La Procura di Messina ha chiesto il rinvio a giudizio di tutte le persone coinvolte nell'inchiesta sui nuovi affari dei clan di Camaro e Santa Lucia e la compravendita di voti alle ultime elezioni. Udienza preliminare il 4 novembre anche per gli onorevoli Genovese e Rinaldi.
Vanno al vaglio del giudice per l'udienza preliminare tutti e 54 gli indagati di Matassa, la maxi operazione su voto di scambio e interessi politici dei clan alle ultime elezioni, regionali e amministrative, e i rapporti tra vecchi e nuovi esponenti criminali cittadini e gli uffici pubblici, passando per i legami con alcuni appartenenti alle forze dell’ordine.
La PM della Dda Liliana Todaro, che conduce l'inchiesta insieme alla collega Maria Pellegrino, ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, e il GUP Maria Vermiglio aprirà l'udienza il prossimo 4 novembre. Per ragioni procedurali, l'udienza è già stata notificata a 50 di loro, ai quali si aggiungerano le restanti 4 posizioni, ai quali la richiesta è in corso di notifica. siglato l’atto finale dell’inchiesta, in corso di notifica in queste ore.
Sarà il giudice Vermiglio, quindi, a stabilire se serve il processo per stabilire la colpevolezza o l'innocenza delle persone finite sotto la lente della Squadra Mobile, o se non ci sono elementi per accogliere la richiesta della Procura, e mandare gli indagati al vaglio processuale.
Tra loro, spiccano i nomi del deputato oggi Forzista, Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi, ai quali la Procura antimafia di Messina contesta il reato di associazione a delinquere al fine di “commettere una serie indeterminata di delitti di corruzione elettorale”. Il reato è contestato ai due esponenti politici, al gregario Paolo David, ex consigliere comunale arrestato in occasione del blitz, Angelo e Giuseppe Pernicone, titolari delle ditte che avrebbero cercato appoggio per ottenere lavori in diversi settori pubblici, Baldassare Giunti, il factotum considerato “cerniera” tra una serie di ambienti, il grosso commerciante Paolo Siracusano, in passato candidato per l’area Genovese alla Provincia, Giuseppe e Cristina Picarella, patron di cliniche private. Per la Procura di Messina il reato di associazione a delinquere è “ancora in corso”.
Per Rinaldi, David e i Pernicone, la Procura ipotizza poi un ulteriore episodio di corruzione elettorale, cioè la distribuzione di generi alimentari, nell’ottobre 2012, durante la corsa per le regionali. Genovese e Rinaldi sono indagati anche per le “segnalazioni” a favore della Angel e del Consorzio Sociale Siciliano dei Pernicone, tra il 2012 e il 2013, in particolare per l’inclusione negli albi delle imprese a disposizione del Consorzio Autostrade Siciliane. Coinvolto un altro consigliere comunale, Giuseppe Capurro, sospettato di concorso esterno al clan Ventura.
Gli altri indagati che dovranno presentarsi davanti al Giudice per l'Udienza Preliminare sono: Giuseppe Barilà, Carmelo Bombaci, Salvatore Borgia, Giuseppe Cambria Scimone, Giuseppe Capurro, Carmelo Catalano, Vittorio Catrimi; Giovanni, Francesco e Vincenza Celona, Fortunato Cirillo, Francesco Comandè, Pietro Costa, Paolo David, Andrea De Francesco; il boss storico Santi Ferrante; Francesco Foti, Gateano Freni, Francantonio Genovese; il poliziotto in pensione Stefano Genovese; Mario Giacobbe, Baldassarre Giunti, Lorenzo Guarnera, Paolo Guerrera, il poliziotto Michelangelo La Malfa, Antonino Lombardo, Fortunato Magazzù, Salvatore Mangano, Orazio Manuguerra, Raimondo Messina, Massimiliano e Rocco Milo, Gaetano Nostro,il maresciallo dei Carabinieri Lorenzo Papale, già a capo della stazione di Giostra; Angelo e Giuseppe Pernicone, Giuseppe Perrello; Adelfio Perticari; i manager della sanità Cristina e Giuseppe Picarella; Salvatore Pulio, Rocco Richici, Francesco Rinaldi, Giovanni Santamaria, Pietro Santapaola, Luca Siracusano, Paolo Silvestro Siracusano, Francesco e Rosario Tamburella, Fabio Tortorella, Domenico Trentin; il boss “Mileddu” Carmelo Ventura e il figlio Giovanni; Francesco Zuccarello.
Alessandra Serio