Giacomo Dugo, Pietro Navarra, Adriana Ferlazzo, Giovanni Cupaiulo e Antonio Romano Tassone sono stati i protagonisti dell'incontro pubblico promosso da Cgil ed Flc - Cgil comparto università e ricerca. “L’università di Messina tra presente e futuro”: questo lo slogan pilota dell’appuntamento promosso dalla sigla sindacale.
Si avvicina il primo appuntamento elettorale per il rinnovo della carica di rettore. In corsa per la poltrona più prestigiosa di piazza Pugliatti i professori Giacomo Dugo, Pietro Navarra, Adriana Ferlazzo, Giovanni Cupaiulo e Antonio Romano Tassone. Due settimane, forse poco più, e la macchina elettorale accademica svelerà il nome di colui, o colei, sulle spalle del quale si sorreggeranno le sorti dell’Ateneo peloritano. Una lunga campagna elettorale, iniziata lo scorso mese di dicembre, che si avvia alle ultime battute e che ha visto i cinque candidati in corsa all’ermellino ritrovarsi questa mattina, in occasione dell’incontro pubblico promosso da Cgil ed Flc – Cgil.
“L’università di Messina tra presente e futuro”: questo lo slogan pilota dell’appuntamento promosso dalla sigla sindacale e dal suo comparto Università e Ricerca presieduto dal segretario generale Lillo Oceano: “Messina e la sua università sono legate da un destino comune – ha esordito il segretario Cgil – un destino che per attuarsi dovrà vedere l’istituzione universitaria attrice determinante e veicolo di crescita economica per l’intera area dello Stretto. Un’area, nella quale esistono due realtà universitarie e tre Cnr, che dovrebbe dare impulso alla ricerca ed alle attività peculiari del territorio penso alle energie rinnovabili, alla ricerca legata a nuove tecnologie, ai saperi inerenti la messa in sicurezza del territorio, alle produzioni tipiche: un nuovo cioè e più efficiente modo di fare turismo”.
L’intervento dei candidati rettore è stato introdotto e preceduto dall’approfondita analisi di Graziamaria Pistorino, segretaria generale Flc – Cgil Messina: “Il rinnovo della carica di rettore rappresenta un nodo importante per l’intera città – ha puntualizzato – perché, anche negli anni più difficili della crisi economica, un rilancio socio economico che deve passare anche attraverso il supporto a conoscenza e ricerca”. La relazione introduttiva della Pistorino fornisce poi alcuni significativi dati: “L’università di Messina ha visto compiersi un importante decurtazione del Fondo di Finanziamento Ordinario per l’anno 2012 – ha spiegato – da un raffronto tra l’anno 2008 e l’anno 2012 emerge un dato significativo: l’università peloritana rappresenta la realtà accademica nei confronti della quale è stata applicata la maggiore decurtazione, pari a -15,69%; un taglio che su scala nazionale si assesta intorno al 10,90%.
Il rilancio della qualità didattica dell’ateneo è una sfida alla nostra portata – ha concluso la Pistorino – una sfida che potrà essere centrata a patto di la discontinuità dell’indirizzo politico che ha caratterizzato sino ad oggi l’ateneo”.
A Giovanni Cupaiuolo il compito di inaugurare la serie degli interventi: “All’interno della nostra comunità accademica si respira il desiderio di un profondo e reale cambiamento – ha esordito il latinista – la crisi economica ed il ridimensionamento degli FFO sono solo alcune delle ragioni che hanno determinato la crisi dell’istituzione universitaria, una crisi che sta travolgendo le istituzioni nel loro complesso”.
Sull’università in questi anni c’è stata un attenzione particolare che secondo Cupaiuolo ha perseguito un solo disegno: “Una progressiva demolizione dell’istituzione universitaria attraverso la riforma Gelmini: il ridimensionamento degli FFO è frutto di una legge che l’università non può condividere – ha aggiunto – un disegno che mira a creare un università di serie b, dedita all’insegnamento, ed una di serie a, dedita alla ricerca. Il futuro rettore dovrà pertanto impegnarsi, a livello nazionale e nelle opportune sedi, affinché le ragioni economiche imposte da una legge sbagliata – ha concluso l’ex preside di Lettere e Filosofia – non impongano un sistema avulso dalla natura stessa dell’università”.
