Formazione, dalla Caleservice alla Lumen. Ecco la consulenza Megna

Formazione, dalla Caleservice alla Lumen. Ecco la consulenza Megna

Alessandra Serio

Formazione, dalla Caleservice alla Lumen. Ecco la consulenza Megna

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lunedì 14 Aprile 2014 - 23:43

Il V piano del palazzo ex Royal affittato contemporaneamente a una decina di sigle. Ecco come le Schiró facevano business con i corsi professionali secondo il perito Megna, attaccato da Genovese alla Camera

Fino a qualche anno fa il n. 9 di via Tommaso Cannizzaro ospitava aule e dipartimenti della Facoltà di Scienze Politiche. All’ultimo piano c’era anche l’Istituto di Economia, fino al 2002 per la precisione, per lungo tempo diretto dal professore Mario Centorrino, ex assessore regionale alla Formazione in quota Pd- Francantonio Genovese. Ironia della sorte, oggi il quinto piano dell’edificio è uno degli immobili al centro del braccio di ferro tra Procura di Messina e l’onorevole Genovese, sul quale pende la richiesta di arresto avanzata proprio per gli “affari” fatti con le proprie società nel settore della Formazione, “all’ombra” dell’assessorato Centorrino.

La tesi della Procura è che attraverso società “cartiera” sono arrivati nella cassa della famiglia Genovese i soldi destinati alla formazione professionale, anche e soprattutto attraverso i contratti di locazione concessi agli enti degli stessi familiari, negli immobili di quelle società. Il quinto piano del “Palazzo del Royal” è un esempio di questo genere. Attraverso i progetti dei corsi di formazione, infatti, gli enti coprivano con i fondi regionali ed europei il prezzo del contratto di affitto. Prezzi che, stando alle stime dei consulenti della Procura, erano “gonfiati”. La battaglia sulle stime dei consulenti del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita è aspra, sia nell’aula dove si celebra il processo Corsi d’oro che fuori. In Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, per esempio, dove Genovese si è difeso, attaccando le valutazioni di entrambi i principali periti, gli ingegneri Barreca e Dario Megna. La principale obiezione mossa ai valutatori è quella di utilizzare indici non riferiti al mercato immobiliare locale.

Se Barreca affronta in questi giorni il controesame dei difensori degli imputati, la consulenza di Dario Megna costituisce il fondamento della richiesta di arresto di Genovese, e gli avvocati si sono opposti a che entri anche nel processo già in corso. Se ne riparlerà il 29 aprile, quando a dire l’ultima parola sarà il Tribunale che sta processando, tra gli altri, Chiara Schirò, la moglie dell’onorevole. Ed eccola, la contestata consulenza Megna, che si occupa dell’immobile “Sub 16” e “Sub 32” della stesso foglio catastale: V piano, con ingresso dalla scala B (nel primo caso), e dalle scale A e B. Entrambi sono, dall’ottobre 2010, della CaleService, società che la Procura definisce il vero e proprio “schermo societario” di Francantonio Genovese in persona.

In sostanza l’ingegnere Megna confronta i prezzi delle locazioni con quelli che, in base alle sue stime, sono i canoni effettivamente adeguati. Per elaborare il canone congruo ha interrogato professionisti, banche e istituti di mediazione del territorio ed ha utilizzato i parametri forniti dall’OMI -l’Osservatorio del Mercato Immobiliare, rilevati dall’Agenzia delle Entrate, e dell’Istituto Indipendente di Studi e Ricerche Scenari Immobiliari che fa riferimento ai canoni rilevati in zona Tommaso Cannizzaro dal n. 1 al n. 50.

Al quinto piano con ingresso dalla scala B ci sono una segreteria, un’aula, due uffici, un bagno, circa 120 metri quadri utili. Il 20 settembre del 2011 Chiara Schirò per la CaleService loca alla Job&Service fino al 19 aprile 2012, con proroga al 30 giugno 2012, per 16 mila 400 euro, Iva inclusa. Il 19 ottobre dello stesso anno la Caleservice, stavolta rappresentata da Giovanna Schirò, affitta alla Faro 85 fino al 31 ottobre 2015 per 18 mila 876 euro, Iva inclusa, comprese le attrezzature.

E’ipotizzabile pertanto che in data antecedente il 12/09/2012 l’immobile risultava privo di attrezzature e/o mobilia o quantomeno, probabilmente le attrezzature venivano fornite saltuariamente secondo l’esigenza dei conduttori stessi.”, scrive Megna.

