Ma la serata ha il sapore del contrappasso per le opposizioni: "Siamo contenti che anche Formica abbia scoperto l'esistenza del dissesto" - il commento di Midili - "ora dovrà spiegarlo ai milazzesi che lo hanno votato, aspettandosi un'alternativa"
“Il dissesto non è una scelta, ma un obbligo”. È con le stesse parole del suo precedessore che Giovanni Formica, sindaco di Milazzo, ha portato in Consiglio Comunale la proposta di dissesto dell’ente, i cui debiti ammonterebbero a oltre 44 milioni accertati più 11 potenziali. E sulle cause che hanno portato a questo secondo dissesto è stata bagarre in aula.
Il j’accuse di Midili
La seduta di ieri sera ha avuto il sapore della nemesi per Pippo Midili, ex assessore alle finanze del Comune durante il precedente dissesto, deciso dall’allora sindaco Pino. E avversato, duramente, dall’allora capo dell’opposizione Formica. “Ho sempre creduto che il dissesto ci fosse, e ne ricevo conferma stasera” – ha esordito Midili – “ma tante cose sono da chiarire. Anzitutto da dove vengono questi debiti: la si smetta di dire che sono quasi tutti dovuti all’asse viario, perché sappiamo bene che bisogna aggiungere parcelle legali, prestazioni professionali, gli espropri del piano edile comunale e una gestione dissennata della tesoreria comunale, in un periodo ben identificabile tra il 2004 e il 2009″.
A conferma delle sue parole, Midili ha sottolineato come i rilievi mossi al Comune oggi siano gli stessi precedenti allo scorso dissesto, in cui si parlava delle carenze strutturali dell’ente e della gestione ballerina delle amministrazioni succedutesi in quegli anni, in particolare quella di Lorenzo Italiano. “Dopo l’annullamento del primo dissesto da parte del TAR, l’attuale amministrazione aveva davanti la possibilità di mettere in pratica le alternative sempre sostenute in questi anni di feroci critiche” – insiste Midili – “eppure, dopo un anno e mezzo, siamo qui a votare un nuovo dissesto”.
L’ex assessore si è poi scagliato contro i revisori dei conti: “Perchè c’è discordanza tra i debiti accertati dai revisori e quelli elencati dagli uffici? E perchè abbiamo opinioni diverse sui Molini Lo Presti e sul vecchio macello, che a me risultano sottoposti a esecuzione forzata? I revisori, in questi anni, non hanno svolto o hanno svolto male il loro lavoro, non contribuendo per nulla – e anzi ostacolando – il corretto svolgimento dei compiti del Consiglio Comunale. Sarebbe il caso che la situazione venisse ulteriormente approfondita, perchè così non si capisce nemmeno cosa esattamente stiamo riconoscendo”. Midili ha poi precisato che i debiti riportati nella relazione come “post-dissesto” non sono stati causati dal dissesto, ma sono semplicemente emersi in una fase in cui molti professionisti, saputo dell’imminente procedura, hanno tentato di farsi riconoscere i propri crediti.
Le risposte dei revisori
Non solo Midili ha rivolto alcune domande ai revisori, che hanno risposto sui metodi utilizzati per la verifica e, soprattutto, sulle discordanze tra la relazione di questi ultimi e quella dell’ispettore Logoteto, inviato a Milazzo dal Ministero dell’Economia proprio per accertare la situazione finanziaria dell’ente. “La relazione di Logoteto non ha alcun valore per noi” – hanno sottolineato i revisori. Ma allora perchè la stessa è stata allegata alla delibera di dissesto? “La delibera è mia e ci allego quello che voglio” – la lapidaria risposta del sindaco Formica.
I revisori hanno poi spiegato che i debiti sono di tre tipi: quelli risalenti agli anni 90, quelli precedenti alla prima dichiarazione di dissesto ma non verificabili allora, e quelli emersi dopo la prima dichiarazione di dissesto. La massa principale è composta da debiti fuori bilancio derivati soprattutto da sentenze di esproprio; pesano poi interessi e rivalutazioni e, in misura minore, le numerose anticipazioni di cassa.
“Mai stato contrario al dissesto…
…ma nel 2011 era un atto di fiducia, secondo me non c’erano le condizioni. Oggi è un atto dovuto”. Ci ha provato, il sindaco Formica, a giustificare quella che a molti è parsa una decisione paradossale. Persino al consigliere Cocuzza, unico della maggioranza a riconoscere che “in campagna elettorale l’avversione al dissesto è stata il cavallo di battaglia dell’attuale amministrazione, e sarebbe dunque corretto dare qualche spiegazione agli elettori che ci hanno votato”. Una presa di coscienza che il sindaco sembra però non condividere.
“Abbiamo scoperto tutto solo dopo il nostro insediamento” – insiste Formica – “nutro tante perplessità su come è stato gestito il dissesto dalla precedente amministrazione, e altrettanti dubbi sui bilanci redatti in quegli anni. Oggi, dopo aver tentato tutte le alternative possibili, dobbiamo prendere atto della situazione oggettiva”.
Al sindaco sono state rivolte diverse domande. Sul perché non si sia proceduto subito al dissesto, lasciando trascorrere un anno e mezzo, ha precisato che “appena insediati, la Corte dei Conti ci ha chiesto di relazionare sullo stato finanziario dell’ente. La verifica si è protratta fino ad aprile, quando abbiamo inviato tutto alla Corte e avviato le procedure per tentare un piano di riequilibrio. Non c’erano però margini di manovra, e così siamo arrivati al dissesto”.
C’è però un’altra incongruenza. “Grazie al prestito di 8 milioni erogato dalla cassa depositi e prestiti sono stati pagati al 100%, tra aprile e settembre 2015, diversi professionisti creditori dell’Ente” – spiega il consigliere Piraino – “sia il piano di riequilibrio che il dissesto impongono invece una riduzione delle somme che verranno percepite dai creditori, creando una disparità di trattamento. Se già ad aprile era chiaro che l’Ente avrebbe dovuto affrontare problemi economici, perché dunque è stato richiesto questo prestito? Siamo oggi nella situazione paradossale per cui, nello stesso giorno, due professionisti possono ricevere il pagamento del loro credito al 100% o decurtato del 40%; perché non si è invece restituito da subito il prestito, parificando così la condizione di tutti?” Il sindaco, tuttavia, ha dichiarato di non aver capito la domanda, e che avrebbe risposto soltanto a quel che lui aveva capito. Le successive schermaglie con il consigliere hanno definitivamente fugato la possibilità di una risposta.
Un nuovo inizio?
L’approvazione del nuovo dissesto ha avuto un iter meno travagliato di quello del 2012, sul quale il Consiglio Comunale si era espresso in maniera contraria, decretando il suo stesso scioglimento. Stavolta, i voti favorevoli sono stati 22, compresi quelli degli ex amministratori. “Voteremo favorevolmente per coerenza, perchè abbiamo sempre sostenuto che il Comune fosse in dissesto” – ha concluso Midili – “e siamo contenti che, finalmente, anche il sindaco Formica ne prenda atto. Certo, se il Comune è in dissesto, l’amministrazione è un disastro, recitava uno dei tanti strali lanciati contro l’allora primo cittadino Pino. Ma ci rendiamo conto che, oltre il populismo, c’è la realtà dei fatti. Che, purtroppo, non è affatto semplice”.