Successo meritato al Teatro dei 3 Mestieri per la pièce diretta da Roberto Solofria, anhe attore con Ilaria Delli Paoli
MESSINA – Al Teatro dei 3 Mestieri è andato in scena lo spettacolo “Costellazioni” di Nick Payne (produzione Teen Theatre) per la regia di Roberto Solofria. Protagonisti sul palco lo stesso Solofria insieme a Ilaria Delli Paoli. Una meritoria pièce, per un tempo di 1 ora e 15 minuti, di cui se il testo è di certo il fulcro, la interpretazione dei due ruoli, alias di Marianna, una fisica che studia la teoria delle stringhe, e Rolando, un apicoltore, ne costituisce valore assoluto, sotto una direzione con tocco leggero ma incisivo.
“Costellazioni”, il destino si compie differentemente negli universi paralleli
Le scelte possibili infinite, con le connesse conseguenze di ciascuna di esse, come messe a punto in questa ulteriore preziosa prova, priva di tradizionale strutturazione, è parte pregevolissima del cartellone della stagione “Irrefrenabile follia”. E che, di sicuro, è stata richiamo per gli spettatori che hanno affollato la prima dello spettacolo, con vere ovazioni finali, precedute da applausi anche a scena aperta.
Emotivamente coinvolgente, dunque, di quella autenticità spietata e commovente, che non rappresenta soltanto l’esistenza umana, ma ne costituisce essenza.
Il drammaturgo inglese Nick Payne, autore del geniale testo, con felice debutto londinese al Royal Court Theatre, nel 2012, vincitore del premio di Miglior Opera Teatrale, prende le mosse dalla disciplina della fisica quantistica, con paternità di Hugh Everett III, risalente al 1957. Fisica quantistica che rimanda ad un numero infinito di universi, ove tutto ciò di possibile accade. Ogni opzione intrapresa ne contempla in realtà innumerevoli altre in altre parti del cosmo, ove si concretizzano scelte differenti.
Il principio, valevole per ogni scambio relazionale, nell’ipotesi di specie è imperniato sul rapporto amoroso e genera, con la ripetizione delle situazioni di partenza, svolte altre, dando vita a ciò che chiamiamo vita in più mondi ,un “continuum” ove ogni potenziale azione origina una re-azione o contro-azione diversa. I registri sono allora estensibili al massimo, come lo sono le gamme esistenziali dell’universo, moltiplicate a dismisura e potenza infinita, poiché ci si immerge nella affascinante teoria del multiverso.
Roberto Solofria e Ilaria Delli Paoli ne sono stati affascinanti Artisti, quali espressioni dei nostri personaggi nelle loro infinitesimali fasi di approccio affettivo con le connesse sfaccettature quanto agli accadimenti.
Solofria ne è stato altresì delicato e minimalista regista.
La traduzione di Valerio Piccolo è apparsa realistica e rispettosa dello script (che può definirsi uno dei capolavori della contemporanea drammaturgia) e del suo significato, così come consona è sembrata l’essenzialità ridotta all’osso degli elementi scenici, di Nicola Bove e Vincenzo Leone, che unitamente al progetto sonoro, mai soverchiante, di Paki Di Maio, e ai costumi di un bianco-panna volutamente neutro, di Alina Lombardi,hanno contribuito alla” mise en espace” di indiscusso valore.
L’abilità, verbale, ma, “in primis”, mimica e gestuale attoriale, è stata straordinaria, laddove ogni “quadro”, in replica con pochissime varianti, ha prodotto una autentica sfida di interpretazione, assolutamente vinta, caratterizzandosi in ciascuna delle fattispecie altresì,per la sua intensità.
Il rapporto d’amore si scinde, si destruttura e scompone secondo le possibilità e opportunità sussistenti, con esiti che dal brillante e comico virano verso la malinconia e la disperazione, consentendoci, in un gioco di specchi, di entrare davvero, e non da mero pubblico “tout court” nelle maglie esistenziali, penetrandole e cogliendone la insita bellezza, nella sconfortante e in uno consolante caducità che impreziosisce – o dovrebbe farlo – la nostra essenza creaturale, costringendoci a riflessioni profonde anche sul senso dei nostri comportamenti e sulle dimensioni differenti che l’amore può allora assumere.
La fisica quantistica, da fondamentale punto di partenza, diviene allora mezzo per permettere di ragionare, con onestà intellettuale sulla comprensione e su una vera interconnessione che ciascuna nostra storia amorosa è in grado di esprimere, conducendoci a valori quali la compassionevole accettazione dell’altro e ricerca di autenticità.
Divenendo parte integrante delle storie abbiamo allora intrapreso un percorso interiore, con importante valenza psicologica, attraverso le nostre reali titubanze, nelle differenti modalità di confronto.
Un plauso ai “3Mestieri” per essere e confermarsi in ciascuna performance luogo di proposte connotate da vera vena di innovazione esplorativa, come in questa piece sulla miriade di possibili umane estrinsecazioni.
Le versioni alternative di universi paralleli, create da ogni nostra scelta, o non scelta, sono state sostanzialmente in grado di determinare una profonda percezione della nostra fragilità che produce conflitti, incertezze e occasioni mancate, in scenari sovrapposti, mettendo in scena la struggente verità delle nostre piccole esistenze.