Secondo Megna, la J&S avrebbe dovuto pagare poco meno di 12 mila 900 euro, quindi ha pagato poco più di 3500 euro in più. La Faro 85 avrebbe dovuto pagare poco più di 13 mila 600 euro, quindi ha corrisposto alla Caleservice un canone “gonfiato” di poco più di 5 mila euro in più.

Attraverso la Scala A e la Scala B si arriva ai locali che il 1 giugno 2011 la Caleservice rappresentata da Roberto Giuntaha affittato alla Lumen, l’ente di formazione gestito da Elena Schirò, fino al 31 maggio 2017, per 80 mila 400 euro, poi corrette a 67 mila euro. Sono 618 metri quadri complessivamente. Ci sono una presidenza, un’aula docenti, una segreteria amministrativa, una segreteria didattica, cinque aulee formative, un laboratorio di informatica, un laboratorio di estetica, poi dal corridoio si arriva alla terza porzione dell’immobile, dove ci sono la segreteria e tre aulee. Sulla porta di questa seconda area, quando l’ingegnere Megna compie i rilievi fotografici, ci sono le targhette della Nt Soft e della Job&Service. Sessantasette mila euro, si diceva. Secondo Dario Megna il canone adeguato avrebbe dovuto essere di poco meno di 29 mila euro.

Nello stesso immobile oltre alla Lumen la Caleservice ospita diverse realtà, alcune con contratti mensili, altri con contratti temporanei. Per diversi periodi, i vari contratti si accavallano, ci sono cioè alcune aulee in comune, stando ai contratti di affitto. Ci si alternano così altre sette sigle, per una quindicina di contratti.

Il 1 giugno 2011 la Caleservice, in persona di Giovanna Schirò, affitta al Consorzio Il Nodo fino al 15 luglio dello stesso anno per 3 mila 600 euro, comprese le attrezzature. Secondo il consulente, il canone adeguato avrebbe dovuto essere di poco più di 1200 euro. Il 28 novembre del 2011 Giovanna Schirò affittava alla scuola Gallo, rappresentata dalla dottoressa Maria Schirò, fino al 17 dicembre dello stesso anno, per mille 250 euro. Il 6 febbraio 2012, Giovanna Schirò per la Caleservice affittava all’Associazione Cirfen Messina Peloro di Giuseppe Santalco per 26 giorni non consecutivi per 4500 euro, con attrezzature per 12 postazioni e una segreteria.

Il 17 febbraio 2012 Giovanna Schirò per la Caleservice affitta all’Apindustria di Antonio Astone per 42 giorni non consecutivi 5 mila euro, segreteria e 12 postazioni. Lo stesso giorno loca alla Nt soft di Salvatore Davì per 42 giorni non consecutivi per 5 mila euro. Il 25 giugno 2012 Giovanna Schirò loca alla Lumen fino al 31 maggio per 7 mila 502 euro. Il 1 agosto 2012 Reti Soc Cop srl di Antonino Lombardo per 20 328 euro fino al 31 luglio 2013. Il 1 ottobre 2012 locava alla Anfes fino al 30 giugno 2013 per 6 mila 292 euro.

Ancora, il 21 dicembre del 2012 fino al 21 marzo 2014 alla J&S per 5 mila 640 euro. Il 1 aprile 2013 alla Nt Soft di Letterio Salvo fino al 31 dicembre 2013 25 postazioni per rimborso spese e pulizie. Il 20 settembre del 2013 locava alla J&S fino al 31 dicembre 2013 per poco più di mille 600 euro. Il 23 settembre del 2013 alla Nt Soft fino al 23 marzo 2014 due aulee attrezzate per 3600 euro. Il 25 settembre del 2013 alla J&S fino al 24 maggio 2014 per 3mila 700 euro.

Doveroso ricordare, infine, che l'ente Lumen è sotto processo, nel primo filone dell'inchiesta Corsi d'oro. Nt Soft e Apindustria sono sigle di servizi che facevano capo alla galassia Genovese, secondo la Procura, tanto che Roberto Giunta è stato arrestato lo scorso 19 marzo. Lui, Davì, Lombardo e Astone sono legati alla famiglia Genovese – Schirò. Per Elena Schirò, cognata di Genovese, la Procura ha chiesto per due volte l'arresto. Per due volte il gip Giovanni De Marco ha detto no.