Sferra un duro attacco al riforma Gelmini anche Giacomo Dugo, docente di Scienza degli alimenti: “La riforma Gelmini è stata un grande errore – ha esordito – un errore che ha tagliato alla base la struttura universitaria, colpendo ricerca e ricercatori e cancellando di fatto l’università pubblica: basta precarizzazione – ha ammonito Dugo – e basta ricercatori a tempo determinato. Il Crui costa a questo ateneo circa 18mila euro ogni anno– ha ricordato il candidato favorito in questa competizione elettorale – se questo ente non è in grado di rappresentarci e tutelarci, allora sarà meglio tagliare questa voce di spesa ed impiegarla in maniera differente. L’università dovrà essere un faro per questo territorio – ha poi concluso Dugo – per questo dovrà essere capace incrementare sviluppo sostenibile ed intervenire nella realizzazione di opere finalizzate al risanamento urbano”. E sul ruolo del rettore Dugo chiosa: “Il rettore dovrà essere al servizio della sua comunità accademica e la sua porta dovrà essere sempre aperta”.
Spazio poi all’intervento di Adriana Ferlazzo: “Siamo protagonisti di un evento elettorale che si inserisce in un momento delicato e complesso perché caratterizzato da forti istanze di cambiamento – ha esordito la docente di Fisiologia veterinaria – un momento nel quale ci troviamo a dover far fronte all’applicazione di quei decreti attuativi che determineranno l’attuarsi di un diverso approccio di metodo ed un bilancio unico a partire dal prossimo anno. Una riforma che deve essere mitigata con un impegno sul panorama nazionale all’interno del Crui – ha proseguito la Ferlazzo – Messina ha subito più di altre realtà il sottofinanziamento anche perché non è stata di grado di mettere a frutto quell’autonomia che la riforma Gelmini oggi sta tentando di minare”.
Da Pietro Navarra, anch’egli tra i favoriti, arrivano invece alcune puntualizzazioni: “La mia candidatura mira a realizzare sostanziale recupero di veicoli fondamentale per la crescita dell’ateneo: ricerca, didattica e internazionalizzazione – ha esordito l’ex prorettore che spiega – il rettore non deve essere un uomo solo al comando; occorre sinergia, autonomia e responsabilità condivise evitando sovrapposizioni ed operando una congrua valutazione dei singoli settori”. Ed è sul capitolo Fondazione che Navarra sofferma il suo: “La fondazione è utile ma non può sostituire l’università – ha ammonito il docente di Economia Pubblica che poi ha aggiunto – lo statuto di questa lascia invece spazio a possibili sovrapposizioni ed ingerenze soprattutto in termini di risorse. Voglio essere chiaro – ha proseguito l’ex prorettore – sono stato accusato di avere personalmente scelto il consulente del rettore che ha elaborato il testo dello statuto fondativo, quando invece questa figura è stata designata attraverso pubblico bando”.
L’intervento di Antonio Romano Tassone, docente di diritto amministrativo, richiama invece al recupero delle tradizioni ed alla collegialità del sistema: “La figura di rettore dovrà imprimere un nuovo passo ed un percorso virtuoso per l’ateneo caratterizzato da ascolto e cooperazione –ha esordito – l’università sarà chiamata a dare risposte che esigono la collaborazione di tutte le sue componenti: una rifondazione che dovrà innanzitutto essere culturale. La miope politica di questi anni invece – ha concluso Tassone – ha messo da parte la vera natura della nostra istituzione che è innanzitutto vettore di cultura”.
A conclusione dell’incontro i saluti dal segretario generale della FLC Mimmo Pantaleo. (Emma De Maria)