Coronavirus in Calabria, niente turismo? A rischio anche i prodotti tipici

Coronavirus in Calabria, niente turismo? A rischio anche i prodotti tipici

Mario Meliado

Coronavirus in Calabria, niente turismo? A rischio anche i prodotti tipici

venerdì 09 Aprile 2021 - 12:19

Coldiretti lancia l'allarme su 269 ben identificate "gemme" del food, che hanno reso apprezzatissimo il territorio pure sotto il profilo enogastronomico

Coldiretti lancia l’allarme: senza vaccini e senza uscita dalla “zona rossa” non ci sarà turismo in Calabria, ma se i flussi turistici non arriveranno – per la seconda estate di fila, è il caso di dire – risulteranno a rischio anche quasi 300 prodotti tipici d’eccellenza che hanno reso spettacolare e apprezzatissimo l’intero territorio regionale anche sotto il profilo enogastronomico.

Il rischio per i «269 tesori alimentari tradizionali dei borghi calabresi custoditi da generazioni dagli agricoltori» pare elevato: e invece, rimarcano da Coldiretti Calabria, proprio queste “gemme” del food incarnano «il simbolo della grande creatività, tradizione, qualità e sicurezza alla base del successo del Made in Calabria. Tesori custoditi nei nostri 318 piccoli borghi che hanno ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali, agriturismi e montagna  che raccontano la bellezza della Calabria e la bontà dei suoi prodotti. Un patrimonio da salvare che non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale e che garantisce lavoro alla popolazione anche nelle aree interne più isolate».

Il pecorino del Monte Poro
“gemma” food calabrese di qualità

Un buco da oltre 300 milioni di euro, stando alle stime di Coldiretti Calabria, riguarda le sole spese dei viaggiatori stranieri, proprio per il brusco calo dei flussi turistici in arrivo da altri Paesi.
Un crollo che, a cascata, si riverbera sulle spese per «alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping e souvenir», col cibo voce principale del budget per le famiglie in vacanza, e vede «circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola», rimarca il presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto.
Ed è chiaro che non stiamo parlando solo di percentuali, di numeri su o giù, ma di «centinaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori». Uno psicodramma collettivo che investe direttamente oltre 15mila esercizi di ristorazione e 32.668 addetti di settore in ogni angolo di Calabria ma, inevitabilmente, coinvolge anche le 34mila aziende agricole della regione.

Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria

Del resto, Aceto & C. si dicono convinti che sia largamente arrivato il tempo di riaprire le attività senza tentennamenti. Oltretutto, «con l’arrivo del bel tempo, le chiusure favoriscono, paradossalmente, gli assembramenti all’aperto sulle strade, nelle piazze e sul lungomare. Nei locali della ristorazione e agriturismi sono state invece adottate  tutte le misure di sicurezza previste».

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