Alessandra Serio

4 commenti

  1. NON PER ESSERE MONOTONO, MA …
    1) QUALE E’ STATO IL LIVELLO QUALITATIVO RAGGIUNTO AL TERMINE Di QUESTI CORSI ? 2) QUAL’E’ STATA LA LORO RICADUTA POSITIVA (ACCESSO AL POSTO DI LAVORO, O MIGLIORAMENTO DELLA POSIZIONE LAVORATIVA IN CASO DI PERSONALE GIA’ DIPENDENTE) ? 4) LA REGIONE SICILIANA, QUALI CONTROLLI DI QUALITA’ HA, PER TEMPO, AVVIATO, PER MONITORARE L’ATTIVITA’ DI TUTTI I CENTRI DA LEI FINANZIATI ? 5) QUALI SONO I FUNZIONARI COINVOLTI IN DETTO CONTROLLO ?
    E CONSEGUENTEMENTE : PERCHE’ NON SI VUOLE ARRIVARE A QUEST’ALTRO LIVELLO ?

    Naturalmente, ove la risposta, come temo, sia negativa, allora dovro’ trarre la necessaria conclusione che nè a livello regionale e nemmeno a quello statale, interessi VERAMENTE conoscere i risultati in termine di formazione professionale. Cosa del tutto diversa, invece, NEL RESTO DI EUROPA E DEL MONDO. Ma allora, non lamentiamoci se, oggi nella UE è difficile per noi trovare lavoro proficuo.

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  2. NON PER ESSERE MONOTONO, MA …
    1) QUALE E’ STATO IL LIVELLO QUALITATIVO RAGGIUNTO AL TERMINE Di QUESTI CORSI ? 2) QUAL’E’ STATA LA LORO RICADUTA POSITIVA (ACCESSO AL POSTO DI LAVORO, O MIGLIORAMENTO DELLA POSIZIONE LAVORATIVA IN CASO DI PERSONALE GIA’ DIPENDENTE) ? 4) LA REGIONE SICILIANA, QUALI CONTROLLI DI QUALITA’ HA, PER TEMPO, AVVIATO, PER MONITORARE L’ATTIVITA’ DI TUTTI I CENTRI DA LEI FINANZIATI ? 5) QUALI SONO I FUNZIONARI COINVOLTI IN DETTO CONTROLLO ?
    E CONSEGUENTEMENTE : PERCHE’ NON SI VUOLE ARRIVARE A QUEST’ALTRO LIVELLO ?

    Naturalmente, ove la risposta, come temo, sia negativa, allora dovro’ trarre la necessaria conclusione che nè a livello regionale e nemmeno a quello statale, interessi VERAMENTE conoscere i risultati in termine di formazione professionale. Cosa del tutto diversa, invece, NEL RESTO DI EUROPA E DEL MONDO. Ma allora, non lamentiamoci se, oggi nella UE è difficile per noi trovare lavoro proficuo.

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  3. 1 – Basterebbe chiedere a chi ha frequentato i corsi, se gli stessi sono stati fatti correttamente o no. Ma non risulta che sia stata fatta un’indagine in tal senso. Aspettiamo fiduciosi
    2 – Su questo punto, bisognerebbe chiedere alla Regione Siciliana. Compito degli enti era quello di fare i corsi e rilasciare un valido attestato, compito delle istituzioni, è quello di offrire possibilità di lavoro a chi ha acquisito queste competenze. Non mi risulta, infatti, che chi si laurea trovi lavoro, purtroppo. E la colpa di chi è? dell’Università???
    3 – La Regione Siciliana i controlli li ha fatti. Ci sono gli atti che parlano. Quindi, chiediamo alla Regione Siciliana, che aveva l’obbligo di controllare, non a chi doveva solo essere controllato.

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  4. 1 – Basterebbe chiedere a chi ha frequentato i corsi, se gli stessi sono stati fatti correttamente o no. Ma non risulta che sia stata fatta un’indagine in tal senso. Aspettiamo fiduciosi
    2 – Su questo punto, bisognerebbe chiedere alla Regione Siciliana. Compito degli enti era quello di fare i corsi e rilasciare un valido attestato, compito delle istituzioni, è quello di offrire possibilità di lavoro a chi ha acquisito queste competenze. Non mi risulta, infatti, che chi si laurea trovi lavoro, purtroppo. E la colpa di chi è? dell’Università???
    3 – La Regione Siciliana i controlli li ha fatti. Ci sono gli atti che parlano. Quindi, chiediamo alla Regione Siciliana, che aveva l’obbligo di controllare, non a chi doveva solo essere controllato.

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