni non si calcola sulle entrate totali (che includono fondi europei, anticipazione di cassa, partite di giro, ecc.), ma sulle sole entrate “correnti” (la somma di risorse proprie e trasferimenti correnti di Stato e Regione). Nel bilancio 2018 la copertura del Comune sulle entrate con risorse sue è il 59,4% in termini di cassa e il 68,2% in termini di competenza. Sono percentuali opposte a quelle dichiarate da De Luca.
3) De Luca dice che il 25% dei “soldi dei messinesi” sono, nel 2018, destinati ai debiti fuori bilancio. Non è vero. Su 85 milioni, circa 14 sono già accantonati dagli anni precedenti e quasi 70 provengono dal “fondo” nazionale per i Comuni in riequilibrio. Sono soldi che non arriverebbero in città e che (al contrario di ciò che dice) vanno nelle tasche dei messinesi creditori del Comune, che li metteranno in circolo a beneficio di tutta l’economia cittadina. Il Comune restituirà questo fondo in 30 anni. Non voler pagare i debiti e dichiarare il dissesto significa perdere questa risorsa e, in prospettiva, impoverire Ente, città e cittadini.
4) De Luca si straccia le vesti per le spese per il personale (stipendi e fondi previsti per legge). Non dice che il peso del personale sulle entrate correnti è tra i più bassi d’Italia: non supera forse il 20% nel bilancio di competenza. E infatti la vicina Catania spende per il personale 130 milioni, contro i 70 “denunciati” da De Luca a Messina. Se da noi il costo del personale è di circa 300 euro per residente (fonte: De Luca), lo stesso valore a Catania è di oltre 410 euro. Inoltre, se è vero che solo il 40% delle entrate del Comune vengono dai messinesi, il “peso” sui cittadini (“neonati inclusi”) è di 120 euro l’anno; i rimanenti 180 sono a carico dei trasferimenti.
5) De Luca si scandalizza perché il Comune di Messina riesce ad avere importanti risorse per la spesa sociale. Nel bilancio le politiche sociali pesano tra 18 e 20 milioni. Per il resto si tratta di decine di milioni che l’amministrazione Accorinti ha ottenuto con la sua progettualità. Non sono soldi “dei messinesi”, ma sono soldi “per i messinesi”. I servizi sociali sono uno degli aspetti più importanti della vita cittadina e, nel Comune di Messina, hanno avuto un incremento senza togliere risorse ad altri settori (che sono pure cresciuti), ma attirando fondi regionali, nazionali ed europei (PAC, 328, Bandi, Servizio Civile, Patto per lo sviluppo, PON Metro, ecc.). Daremo più dettagli su questo fondamentale settore della vita civile, ma il messaggio di De Luca è chiaro: ridurrà la spesa destinata alle politiche sociali! Anche questo non era dichiarato in programma ed è un grave danno a Messina e, in particolare, ai messinesi più deboli.
6) De Luca parla di 100 milioni di evasione e di una amplissima platea di contribuenti sconosciuti ai tributi locali. Sono numeri fuori da ogni orizzonte galattico. Nel 2013 le famiglie sconosciute ai tributi (per TARES-TARI) erano 40.000; con l’incrocio delle banche-dati posto in essere sotto Accorinti sono oggi ridotte a 13.000, con un numero di utenze censite pari a circa 110.000: copertura quasi integrale di famiglie e imprese per una città con 232.000 residenti. Con l’amministrazione Accorinti il recupero evasione TARI è passato da 2 milioni nel 2013 a 9 milioni nel 2018. È un lavoro già avviato che deve solo essere portato avanti. Ovviamente l’evasione totale esiste, con particolare gravità per le entrate extra-tributarie. Su questo l’amministrazione Accorinti aveva predisposto progetti-obiettivo che devono solo essere attivati e che costituiscono parte del percorso del riequilibrio finanziario.
7) De Luca non dice che quello del 2018 è un bilancio di sviluppo. Prevede infatti per le entrate in conto capitale quasi 200 milioni di cassa (113 di competenza) per investimenti produttivi in città. Sono i progetti costruiti in questi anni che (se non bloccati, come attualmente sono) possono produrre occupazione per i messinesi. Cosa vuol fare De Luca? Rallentare, retromarciare, e magari perdere queste risorse, mentre dichiara il dissesto? E il Consiglio lo vorrà seguire su questa strada?
“Al di là delle dichiarazioni – spiega Signorino – il dato politico e amministrativo è che, dopo quattro mesi, il Consiglio ha approvato quasi unanimemente il bilancio responsabilmente prodotto dall’Amministrazione Accorinti (sempre disponibile a un confronto sui numeri), che garantisce sia il riequilibrio finanziario (pur col piano a dieci anni) che l’erogazione dei servizi e, se attuato, l’avvio di un virtuoso percorso di crescita produttiva e occupazionale. Come risulta dagli atti, il bilancio potrà ottenere dal nuovo piano di riequilibrio a venti anni maggiori risorse per circa 24 milioni negli anni 2019 e 2020, che si aggiungono ai fondi già ottenuti (e presenti in questo bilancio) per gli investimenti attesi dalla città. Si potranno così riavviare finalmente sviluppo e occupazione per i messinesi, col percorso faticosamente costruito in questi anni. Non servono depistaggi e mistificazioni; serve lavoro serio e generoso”.