Dopo il rifiuto della proposta di acquisto del 75 % delle quote, Francesco Barbera e gli imprenditori che con lui erano scesi in campo rinunciano a proseguire le trattative e augurano le migliori fortune all'Acr Messina, anche con un pizzico di polemica...
"Ritenendo che fosse il nodo principale dell'operazione, gli imprenditori hanno posto come primo fondamentale elemento di valutazione il tetto dei debiti societari, riservando di illustrare solo in una fase successiva il contenuto dei patti parasociali”. E’ quanto chiarisce l’avv. Bonny Candido, che rappresenta la cordata di imprenditori interessati all’acquisto del 75 % del Messina, in seguito al rifiuto da parte dell’attuale proprietà. La proposta, infatti, era valida solo se il monte debiti non fosse superiore a un milione. Quest’aspetto, invece, non è stato neppure trattato da Stracuzzi e soci, che hanno anzi dato la disponibilità a cedere solo il 49 % delle quote. Dunque sui “patti parasociali” sono emerse subito posizioni inconciliabili.
L’idea degli imprenditori che hanno avanzato la manifestazione d’interesse era quella di un Consiglio di amministrazione composto da un solo rappresentante per ciascuna delle otto quote da 12,5 %, due delle quali riservate all’attuale proprietà. Il presidente ed il management (direttore generale e direttore sportivo) sarebbero stati scelti a maggioranza. Barbera, per esempio, avrebbe proposto come presidente Tullio Lanese ma gli altri sette avrebbero potuto avanzare proposte diverse.
Le otto quote sarebbero state così suddivise: due all’attuale proprietà, una a Barbera, una a Proto, una a Rescifina, una a un importante imprenditore della zona tirrenica (dovrebbe trattarsi di Bonina), una a una Newco costituita da un gruppo di cinque liberi professionisti/imprenditori e una a un azionariato popolare dei tifosi.
“Forse l’attuale proprietà – prosegue l’avv. Candido – ha ritenuto che l’intendimento degli imprenditori fosse quello di fagocitarli con la forza finanziaria, piuttosto che portare avanti l’Acr in sinergia, con condivisione e con criteri di gestione imprenditoriali improntati al massimo rispetto dei diritti e delle idee di tutti i quotisti”.
Nella chiosa si legge un pizzico di polemica, accompagnata da dubbi espressi in forma ironica. Emerge la “piacevolissima constatazione che l’attuale proprietà (che non ha accettato la proposta di una capitalizzazione che avrebbe determinato l’aumento di capitale da 75mila euro a 1 milione e 600mila euro, interamente ed immediatamente versati) ha forza finanziaria ed impianto organizzativo adeguati e sufficienti per proseguire, anche il prossimo anno, nell’avvincente avventura calcistica in piena autonomia e garantire alla città, ed ai tifosi, grandiosi traguardi sportivi”. Ma più che una certezza è un augurio per il Messina. Barbera e gli altri imprenditori ufficializzano così la fine del loro interessamento: “Forza presidente, forza Messina! – concludono –“.
(Marco Ipsale)