Coronavirus. L'Arcivescovo: "Le nostre famiglie diventino piccole Chiese domestiche”

Coronavirus. L’Arcivescovo: “Le nostre famiglie diventino piccole Chiese domestiche”

Autore Esterno

Coronavirus. L’Arcivescovo: “Le nostre famiglie diventino piccole Chiese domestiche”

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martedì 10 Marzo 2020 - 16:50

Il messaggio di mons. Accolla ai fedeli della Diocesi di Messina

di Giovanni Accolla*

Carissimi fratelli in Cristo,

carissimi amici pronti ad accogliere l’abbraccio fraterno del vostro Arcivescovo,

in questo momento di prova mi rivolgo a voi tutti, pensando che il tempo presente ci interpella a vivere in maniera edificante i disagi del “dover cambiare stili di vita”, a vivere nella solidarietà “i disagi della precarietà”, a vivere con responsabilità, nella preghiera e nella carità, “la testimonianza del dono della fede”.

Certamente, dinanzi all’emergenza del dilagarsi dell’epidemia del “coronavirus”, urge uscire da ogni preoccupazione di difesa del proprio “stato sociale”, di difesa delle cosiddette “questioni di principio”; è urgente, invece, aprirsi all’esperienza della preghiera, della carità e della conversione “personale e comunitaria”.

Al n. 1 dell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, papa Francesco così ci ammonisce: “Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente”.

Mi rivolgo, in modo particolare, ai credenti praticanti: non si può nascondere il disagio dovuto alla sospensione “di tutte le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri” (DPCM del’8 marzo 2020), sospensione accettata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Questo “digiuno dalla celebrazione della S. Messa in chiesa” non ci scoraggia, ma ci stimola a riscoprire ancor di più l’autenticità dell’Eucarestia.

Per l’emergenza in corso vengono censurati luoghi e modi, ma resta incensurabile il cuore che ci unisce a Cristo sulla Croce. “Nella liturgia Eucaristica, la Chiesa rende continuamente presente il Sacrificio della nuova alleanza sull’altare della Croce” (SC 47). Oggi stiamo vivendo un’esperienza di Croce. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono l’offerta gradita a Dio per la salvezza dell’uomo. Sì, questo digiuno della celebrazione della messa in chiesa, pur restando un disagio, diventa un’opportunità di purificazione, di redenzione e di partecipazione al mistero dell’amore di Dio.

È tutto il popolo, credenti e non credenti, che, in questo particolare momento, sta vivendo ai piedi della Croce di Gesù. Egli, come fece con l’apostolo Giovanni, ci consegna oggi alla Madre Sua e Madre nostra, la Vergine Maria.

Vi esorto a far diventare le nostre famiglie “piccole Chiese domestiche”, a riscoprire la bellezza del pregare insieme in famiglia, ad unirci dai nostri cenacoli di preghiera a Cristo sofferente nel corpo dei fratelli ammalati e dei congiunti di coloro che sono morti a causa dell’epidemia.

Le chiese parrocchiali, in questo momento, possono rimanere aperte. Pertanto, vi esorto, con senso di corresponsabilità e nel rispetto delle norme emanate dalla Presidenza del Consiglio, a non far venir meno momenti di preghiera e di raccoglimento personali, conformemente all’ultimo DPCM del 9 marzo 2020.

In questo tempo, invito tutti a unirsi, tramite i media, alla Santa Messa, alla Via Crucis e al Santo Rosario.

Per intercessione della Madonna della Lettera, nostra Patrona, e di tutti i Santi messinesi e, con paterno affetto, invoco su tutti la Benedizione del Signore. (+ Giovanni Accolla Arcivescovo)

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