La raccolta firme si concluderà il 23 e 24 settembre a Messina. Sindacati e medici contestano i tagli del decreto regionale che di fatto cancellerebbe ambulanze medicalizzate e presidi territoriali
A Messina il rischio è veder fare un passo indietro al sistema del 118 fino agli anni ’80.
E’ l’allarme del personale e dei sindacati che hanno avviato una petizione per coinvolgere i cittadini su un’emergenza che riguarda l’intero territorio e che è direttamente collegata dalla nuova rete ospedaliera varata dalla Regione.
“Giù le mani dal 118” si legge nella petizione, oggi si può sottoscrivere al Parco Corolla di Milazzo (tutto il giorno), il pomeriggio al Belvedere di Taormina e la mattina a Giardini in piazza San Pancrazio. Il 23 e 24 settembre a conclusione della raccolta firme in tutta la provincia i banchetti saranno a Messina a Piazza Cairoli.
“Nel piano programmatico viene previsto un drastico taglio delle ambulanze medicalizzate che nel territorio della provincia di Messina prevedrebbe solo 13 MSA contro le precedenti 37 (MSA + MSB) di cui 27 medicalizzate (MSA)- si legge nella petizione- I tempi di risposta e di intervento del sistema emergenza-urgenza non verrebbero assolutamente garantiti entro quanto previsto dalla conferenza Stato-Regioni (20 minuti in ambiente extra-urbano e 8 in ambiente urbano); la distrazione di gran parte del personale medico dalle ambulanze comporterebbe il fallimento degli obiettivi di funzionamento delle reti tempo-dipendenti già operative sul territorio della provincia di Messina (rete STEMI e rete Stroke) con risultati pari a quelli ottenuti nelle regioni d’Italia più virtuose; la chiusura dei PTE/PPI già operanti sul territorio della provincia di Messina comporterebbe il venir meno dell’azione di filtro operata sugli accessi ai pronto soccorso oltre il venir meno delle risposte ai bisogni immediati di salute richiesti da parte degli utenti”.
Con la raccolta firme si chiede il mantenimento della attuale distribuzione territoriale delle ambulanze ( sia con medico a bordo che senza), nonché dei PTE/PPI, in quanto economicamente più convenienti rispetto alla loro riduzione o parziale chiusura, a fronte dei vantaggi in termini di salute e sicurezza sociale che essi sono stati finora in grado di fornire ed erogare; l’ applicazione delle deroghe previste dalla norma “compatibilmente con le peculiarità demografiche e territoriali di riferimento nell'ambito della loro autonomia organizzativa”, tenendo conto che per la stima del fabbisogno dei mezzi di soccorso avanzato (MSA) è fondamentale l’applicazione di «un necessario correttivo specifico per la copertura ottimale nelle zone di particolare difficoltà di accesso», come le aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, in ambiente montano o con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare, tenendo inoltre in considerazione il flusso turistico stagionale e la distribuzione dei presidi ospedalieri.
In una nota lo SNAMI e l’UGL ribadivano le conseguenze dei tagli: “a Messina a breve si potrebbe rischiare davvero di tornare ad una sanità territoriale datata 1980. Il decreto assessoriale 629 del 31 Marzo 2017 firmato dall’ on. Baldo Gucciardi infatti non è stato ancora né ritirato né corretto. Come 40 anni fa per le strade non ci saranno più sirene che strillano, ma fazzoletti bianchi che sventolano da macchine pericolosamente sfreccianti verso Pronto Soccorsi intasati. Non ci saranno più PTE ad accogliere le emergenze delle comunità distanti dagli ospedali. I medici di famiglia e di guardia medica cercheranno al meglio di sopperire alle decretate carenze del 118. Una intera provincia avrà dimezzati i soccorsi avanzati in emergenza”.
I sindacati chiedono l’applicazione delle deroghe anche in virtù dello Statu Speciale della Sicilia per evitare che il decreto Gucciardi comporti disagi pesantissimi per tutti i messinesi.
“Nulla invece cambierà nelle altre Province Siciliane. Di nessuna ambulanza medicalizzata verranno private le Provincia di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani. Anzi verranno implementate”
Snami e Ugl sottolineano come la classe politica messinese debba svegliarsi e non subire in silenzio anche perché esiste quello che viene definito “modello 118 Messina” che può essere preso ad esempio in tutta italia.
R.Br.