Il responsabile lavoro del circolo "Peppino Impastato" di Rifondazione Comunista, Antonio Currò: "Situazione peggiore rispetto agli anni precedenti". Le organizzazioni sindacali non si oppongono ma i lavoratori annunciano un autunno di mobilitazioni
Ferma opposizione contro il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle Attività Ferroviarie quella del responsabile lavoro del circolo “Peppino Impastato” di Rifondazione Comunista, Antonio Currò, che definisce il contratto “peggiorativo” rispetto a quello degli anni precedenti.
“Nel contratto è previsto un aumento dell’orario di lavoro da 36 ore settimanali a 38 e fino a 46 nei periodi di massima produzione – dice il responsabile del lavoro -. Il contratto inoltre non tiene conto della perdita di potere d’acquisto, visto che i salari sono inchiodati al palo da circa vent’anni, non garantisce alcun diritto ai lavoratori degli appalti infatti non è prevista nessuna clausola sociale per tutelarli, e nessuna garanzia rispetto a dismissioni ed esternalizzazioni dei servizi”.
E tutto questo, sembrerebbe, con il benestare di tutte le organizzazioni sindacali che a detta di Currò hanno mancato totalmente di opposizione e “le quali dopo l’accordo del 28 giugno (Confindustria – Sindacati) in cui si prevede la possibilità di contrattare deroghe alla disciplina nazionale, hanno firmato un contratto scandaloso con NTV (la società di trasporto ferroviario di Montezemolo, Bombassei, Della Valle) spianando la strada a contratti come questo, producendo di fatto un arretramento delle condizioni dei lavoratori”.
Ma i lavoratori non ci stanno. E infatti in alcune assemblee autoconvocate si è annunciato un autunno di mobilitazioni.
“Il partito della Rifondazione Comunista – Circolo Peppino Impastato di Messina, dichiara la sua totale opposizione a questo nuovo contratto ferroviario prodotto di un nuovo modello di relazioni industriali e dà il massimo sostegno a singoli ferrovieri, cittadini e organizzazioni sindacali che si battono contro questo sistema economico che rende i lavoratori sempre più ricattabili e precari e che consegna progressivamente nelle mani di privati quei beni e quei servizi che devono rimanere pubblici”, conclude Currò.