Corsi d'oro 2, ecco perché le condanne ai Genovese

Corsi d’oro 2, ecco perché le condanne ai Genovese

Alessandra Serio

Corsi d’oro 2, ecco perché le condanne ai Genovese

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martedì 19 Maggio 2020 - 07:32

Depositate le motivazioni della sentenza d'appello al processo Corsi d'oro 2 sul caso Genovese e la formazione professionale a Messina

Dopo due proroghe dei termini, sono state depositate le motivazioni della sentenza che il 20 settembre scorso ha condannato a 6 anni e 8 mesi l’ex deputato Francantonio Genovese. In 218 pagine complessive, la Corte d’Appello (presidente Alfredo Sicuro, a latere Carmelo Blatti e Maria Teresa Arena) spiegano perché hanno condannato altre 11 persone dell’entourage familiare e politico del “signore delle tessere” del Pd, accusati di aver dragato i fondi regionali ed europei destinati alla formazione professionale attraverso meccanismi illeciti, nella metà del decennio scorso.

I giudici spiegano anche perché hanno respinto la richiesta della Procura di “ripristinare” l’iniziale accusa di riciclaggio, scagionato alcuni dei co protagonisti di quel “decennio d’oro” per il gruppo legato a Genovese, applicando le prescrizioni nel frattempo maturate.

Adesso la battaglia si sposta in Cassazione e, ad una prima lettura non tecnica delle motivazioni depositate ieri, si giocherà soprattutto sul “quantum” delle condanne e sulle ulteriori prescrizioni maturate. Per rivedere i ruoli degli imputati coinvolti, invece, sembra esserci meno spazio.

La Corte d’appello ha in buona sostanza blindato l’impianto accusatorio così come era stato recepito dal Tribunale nella sentenza di primo grado, confermando quasi integralmente le decisioni di quel collegio soprattutto per quel che riguarda l’accusa più pesante, quella dell’associazione a delinquere “di stampo familistico”. No agli appelli dei difensori, quindi, che avevano sostenuto che la Procura prima e il Tribunale dopo avevano bollato come associazione a delinquere quella che era invece una lecita rete di rapporti politici e familiari, che ovviamente e altrettanto lecitamente vedevano al centro il politico.

Genovese (…) ha messo a frutto la propria influenza politica per acquisire (..)il controllo degli enti di formazione in Sicilia, destinati a ricevere le ricche sovvenzioni regionali. Per sfruttare ai fini di profitto illecito tale situazione, egli ha messo in piedi una articolata organizzazione nella quale ha coinvolto familiari, collaboratori, soggetti con i quali aveva un legame di tipo politico e altri individui operativi nel medesimo settore con i quali ha operato in sinergia per il perseguimento di illeciti interessi”, scrivono invece i giudici di secondo grado.

I giudici dedicano poi un ampio passaggio alla questione peculato ed al perché anche loro non lo hanno ritenuto sussistente. Un passaggio tecnico giuridico, che però in qualche maniera punta il dito contro quello che era il sistema vigente allora, nel settore della formazione professionale regionale. Ovvero l’assenza di controllo. In sostanza, se non è peculato ma truffa il reato contestato è per come si sono concretizzati i fatti, nello specifico per come si muovevano gli operatori della formazione, visto che i controlli previsti, in tema di rendicontazione, erano quanto meno labili.

Il 20 settembre 2019 la Corte era rimasta oltre 7 ore in camera di consiglio, leggendo il verdetto in tarda serata: 2 anni per Graziella Feliciotto (pena sospesa), 6 anni e 8 mesi e poco meno di 5 mila euro di multa per Genovese, 3 anni e 4 mesi per Roberto Giunta, 3 anni e 2 mesi per Franco Rinaldi., interdetto dai pubblici uffici per 5 anni (più di quanto deciso in primo grado), 2 anni e mezzo per Elio Sauta e Chiara Schirò, 3 anni e 9 mesi per Elena Schirò. Accuse prescritte per l’ex segretaria Concetta Cannavò e Carmelo Favazzo, assolta per non aver commesso il fatto Giovanna Schirò.

QUI LA SENTENZA DI SECONDO GRADO. All’interno, i link con le richieste dell’Accusa, lo svolgimento del processo d’appello e quello di primo grado.

Impegnati nelle difese gli avvocati Nino Favazzo, Antonio Amata, Salvatore Giannone, Danilo Santoro, Alessandro Billè, Giuseppe Serafino, Salvatore Papa, Isabella Barone, Carmelo Scillia, Antonello Scordo, Marcello Scurria, Bonaventura Candido, Giuseppe Serafino, Salvatore Caputo, Tommaso Autru Ryolo, Antonino Mormino, Assunta Massaro,Mariella Sciammetta, Gianfranco Briguglio, Emilio Fragale,

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Un commento

  1. Nstwviva il duce 20 Maggio 2020 13:50

    Condanne inutile tanto con i tempi biblici della giustizia italiana andrà tutto prescritto e questi illustri personaggi vanto della Messina bene non faranno un giorno di galera, se invece erano dei poveracci in galera sarebbero marciti.

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