Il sindaco di Milazzo parla delle restrizioni previste dall'ultimo Dpcm. proponendo una diversificazione basata sul territorio.
Diversificare le restrizioni previste dall’ultimo Dpcm in base all’andamento epidemiologico dei territori. È quanto propone il sindaco di Milazzo, Pippo Midili, che insieme ad altri amministratori del territorio provinciale e regionale ha avviato un’interlocuzione col presidente della regione Sicilia Nello Musumeci.
Si chiede una revisione degli orari di chiusura
Il punto al centro del dibattito sono le difficoltà economiche affrontate da alcuni settori, come bar e ristoranti, nel corso di questa nuova ondata di contagi da coronavirus.
«Non c’è dubbio che alcuni prescrizioni del Dpcm suscitano perplessità –ha dichiarato Midili– e mi riferisco ad esempio alla chiusura di teatri e cinema, ma anche delle attività legate al comparto della ristorazione. In particolare la chiusura dei ristoranti alle 18.00 significa non far riaprire la struttura per il turno serale, visto che dalle nostre parti la cena inizia quantomeno alle 20.00».
Midili ha quindi proseguito: «È giusto adottare le contromisure per bloccare la crescente diffusione del virus. Ritengo tuttavia -dichiara- altrettanto opportuno diversificare le limitazioni in base alle realtà dei territori e al diverso andamento epidemiologico, rapportando il numero dei contagiati a quello degli abitanti, considerando anche la densità demografica e la situazione dei territori limitrofi».
Preoccupa l’impatto sul settore turistico
A preoccupare è l’impatto sul settore turistico, principalmente caratterizzante per il territorio del mamertino e per i comuni limitrofi.
«Tra l’altro -conclude Midili- la vita dei nostri comuni è basata su tante piccole cose e sono i bar e i ristoranti a rappresentare il tessuto fragile, ma socialmente importante che mantiene un’economia basata su turismo, prodotti di qualità e servizi. La crisi legata alla pandemia rischia di essere lunga, non vogliamo che sia caratterizzata da una superficiale applicazione delle iniziative di contrasto che alla fine generi povertà, disoccupazione e sottosviluppo».