Scuole senza servizi e Università nell’occhio del ciclone: gli studenti tornano in protesta

Scuole senza servizi e Università nell’occhio del ciclone: gli studenti tornano in protesta

Francesca Stornante

Scuole senza servizi e Università nell’occhio del ciclone: gli studenti tornano in protesta

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venerdì 11 Ottobre 2013 - 06:04

Corteo degli studenti per le vie della città, si manifesta per reclamare quel diritto allo studio spesso negato. Insieme ai ragazzi la Flc Cgil che ricorda alcuni dei problemi che riguardano il mondo della scuola messinese e che propone anche le sue soluzioni.

Appuntamento, alle 9, a piazza Antonello, gli studenti messinesi tornano in strada a manifestare per il diritto allo studio, per reclamare una scuola e una università migliori. E se pure per qualcuno quella di oggi fosse solo l’occasione per evitare compiti in classe e interrogazioni, per molti è invece un modo per lanciare un messaggio e per provare a superare ogni barriera d'accesso al sapere in un città in cui, anche ciò che nel resto del paese viene riconosciuto come un diritto elementare, è oggetto di dure rivendicazioni. Insieme agli studenti scende in campo anche la Flc Cgil con in testa la sua segretaria Graziamaria Pistorino che ricorda quali sono i problemi che ruotano attorno al mondo della scuola messinese e contro cui si combatte in queste settimane,

C’è l’interruzione del servizio mensa da parte del Comune di Messina con la fantasiosa pretesa che le scuole possano autogestire un servizio che per legge tocca all’ente locale e per il quale non esiste neanche la voce in bilancio. Intanto quasi 3200 alunni di 73 plessi stanno affrontando i pomeriggi a scuola con le modalità più diverse: panino, pranzo da casa, pasta calda o pezzi di rosticceria, tutto, nell’ottica delle impari opportunità, strettamente legato alle possibilità economiche delle famiglie”. A tal proposito anche un nuovo duro affondo del segretario provinciale della Cgil Lillo Oceano che ha annunciato nuove mobilitazioni fino a quando non ripartirà il servizio.

Nelle scuole superiori di tutta la Provincia si fanno invece i conti con il taglio delle utenze Enel e Telecom. “Il commissario della Provincia non sa che le istituzioni scolastiche non hanno la disponibilità di sostenere, neanche in parte, le spese delle utenze (perché la legge le attribuisce alla Provincia) e che per le scuole non esiste questa voce in bilancio” commenta la Pistorino.

Spostando all’Università pare non vada meglio. “A partire da una indagine della Guardia di Finanza viene fuori un tessuto culturale compromesso, in cui nessuno riconosce a se stesso, se non con i necessari appoggi, la possibilità di spendersi là dove il merito e le qualità personali dovrebbero invece essere la carta vincente”.

La sindacalista ricorda poi le classi “pollaio” con addirittura 31 alunni per classe, taglio degli insegnanti di sostegno, riduzione del numero di collaboratori scolastici, degli assistenti di laboratorio. Non tralascia poi le criticità che attraversano l’Ateneo Peloritano: diminuzione costante del Fondo di Finanziamento Ordinario, difficile rapporto con il territorio per cui il tasso di occupazione a tre anni dal titolo è per l’Università di Messina pari al 51,4%, collocando il nostro Ateneo al 55° posto su 58 tra le Università statali, debolezza della ricerca.

“Solo due giorni fa i giornali titolavano: Italiani ultimi in italiano e penultimi in matematica. Una bocciatura senza appello. È quanto risulta dall’ultima indagine Ocse… Il divario fra Nord e Sud del Paese si conferma a tutti i livelli, ma si allarga per quelli di istruzione universitaria. Ma, come è possibile per il nostro Paese ed in particolare per le regioni meridionali risalire la china dei risultati OCSE? Come possiamo migliorare le competenze dei nostri alunni se la scuola, dopo la riduzione generalizzata di personale e, dallo scorso anno anche delle risorse economiche per le attività aggiuntive, non può sostenere le attività essenziali, spesso neanche la copertura dei docenti assenti? Se, in questa città, dove il tempo prolungato riguarda solo il 6% delle scuole contro il 95% della città di Milano, i ragazzi dei quartieri a rischio, che avrebbero bisogno di attenzioni particolari da una comunità che volesse prevenire il disagio, rimangono a studiare per 8 ore con il solo conforto di un panino? Se il sistema nazionale universitario non riconosce la necessità di offrire in tutto il Paese, dal Nord al Sud, la stessa possibilità di formazione? E’ necessario invertire la tendenza con un piano d'investimenti su scuola, università e ricerca che riporti la spesa d'istruzione del nostro Paese a livello della media europea. Senza questo concreto impegno, il nostro futuro non riuscirà ad essere migliore del nostro presente con la speranza che, citando Ligabue, il meglio deve ancora venire”. (F.St)

2 commenti

  1. CIto:”Scuole senza servizi e Università nell’occhio del ciclone: gli studenti tornano in protesta”….a Piazza Cairoli…nei bar..al MCdonald….
    Ma se vogliono fare un giorno di sparatina basta fare qualche sciopero di solidarietà come ai miei tempi….

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  2. A parte che le classifiche lasciano il tempo che trovano se non si conoscono i parametri che le hanno generate o se tali parametri sono stati modulati ad arte, sapete qual è l’unico modo per risalire la china? Studiare di più e non studiare solo per fare gli ingegneri, gli avvocati, i medici, i notai o i farmacisti perché paparino si aspetta questo. In generale condurre una vita adeguata ai 15 anni. Chi non ha voglia, vada a lavorare e magari crei del lavoro per qualcun altro.
    Povero il paese dove tutti pensano di sedersi davanti al computer con una bella poltrona sotto il sedere.

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