coronavirus- 50 anziani e 13 operatori sono chiusi nella struttura,. Il verdetto dei tamponi è certo, così come il rischio contagio. E' un dramma nel dramma
Diciamolo chiaramente, c’è un luogo nella nostra città, che rischia di diventare come quei focolai delle zone rosse del nord nei quali il dolore ha scandito ogni singolo giorno ed ora dell’emergenza. Ed è la Casa di riposo “Come d’incanto”, travolta da un’ondata di contagi e di ricoveri. Ci sono stati interventi tardivi e superficialità gravissime ma ci sarà tempo per accertare le diverse responsabilità. Oggi è tempo di salvare vite.
Contagiati anziani ed operatori
Perché oggi siamo ancora in tempo. Originariamente gli anziani ospiti erano 71 e gli operatori presenti erano 16. Lunedì 16 c’è stato il primo caso. Eppure, nonostante siano passati quasi 10 giorni, non c’è stata la risposta che ci si aspettava. Ad oggi sono ricoverati al Policlinico 18 di quegli anziani (la 19esima, purtroppo, ieri non ce l’ha fatta ed è morta, le sue condizioni erano aggravate da patologie pregresse). Ne sono rimasti quindi all’interno della struttura 52. Di questi, è logico presumere poiché sono rimasti esposti al contagio per una settimana, il numero dei positivi aumenterà. Ci sono poi 13 operatori (tre di loro ieri hanno lasciato la struttura di via I Settembre per proseguire la quarantena nelle loro case). L’Asp ha effettuato i tamponi sugli operatori con un esito (ed era purtroppo prevedibile) di altissima percentuale di positivi.
Chiusi con il nemico invisibile
Il problema è che la casa di riposo nelle prossime ore sarà chiusa dall’Asp, e scatteranno soluzioni per gli anziani presenti, ma al momento, sono tutti chiusi INSIEME AL NEMICO INVISIBILE. Val la pena ricordare che gli Os sono coloro che si prendono materialmente cura degli anziani, sono cioè quegli operatori che cambiano i panni e le bende, danno da mangiare, puliscono gli anziani, medicano le loro ferite, li girano nel letto. Sono insomma A STRETTO CONTATTO tutti i giorni. Lo sono stati e lo saranno. Ogni ora che passa è per loro come stare in una prigione con una “condanna certa”, quella del nemico invisibile.
Un dramma nel dramma
Il rischio di contagio è reciproco, per loro e per i nonnini e nonnine ricoverati. Non sono medici, ma sono coloro che in questo momento si prendono cura di 50 anziani e lo fanno privi di presidi di sicurezza. Tute, mascherine, guanti, sono finiti. Nessuno li obbliga a restare ma le sbarre sono quelle del contagio, della paura. E’ un dramma nel dramma. Ogni ora rischiano di vedere uno dei loro accuditi che viene portato via dall’ambulanza per essere trasferito in ospedale. Su 71 anziani un terzo è risultato contagiato, una percentuale che è rimasta bassa solo perché non ci sono stati tamponi a sufficienza.
Nessuno di noi è un numero
Ma, come ha scritto la figlia di una di questi anziani, nessun uomo o donna è un numero, una percentuale. Ogni operatore non è un numero, è una storia, la storia di un padre e una madre di famiglia, di un lavoratore ed una lavoratrice. Ognuno di loro è una storia, è una storia collettiva che ci appartiene. Le scene che abbiamo visto ieri pomeriggio, con le operatrici affacciate al balcone che ascoltavano un verdetto amaro “dovete stare lì” sono terribili. Stiamo assistenti impotenti ad una tragedia. E possiamo solo chiedere scusa.
Speravo che ieri il Sindaco di questo dramma ne parlasse con Barbara d’Urso mentre era alla Caronte. Ma la salute dei cittadini è sempre responsabilità del Sindaco o li no? Da parte tutta la solidarietà a coloro i quali sono ancora chiusi li