Un anno fa Cutro, ieri Roccella Ionica: il disastro della civiltà continua. Ma andare via per cercare di avere una vita migliore è un diritto sacrosanto
di Marco Olivieri
26 febbraio 2023: 74 morti a Cutro. 17 giugno 2024: si ribalta una barca a vela, a cento miglia dalla costa della Calabria, a Roccella Ionica. “I superstiti – racconta Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di Medici senza frontiere – hanno parlato di 66 persone disperse, tra cui almeno 26 bambini, anche di pochi mesi”. Una nuova strage di migranti, insomma, alla quale ne seguirà un’altra e un’altra ancora, nel fallimento della politica. Fallimento dell’Unione europa. Fallimento dell’Italia e delle altre nazioni.
Tutto questo potrebbe essere evitato con una politica differente. Quella che nemmeno centrosinistra e sinistra hanno saputo e voluto affermare in alternativa a una destra e a un centrodestra che soffiano sul fuoco. Che alimentano la retorica dei confini chiusi, pur sapendo che tutto ciò è impossibile. Eppure andare via, per tentare di avere una vita migliore, è un diritto sacrosanto. Fa parte del Dna di ogni essere umano.
La politica non ha governato il processo migratorio e lucra in termini elettorali
Bisogna essere sinceri. Invece di governare il fenomeno migratorio, con una cooperazione solidale fra Paesi europei, la politica ha preferito lucrare in termini elettorali, assecondando e ingigantendo le paure delle persone. Paure per la crisi dello Stato sociale, per la perdita di ogni certezza economica. E chi, meglio del migrante, come capro espiatorio? Invece di dire “guardate che abbiamo bisogno di più migranti in campo lavorativo e, se non vi convincono i valori della civiltà giuridica e dell’umanità, dite sì a chi viene da fuori per ragioni di mero interesse”, si è optato per la demagogia. Demagogia spendibile in termini di consenso immediato.
I muri, i confini difesi con fili spinati, la guerra dichiarata alle organizzazioni non governative, i Centri di rimpatrio e gli accordi con la Libia, ieri, e oggi con l’Albania in funzione antimigranti: tutto questo soccombe di fronte alla forza della disperazione. Chi fugge per sopravvivere, perché ha fame o scappa da guerre e persecuzioni, è più forte di qualsiasi muro. Ma deve superare i rischi di un Mediterraneo sempre più divenuto una tomba per troppi esseri umani. Più di 29mila tra morti e dispersi negli ultimi dieci anni (fonte il sito dell’Università di Padova). Secondo l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, “in tutto il 2023 sono morte o andate disperse nel Mar Mediterraneo 3.105 persone, il numero più alto dal 2017” (fonte Pagella politica on line).
La guerra al migrante nell’epoca dei nazionalismi crescenti
Corridoi umanitari, permessi per avere l’opportunità di cercare lavoro, regole chiare e possibilità di far circolare le persone, secondo il diritto, e non solo le merci: un’altra Europa e un’altra Italia sono possibili. Ma non adesso, mentre divampano i nazionalismi, come confermano le elezioni europee.
Noi però non smettiamo di credere che lavoro e giustizia, legalità e diritti, regole e civiltà giuridica, umanità, società multiculturale, radici e tradizioni si possano conciliare e armonizzare. Forse non ora. Ma prima o poi sì. Prima o poi si smetterà di fare la guerra al migrante. E sarà un passo in avanti nel segno dell’umanità e dei diritti universali.
L’immagine è di repertorio, relativa al 2022.
Perché gli italiani sono pecore e ancora non hanno il coraggio di mandare via Meloni
La stessa politica che ha preso i voti alle Europee.
Non voglio entrare nel merito politico. Chi vuole più migranti o chi ne vuole meno. Esiste una realtà di vittime in mare su imbarcazioni scadenti. Qualcuno mette in viaggio su queste imbarcazioni delle persone piene di speranza, di un futuro migliore. Persone che pagano, anche molto, spesso con l’aiuto delle famiglie, questo viaggio. Esiste o no un’organizzazione che gestisce questa migrazione? Se esiste, ha tutta la responsabilità dei massacri in mare.