Cronaca di una storia vera. Giacomo, autotrasportatore da 33 giorni è rinchiuso in casa insieme alla moglie. Entrambi senza sintomi. Ecco perchè
Com’è noto a tutti, sin dal primo giorno della saga dei decreti restrittivi, alcune categorie di lavoratori hanno dovuto continuare la propria attività, anche laddove questa comportasse notevoli spostamenti. È il caso di medici, autotrasportatori, impiegati dei supermercati, lavoratori nelle fabbriche e così via. Narrativa vuole, che questi soggetti, in termini di contagio, siano pericolosi quanto i maratoneti.
Tutta l’Italia sul camion
Ora, prendiamo a campione la vicenda di un autotrasportatore, che, nel mese di marzo, dopo l’estenuante tratta: Albenga e Bergamo, Mantova e Brescia, Anagni (Frosinone), Reggio Calabria, Palermo, Marsala, con infine rientro in garage a Barcellona P.G. il 14 marzo. Il tutto rigorosamente senza servizi igienici, senza la confortante “A” dell’autogrill, né altre stazioni di servizio, ché si sa, meglio crepare di stenti che di COVID.
Inizia il tunnel…
Finalmente, il nostro autotrasportatore, che, per empatizzare, chiameremo Giacomo, fa rientro a casa: dopo tanta fatica si può riposare! 14 giorni di quarantena sono proprio quello che gli ci voleva: bagno privato e un letto tutto per sé! Ah no, la quarantena non è la stessa per tutti. Con una consolazione, però: nessun sintomo o malessere. Con il trascorrere dei giorni, Giacomo inizia a vedere la luce in fondo al tunnel: l’ASP di Messina lo avrebbe sottoposto al famoso tampone di fine quarantena e, una volta ottenuto l’esito (al 95% negativo), Giacomo avrebbe potuto riprendere una vita pseudo-normale, e dedicarsi ad attività, come comprare l’acqua o il pane.
Ma dopo 14 giorni non è finita
Ma vuoi mettere? Dopo un tot giorni chiuso nell’abitacolo del camion, e altri 14 in casa, una sia pur minima presa d’aria ha quasi lo stesso impatto emotivo di una settimana alle isole, dopo un duro anno di lavoro. Ebbene, Giacomo, con tutto l’ottimismo, mascherina e guanti del caso, seguendo alla lettera le istruzioni dategli dalle istituzioni sanitarie all’uopo preposte, si reca, nel giorno X (27 marzo), alla sede ASP dell’Annunziata. Ma durante il tragitto, TAC!
Una scena kafkiana
Prima sorpresa: un carabiniere, con tanto di divisa, ma senza alcun presidio di sicurezza, lo ferma e inizia a tampinarlo di domande, che per ragioni di sintesi, riassumiamo in: “ma dove c….vai?”. Ma Giacomo si contraddistingue per prudenza e lungimiranza, un po’ come Giuseppe Conte, e aveva con sé non solo l’autocertificazione, ma anche tutta la corrispondenza e-mail intercorsa con l’ASP per il suo tampone. E però c’è un intoppo: il carabiniere, sprovvisto di guanti, mica può toccare i fogli o il telefono di Giacomo l’appestato! Lo sanno tutti: il virus germoglia sulle superfici, e con l’aiuto del 5G uccide! E quindi, che fare? La risposta ovviamente non può che essere “multare Giacomo“. Dopodiché per fortuna spunta il Carabiniere n°2, il quale placa il suo compagno, (Carabiniere n°1), e consente a Giacomo di proseguire, per stavolta, senza multa.
33 giorni rinchiuso in casa….
Una volta effettuato il tampone, il personale sanitario congeda Giacomo, dicendogli che avrebbe avuto l’esito dopo massimo 4 giorni. Ma si sa, il tempo in Sicilia scorre diversamente. Quello che voglio dire è che 4 giorni possono diventare 7-8, addirittura 10. Ma non 19. Invece siamo a 14 +19 = 33: Giacomo è letteralmente rinchiuso in casa da 33 giorni. Innumerevoli sollecitazioni, telefonate, e-mail, all’ASP di Messina, al medico (non) curante, e chi più ne ha più ne metta, non sono valse a nulla: ché Giacomo, si sa, mica fa parte dell’equipe degli sciatori di Messina! Lui deve stare a casa, essere paziente, e aspettare. Mica nuoce alla salute non poter mai fare due passi, nemmeno se sei diabetico! Anzi! Se sei diabetico lo Stato ti è vicino e ti omaggia la consegna a domicilio dell’insulina. Questo e altro, pur di evitare i nefasti effetti di un possibile contagio, che magari Giacomo è asintomatico da 2 mesi e non lo sa.
Rinchiusa anche la moglie….
Anzi, facciamo così, la moglie di Giacomo: rinchiudiamo anche lei! La signora, fa un altro mestiere pericolosissimo in un periodo di emergenza quale quello che stiamo vivendo: LA CASALINGA. Quarantena di 33 giorni (ma i pronostici, continuando così, non escludono la soglia dei 40 giorni o più) anche per lei. Ed ora, domanda da un milione di euro: chi va a fare la spesa per Giacomo e consorte? Un indizio: i due non sono soli in quarantena, con loro c’è la gattina… Ah! Non può andare a fare la spesa!
#hastagdiserieB
E il sindaco, che sa sempre come essere di tendenza sui social, non può creare un hashtag, come quello per le “rrustute”, anche per loro? E l’ASP di Messina, non può comunicare l’esito del tampone anche a loro? Perché la conclusione non può essere sempre che esistano categorie di serie A e categorie di serie B. O forse sì, altrimenti ogni riferimento a fatti o persone di questa vicenda non sarebbe tristemente vero.
per me sono 27 compresi i giorni di quarantena