La sentenza è stata depositata oggi e fissa le prime tappe della procedura fallimentare che inizia adesso con la dichiarazione di fallimento della partecipata del Comune che ha gestito i rifiuti negli ultimi vent'anni e che 8 mesi fa ha ceduto il testimone a MessinaServizi
Adesso c’è anche la sentenza. Messinambiente è fallita. Dopo la dichiarazione di improcedibilità del concordato preventivo che la società aveva presentato in Tribunale per evitare il baratro, non si è fatta attendere la sentenza che mette la parola fine alla lunga e complicata storia di Messinambiente. La sentenza è stata depositata oggi ed è stata la II Sezione Civile a decretare il fallimento della partecipata di Palazzo Zanca che per vent’anni si è occupata di rifiuti.
Adesso si apre un’altra pagina perché si mette in moto tutta la macchina della procedura fallimentare. Ad occuparsene saranno il Giudice delegato Giuseppe Minutoli, i curatori saranno invece l’avvocato messinese Antonino Mazzei e il commercialista di Bologna, Paolo Bastia, entrambi commissari giudiziali nella procedura del concordato.
Cosa accadrà adesso a Messinambiente? Lo dice chiaramente la sentenza della II Sezione Civile-Ufficio Fallimenti che ha ordinato il deposito dei bilanci e delle scritture contabili e fiscali obbligatorie, nonché l’elenco dei creditori, entro tre giorni dalla pubblicazione della sentenza. Quindi Messinambiente adesso dovrà portare tutti i libri in Tribunale.
Scattano anche i sigilli su tutti i beni della società: il Curatore, ai sensi degli artt.84 e 87 della legge fallimentare, dovrà procedere all’immediata apposizione dei sigilli su tutti i beni mobili che si trovino presso la sede principale dell’impresa, nonché su tutti gli altri beni del soggetto fallito ovunque essi si trovino e che, non appena possibile, rediga l’inventario.
Un passaggio che adesso desta non pochi dubbi, considerato che i mezzi di Messinambiente sono quelli che in questo momento utilizza MessinaServizi in virtù di un contratto di usufrutto che ha legato le due aziende nella fase del concordato. Probabilmente proprio questo contratto mette al riparo l’immediata apposizione dei sigilli, almeno fino a quando il curatore fallimentare non esaminerà gli aspetti dell’usufrutto decidendo se questo tipo di procedura può rimanere in vita nonostante il fallimento di Messinambiente. E in ogni caso, almeno nell’immediato, i mezzi dovrebbero essere “risparmiati” dai sigilli perché comunque destinati ad un servizio pubblico essenziale. Anche perchè la legge fallimentare, per quanto riguarda la crisi delle imprese pubbliche, prevede eccezionalmente la possibilità di un esercizio provvisorio, in toto o limitatamente a singoli rami dell’impresa, allo scopo di salvaguardare l’avviamento aziendale e sempre che non arrechi pregiudizio ai creditori. Questo per evitare un’interruzione di servizi che potrebbe essere pregiudizievole per la collettività, come in questo caso un eventuale stop dei servizi di igiene ambientale.
Si tratta però di aspetti che dovranno essere approfonditi. E i passaggi da chiarire e definire adesso saranno tantissimi, da quelli tecnici e pratici come i mezzi a quelli economici visto che adesso si apre una procedura che inevitabilmente dovrà fare luce su un monte debitorio che oggi supera i 100 milioni di debiti.
E’ importante ricordare infatti che fu proprio il Tribunale a chiedere due anni fa il fallimento di Messinambiente, ordinando la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero affinché proponesse istanza di fallimento della società, non solo a causa del debito tributario, ma di una generale situazione debitoria della società che, all’epoca, dal bilancio 2014, risultava superiore ai 70 milioni di euro.Il fallimento insomma adesso chiarirà la vera entità debitoria di Messinambiente.
Si chiude quindi un capitolo lungo vent’anni e se ne apre un altro che sarà altrettanto difficile.Una data è già fissata: il 5 aprile 2019 alle ore 10, presso l’Ufficio del Giudice Delegato, ci sarà l’adunanza in cui si procederà all’esame dello stato passivo.
Francesca Stornante