"La motivazione dello spostamento per fare rientro nel proprio domicilio, abitazione e residenza è stata soppressa e la Regione Calabria era stata chiusa" - dice l'assessore Dafne Musolino. Nulla di tutto ciò
MESSINA – Circa 30 passeggeri a piedi e oltre cento auto in arrivo con la nave delle 18.20, di cui circa 40 della Guardia di Finanza, poche di pendolari, soprattutto medici del Papardo, tutte le altre per raggiungere altri posti in Sicilia.
E’ l’esito dei controlli di ieri alla rada San Francesco da parte della Polizia Municipale di Messina. “Il corpo forestale, con soli 4 operatori – spiega l’assessore Dafne Musolino -, si è occupato dei controlli delle vetture e dei pedoni ma si tratta di un controllo formale che non assolve alle reali necessità perché vi è una verifica solo cartacea delle autocertificazioni con le motivazioni dello spostamento e soprattutto non viene trasmessa alcuna informazione ai Comuni di destinazione, che dunque non possono attivare la sorveglianza sanitaria e la verifica dell’isolamento fiduciario. Alcune auto provenivano dall’estero e la motivazione fornita per il viaggio è stata quella di dovere fare rientro perché avevano perso il posto di lavoro. Ma ricordiamo che lo spostamento per il rientro nel proprio domicilio, residenza o abitazione è stato soppresso. E aggiungiamo: ma se sono vietati gli spostamenti tra i Comuni, tutte queste auto che hanno attraversato l’Italia partendo dalla Germania e dalla Svizzera come hanno fatto a viaggiare indisturbate? Ricordiamo che la presidente della Regione Calabria ha “chiuso” il suo territorio, vietando gli spostamenti!”.
Situazione simile con lo sbarco delle 22.20, con 23 auto e 60 passeggeri a piedi, con un grande posto di controllo da parte dei carabinieri davanti alla Prefettura, della Guardia di Finanza all’Annunziata e della Polizia Municipale sul viale Giostra. “Anche su questa nave erano a bordo tutti viaggiatori che facevano rientro dalle località in cui lavoravano. La motivazione dello spostamento con il quale è stato autorizzato l’imbarco è stata quella della necessità, derivante dalla perdita del posto di lavoro e dall’impossibilità di vivere e sostenersi, per cui si indicava il rientro presso la città di origine per ricongiungersi alla propria famiglia. Ricordiamo che la motivazione dello spostamento per fare rientro nel proprio domicilio, abitazione e residenza è stata soppressa, ma a questo punto sembra che a Villa San Giovanni sia stata riammessa sotto la forma della “necessità”. Infine abbiamo avuto notizia informale che un nutrito gruppo di viaggiatori, forse nomadi, sono stati bloccati a Siderno in attesa di contingentarli per l’imbarco nelle prossime ore. Ci auguriamo che queste carovane vengano rimandate indietro ma assicuriamo che non ci faremo trovare impreparati”.
Qualcuno spieghi a Falcomanta’ che i passeggeri non sono diretti a Messina come luogo di arrivo, lì può rimandare indietro tranquillamente, purtroppo per lui lo Stretto è la linea di confine strategica non possono passare. Invece di pensare all’unico popolo al mondo che fa sacrifici e a Naomi si faccia aiutare da qualcuno per agire.
con tutti questi continui arrivi,bravo ministro,tutti licenziati guarda caso una cosa non controllabile,non usciremo mai da questa situazione,in quanto saremo sempre con il timore che il virus possa attraversare lo stretto con questi arrivi ancora una volta,mentre noi dovremo rimanere chiusi in casa chissà per quanto tempo ancora.
Mi sembrerebbe opportuno che si trovasse una soluzione per chi deve rientrare in Sicilia, specialmente per chi ha perso il lavoro. Non serve fare la guerra a chi ha già tanti guai o con il Governo, meglio curare di fare una segnalazione ai comuni, protezione civile e forza dell’ordine affinché verifichino che una volta arrivati a destinazione si mettano in quarantena. Non mi sembra un compito così gravoso, basta realizzare un minimo coordinamento con chi di volta in volta vigila alla Caronte. Più fatti e meno polemiche!