Fra i punti-chiave l'indice di trasmissibilità del virus a 1,33 (ben più alto della media-Paese) e la perdurante scarsa chiarezza dei dati trasmessi fin qui
Le notizie, come sovente accade, filtrano parziali e soprattutto “distillate” gradualmente, non tutte insieme. Così, mentre arriva la brutta botta di un bilancio quotidiano oggi nerissimo con 17 vittime e contagi comunque non molto sotto quota-500, prende corpo sempre di più uno spauracchio diverso epperò per certi versi consequenziale: al di là dei bei programmi per il turismo e la promozione dell’immagine del nostro territorio, la Calabria potrebbe rimanere “zona rossa” anche dopo Pasqua.
“Zona rossa”?
La firma del ministro della Salute Roberto Speranza potrebbe arrivare già questa sera. Nelle ultime ore era stata sì ufficializzata la “zona rossa”, ma per aree nazionali del centroNord: le Marche – quanto alla parte centrale della penisola -, il Veneto e, in relazione al Trentino Alto Adige, il territorio provinciale di Trento.
Invece, salvo “inversioni a U” dell’ultim’ora, pure la Calabria galoppa a gran velocità verso il codice che significa restrizioni più penalizzanti: e questo anche per il periodo immediatamente successivo a quello del weekend “lungo” pasquale (3, 4 e 5 aprile) che scatta da domattina sabato 3 aprile, in cui l’intero Paese verserà in “zona rossa” non in relazione a specifici dati bensì per ragioni squisitamente precauzionali.
A quanto è dato sapere, i due parametri che in linea di massima dovrebbero portare alla decretazione di una Calabria nuovamente “zona rossa” anche nel dopoPasqua sono un Rt (l’indice di trasmissibilità del virus: se è pari a 1, questo vuol dire che ogni soggetto positivo contagerà, in media, un altro individuo) superiore a 1,30 e una perdurante scarsa chiarezza ed esaustività nei dati fin qui trasmessi al sistema centrale.
Come si può notare dal Quadro sintetico con principali indicatori del nuovo monitoraggio Iss-Ministero della Salute, per la precisione la Calabria si colloca, insieme alla Campania, a 1,33: l’indice Rt più alto dell’intero Paese (il tutto, mentre invece su scala nazionale è sceso sotto quota-1 assestandosi, per la precisione, a 0,98).
Tra le regioni con le più marcate e numerose allerte di resilienza se ne annovera, comunque, anche altre (che, in alcuni casi, col Mezzogiorno territorialmente hanno poco a che fare): Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Puglia.