Arriva la danza al Cortile Teatro Festival con Eufemia di Giorgia Lolli
“Potete dirmi cosa vi viene in mente quando dico la parola scale?” Questa domanda introduce gli spettatori del Cortile Teatro Festival nel mondo di “Eufemia”.
Ed Eufemia, creato da Giorgia Lolli, e danzato insieme a lei da Sophie Claire Annen e Vittoria Caneva, sembra proprio disegnare e mostrarsi come un’immensa scala, a chiocciola, la cui fine è imperscrutabile, in cui si scende e si sale, in una confusione voluta e ricercata di parallelismi e contrapposizioni, di interconnessioni, di sganci e riagganci tra astratto e concreto.
La rassegna di Roberto Zorn Bonaventura, direttore artistico, e Giuseppe Giamboi, che ha per sottotitolo “Forma e sostanza”, accoglie nell’Area Iris, per la sua seconda giornata, uno spettacolo di danza che forma e sostanza ha per protagoniste.
Tra astratto e concreto, tra solitudine e relazione
Tre danzatrici, una macchina da scrivere e un calzino. Sono questi gli unici personaggi di Eufemia, sono loro gli unici a riempire il palco, ad arredarlo di emozioni, a costruirvici una stanza per il sè e la relazione con l’altro.
Lo spettacolo (prodotto da Anghiari Dance Hub) nasce, infatti, durante il lockdown e si interroga sulla rete di relazioni umane, sull’interconnessione e la solitudine. A raccontarlo sono i movimenti delle interpreti, danzatrici contemporanee che, con le forme disegnate dai loro corpi, danno sostanza alle emozioni descritte.
In una simbiotica sincronia di sguardi, sorrisi, posture, gesti e giochi; la loro danza dà fisicità alla musica dalla quale si origina, tra i capolavori di Elvis Presley o, la mia preferita, la melodia di grande impatto generata dal semplice pigiare dei tasti sulla macchina da scrivere. Un unico linguaggio che si compone di danza, musica, ma anche parola, mimesi e diegesi.
Non una sola storia
Giorgia Lolli, Sophie Claire Annen e Vittoria Caneva, danzando, creano forme che si plasmano e si modificano continuamente. Bellissima la loro sintonia, il comunicare tra loro con semplicità, includendo o escludendo lo spettatore come preferiscono. Lo spettatore, infatti, trasportato in un tempo e in un luogo sospesi, cerca solo di immaginare i possibili significati dietro tale creare, si interroga ma mai trova risposta.
Non vi è una storia sola in quella macchina da scrivere, e tra quei giochi con un calzino Adidas, ma tantissime. E tantissime altre sono quelle che si creano dopo il confronto con lo spettatore che vi ricerca la propria storia. Ognuno di noi trova la sua Eufemia nello spettacolo, o in Eufemia ritrova direttamente se stesso.
Eufemia
Ma chi è questa Eufemia?
“Eufemia, dal greco, colei che parla bene, o colei di cui si parla bene. Eufemia lo pseudonimo di una protoblogger che raccontava la sua esperienza di omosessuale durante i primi anni 2000. Eufemia, martire cristiana, educata e di buona famiglia. Eufemia, la compagna di mio nonno, rimasto vedovo, che ritrova l’amore nella sua terza età” dichiara Lolli.
Eufemia è un ideale, è racconto del possibile, è ciascuno di noi e noi tutti insieme, è nostalgia e attesa del futuro, caos e ordine. È un libero creare dove tutto diventa sia soggetto che cornice.