Coronavirus, la fase 2 e l'ipotesi del Distretto Militare per il presidio hub

Coronavirus, la fase 2 e l’ipotesi del Distretto Militare per il presidio hub

Cesare Giorgianni

Coronavirus, la fase 2 e l’ipotesi del Distretto Militare per il presidio hub

lunedì 20 Aprile 2020 - 08:05

Intervista al medico epidemiologo Giuseppe Ruggeri sulla fase 2 sulla necessità d'individuare strutture destinate a bloccare la catena di contagi

Qualcuno appare disattento, altri sembrano far finta di niente credendo che ormai si vada verso la “luce in fondo al tunnel”. Il passaggio alla cosiddetta “Fase 2”, insomma, rischia di non essere affrontato nella maniera più giusta e ciò potrebbe provocare una nuova, più virulenta, espansione del contagio da Covid-19.

Strutture anti-Covid

Per tale ragione, prendendo spunto da autorevoli pareri in tema di Epidemiologia, torniamo a ribadire la necessità di predisporre in tempi brevissimi gli “strumenti” necessari a fare fronte a tale situazione. Ciò si traduce, in pratica, nel reperimento, sul nostro territorio, di strutture in grado di interrompere la catena di trasmissione e quindi arrestare la diffusione dei microrganismi infettivi e isolare le fonti di contagio. “Una misura che si sarebbe dovuta assumere fin dall’inizio della virosi – afferma a tal proposito il medico epidemiologo Giuseppe Ruggeri -. Assodato che il contagio da Covid-19 è essenzialmente interumano, per intervenire a monte della diffusione virale è pertanto sempre necessario effettuare una mappa dei soggetti positivi onde porli in condizione di essere monitorati nell’eventuale sviluppo della malattia e di non costituire veicoli di trasmissione nei confronti degli altri soggetti”.

Alloggi per i soggetti a rischio

Da qui, auspicando “la completa copertura delle esigenze di effettuazione dei tamponi rinofaringei d’identificazione virale sui soggetti a rischio (medici e operatori sanitari anche in assenza di sintomi) e ai soggetti paucisintomatici (che presentano cioè sintomatologia sfumata da raffreddamento)”, si ritiene inderogabile l’individuazione, da parte dell’Amministrazione comunale e dell’Asp, di specifici alloggi adibiti al contenimento di tutti i soggetti sospetti e rilevati positivi presenti sul territorio.

La quarantena cautelativa

“Tale necessità – prosegue Ruggeri – mira a impedire che tali persone, per un certo periodo di tempo, vivano a contatto con gli altri componenti del nucleo familiare o all’interno di comunità, onde evitarne il contagio massivo”. L’epidemiologo indica quindi varie tipologie di monolocali provvisti di servizi essenziali, “a seconda dei diversi soggetti assunti in considerazione”: cioè coloro i quali hanno avuto contatti con positivi e che dovranno osservare 15 gg di quarantena cautelativa; chi è sottoposto a tampone in attesa del risultato; chi è riconosciuto positivo ma senza sintomi che continua (medici e operatori sanitari) e non continua a svolgere la propria attività per esigenze di salute pubblica (a tali soggetti dovrà inoltre essere assicurata periodica assistenza domiciliare medico-assistenziale per il monitoraggio del quadro clinico); sieropositivi che tuttavia risultano ancora contagiosi, per un periodo di 20 gg. o comunque fin quando l’esecuzione di due tamponi successivi dia risultato di negatività. Appaiono indispensabili strutture medicalizzate sul modello delle R.S.A. destinate a soggetti paucisintomatici che devono seguire il prescritto protocollo terapeutico sotto costante controllo medico per evitare il viraggio a malattia conclamata.

Alberghi ed Rsa

Per le prime tipologie, fino ad oggi, si è pensato ad alberghi, pensioni e bed & breakfast che l’amministrazione comunale potrebbe temporaneamente requisire; per ospitare l’ultima categoria dovrebbero essere invece individuate proprio alcune Residenze Sanitarie Assistenziali che operano sul territorio provinciale.

L’ex distretto Militare?

Tornando alle prime tipologie sarebbe utile mettere a disposizione anche altre capienti strutture cittadine inutilizzate da anni che potrebbero essere facilmente adeguate alle varie esigenze. Il riferimento va soprattutto all’ex Distretto Militare (Ministero della Difesa) di via Trieste chiuso una ventina di anni addietro, visto che attualmente sembra ospiti solo un Ufficio amministrativo e un altro che si interessa degli Immobili; la parte prospiciente via Ugo Bassi (ex Circolo di presidio) è chiusa; un’altra zona era destinata alla Foresteria mai entrata in funzione; ampia, poi, è l’area interna riservata ai parcheggi. Se non è destinato ad altro scopo, perché non fare “rivivere” l’isolato 90 per un’esigenza impellente?

o la zona falcata

Non bisogna dimenticare, infine, la possibilità di usare altri locali di proprietà dello Stato, che quindi non necessitano di espropri, come quelli dell’ex Ospedale Militare e della Marina Militare nella Zona falcata. Ma potremmo anche aggiungerne altri, come, ad esempio, quelli della Caserma “Sabato” i cui alloggi sono in parte abbandonati. Tutti siti, tra l’altro, ubicati in pieno centro cittadino.

Bloccare la catena di contagio

L’esigenza di fare fronte al superamento graduale dell’attuale fase di gestione dell’emergenza Covid-19 è stata illustrata alle Autorità nazionali competenti anche dall’Associazione Italiana di Epidemiologia. Attraverso una lettera aperta, l’A.I.E. raccomanda di “focalizzare l’analisi dei dati di sorveglianza sui casi recenti; descrivere i focolai di infezioni; rafforzare le capacità operative sul territorio”. L’Associazione afferma, tra l’altro, che “la capacità di intervenire selettivamente e tempestivamente sui nuovi casi e sui loro contatti rappresenta l’unica reale possibilità per bloccare le catene di contagio”.

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