Così il boss Nirta tirava le fila del traffico di cocaina in direzione Nebrodi

Così il boss Nirta tirava le fila del traffico di cocaina in direzione Nebrodi

Mario Meliado

Così il boss Nirta tirava le fila del traffico di cocaina in direzione Nebrodi

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martedì 19 Luglio 2022 - 11:18

Il boss di San Luca tradito da una scheda telefonica. Avrebbe venduto ai clan di Tortorici enormi partite di 'polvere bianca' mentre era ai domiciliari

REGGIO CALABRIA – Sarebbe stato il 45enne boss di San Luca Paolo Nirta – locrese di nascita – a “tirare le fila” della gang dedita al traffico di cocaina tra Calabria e Sicilia. Questa l’ipotesi accusatoria della Direzione distrettuale antimafia di Messina suffragata nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale peloritano Maria Militello.

Il gip firma 165 pagine fittissime in cui si ricostruisce il modo in cui la ‘ndrina artefice dell’eccidio di Duisburg – la città del Nord Rheno-Westfalia che nel Ferragosto del 2007 vide trucidati per mano dei Nirta-Strangio sei sanluchesi riconducibili all’asse criminale rivale dei Pelle-Vottari – ha monopolizzato il traffico di ‘neve’ in direzione-Nebrodi.

Il precedente: droga con rotta Barcellona Pozzo di Gotto

Per Nirta (cognato di Giovanni Strangio, presunto esecutore del bagno di sangue in Germania) non è una grande novità: e infatti gli si contesta la recidiva infraquinquennale.
Ma per i sanluchesi non è una gran novità proprio la ‘rotta della droga’ Reggio Calabria-Messina: nel febbraio scorso erano finito nel mirino della magistratura reggina. In quel caso a firmare l’ordinanza era stato il giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore su richiesta della Direzione distrettuale messinese – in quanto i Nirta-Strangio e i Giorgi di San Luca e gli Alvaro di Sinopoli avrebbero ben rimpinzato di cocaina i capienti depositi dei clan di Barcellona Pozzo di Gotto.

In una delle tante conversazioni captate dagli investigatori uno degli arrestati in quell’occasione, Mariano Foti, riferendosi a chi gli forniva la cocaina aveva specificato «che era di San Luca, indicandolo poi in Paolo Nirta». Chi era lo ‘ndranghetista locrideo per i trafficanti barcellonesi? Presto detto: era, ebbe a specificare Foti, «quello che comanda più di tutti, il capobastone».

Significativo l’apporto delle ‘ndrine vibonesi

NonsoloNirta, però: c’è altra ‘ndrangheta jonica attivissima nel narcotraffico in direzione Sicilia: per esempio tra i 13 destinatari di custodia cautelare in carcere ci sono tre elementi del Vibonese (i due serresi di nascita Gregorio Tassone, residente a Spadola, e Francesco Leandro, residente a Simbario; e Gregorio Lucio Vaianella di Stefanaconi, benché nato nella Capitale); mentre ai domiciliari è finito un 21enne di Sorianello (piccolo centro sempre in provincia di Vibo Valentia), Francesco Nesci, originario della limitrofa Soriano Calabro.

Il 45enne boss di San Luca Paolo Nirta: la Dda di Messina
lo accusa d’essere il fornitore della cocaina diretta nel Messinese

In termini di ruoli associativi, proprio Paolo Nirta sarebbe stato «stabile fornitore, dal quale i componenti dell’organizzazione acquistano ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, destinata alla successiva immissione nel mercato cittadino», mentre Vaianella, Leandro e Tassone sarebbero stati «stabili corrieri addetti al trasporto dello stupefacente dalla Calabria a Messina e alla consegna ai componenti dell’organizzazione» criminale.

Nello specifico, vengono indicati riscontri importanti sulla veicolazione e successiva vendita al dettaglio di una prima ‘partita’ da due chilogrammi di ‘polvere bianca’ sull’asse San Luca-Tortorici e poi di una seconda ‘partita’ di droga da un chilo, tutto nel giro di pochi giorni nel giugno dello scorso anno. E poi ancora luglio, e agosto…
Spostamenti e compravendite di stupefacenti frequenti e ravvicinati, insomma con l’apparente crisma della sistematicità.

Vendeva enormi quantità di ‘neve’ mentre era ai domiciliari

Paolo Nirta nel periodo d’indagine stava scontando i domiciliari a San Luca… «dove i sodali si sono recati più volte per gli approvvigionamenti», scrive il gip Militello.
E c’è un altro riscontro importante circa la sua identificazione e la sua proattiva operatività. Giuseppe Mazzeo, rivolgendosi a Filippo Tropea in casa di quest’ultimo, gli fa sapere che il fornitore non sarebbe potuto venire a Messina per via del ricovero del suocero. «E, a riscontro – così in ordinanza –, è stato accertato che il suocero di Nirta Paolo, che s’identifica in Strangio Domenico, alla data della conversazione era ricoverato presso l’ospedale di Locri», dove rimase dal 14 al 26 luglio 2021.

Tradito dalla tecnologia…

Insomma: non erano stati certo i rigori della misura cautelare a frenare l’intenso traffico di cocaina col Messinese.
Ma in questo caso il potente Nirta sarebbe stato inchiodato dalla tecnologia, come spesso accaduto anche in passato per membri anche molto influenti della criminalità organizzata. Il boss sanluchese, stando alla ricostruzione del gip Militello, avrebbe infatti «scambiato dei messaggi con i sodali, utilizzando una scheda intestata a soggetto straniero».

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