Tentarono di pilotare concorso all'Unime, condannati ex rettore e professori

Tentarono di pilotare concorso all’Unime, condannati ex rettore e professori

Tentarono di pilotare concorso all’Unime, condannati ex rettore e professori

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giovedì 12 Ottobre 2017 - 14:45

A far scattare il procedimento davanti alla Corte dei Conti è stata l‘indagine della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza che ha preso via dalle dichiarazioni del professore Giuseppe Cucinotta.

I giudici della Sezione Giurisdizionale d’Appello per la Regione Siciliana presieduta da Giovanni Coppola, con consiglieri Vincenzo Lo Presti, Tommaso Brancato, Guido Petrigni, ralatore Valter del Rosario, hanno condannato rettore e undici professori dell’Ateneo di Messina.

Si tratta di Francesco Tomasello (ex rettore dell’Università degli Studi di Messina), Giovanni Germanà (preside della Facoltà di Veterinaria del medesimo Ateneo), Battesimo Consolato Macrì, Salvatore Giannetto, Pietro Paolo Niutta, Antonio Pugliese, Santo Cristarella, Giuseppe Pedimonte, Antonina Zanghì, Francesco Naccari, Marisa Masucci, Maria Grazia Pennisi, (docenti in servizio e componenti del Consiglio di Facoltà Veterinaria) a risarcire l’Università di Messina di 55 mila euro per i danni arrecati all’Ateneo per avere tentato di pilotare un concorso alla Facoltà di Veterinaria bloccando l’assunzione del professore associato Filippo Spatola che era stato ritenuto idoneo dalla commissione esaminatrice.

A far scattare il procedimento davanti alla Corte dei Conti è stata l‘indagine della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza che ha preso via dalle dichiarazioni del professore Giuseppe Cucinotta, docente di Clinica chirurgica e Patologia chirurgica nel dipartimento di Chirurgia e fisiopatologia della facoltà di Veterinaria.

Cucinotta aveva detto di essere stato destinatario di pressioni affinché, quale componente della commissione, orientasse l’esito del concorso per un posto di professore associato a favore del figlio Francesco del professore Benedetto Macrì che era risultato non idoneo. Il concorso fu bloccato con provvedimenti presi dall’Ateneo e con diversi ricorsi al Tar. Solo nel 2007 arrivò l’assunzione di Spatola. Per questo stop il professore associato ostacolato ottenne circa 47 mila euro dal Tar per il risarcimento del danno.

A questa somma i giudici della Corte d’Appello ne hanno aggiunta una parte per il danno provocato alla Facoltà. Da qui la condanna accogliendo la tesi della Procura contabile è stata aumentata in appello. Tomasello e Macrì dovranno risarcire ciascuno 9.500 euro. Germanà e Giannetto ciascuno 5.500 euro. Pugliese e Niutta 4.500 euro. Cristarella, Piedimonte, Zanghì, Naccari, Masucci e Pennisi, 2.694 euro.

5 commenti

  1. Ma che luminari!

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  2. Il problema reale è che nessuno di quei prof perderà il posto.Saranno al 100% tutti nei loro magnifici studi universitari ,spesso più inaccessibili di una banca. Continueranno a fare il bello ed il cattivo tempo a veterinaria..

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  3. ANCHE PER QUESTO QUI AL NORD L’UNIVERSITA’ DI MESSINA NON HA PIU’ QUELLA CONSIDERAZIONE E RISPETTO CHE GODEVA NEGLI ANNI D’ORO DELLA CITTA’.

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  4. SE DOBBIAMO ESSERE PRECISI NON CI DOVREMMO FERMARE A QUESTO CONCORSO, MA ALTRI. MARCELLO MARCHESI ERA BRAVISSIMO NEL TROVARE DETTI CHE ORMAI SONO PASSATI ALLA STORIA DELLA TELEVISIONE E DELLA SOCIETA’: LEI SI CHE SE NE INTENDE. ORA DOVREBBE DIRE L’ITALIA SI CHE SE NE INTENDE. MAGARI RIFARE I CONCORSI PER VALUTARE, SPECIE SE I LORO PROTETTORI SONO MORTI, E VEDERE SE ANCORA MERITANO IL POSTO RUBATO AD ALTRI.

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  5. I reati gravi non sono solo gli omicidi, sono anche quelli che si commettono quando si ruba un posto di lavoro ad una persona più meritevole. Nel caso specifico vi è un danno d’immagine all’ateneo che già non gode di buona fama soprattutto per il perpetuarsi di casi simili. Il danno maggiore è verso il mondo degli studenti che si trovano insegnanti che eccellono per ignoranza stante la piaga del nepotismo che contraddistingue il settore universitario. Concludo che tutto si esaurisca con una sanzione amministrativa ha l’aria di una beffa. Questa gente va messa alla porta senza se e senza ma.

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