Martorano e Ficara, al di là delle dichiarazioni di facciata, si siedano intorno ad un tavolo con la cordata locale per valutare concretamente la cessione del club. Il tempo è tiranno, ma la dignità non deve essere in gioco
UNO DI DIECI – L’avvenuta trasmissione della richiesta di iscrizione alla prossima serie D, consumatasi ieri, può portare l’Acr Messina ad imboccare diverse strade. Da chi crede ancora nella rinascita però, non sono ammessi ripensamenti: questo deve essere l’ultimo tentativo di attracco di una nave evidentemente in avaria. Per tornare a viaggiare a gonfie vele serve un cambio al timone. Un passaggio di consegne serio e reale, non di facciata. Se il gruppo locale ha davvero a cuore le sorti del Messina, e non abbiamo dubbi che sia così, faccia il possibile per rilevare la società e si riparta. Tutti insieme, uniti. Non dimentichiamo che i principali successi biancoscudati sono stati costruiti proprio attraverso l’unità d’intenti tra le varie componenti.
Nelle scorse settimane, da più parti, è stato evidenziato quanto potesse e possa essere complesso rilevare una società che dal punto di vista amministrativo e finanziario, non nascondiamocelo, non convince. Ed è probabilmente questo il vero motivo che ha frenato, ad oggi, l’acquisizione del club da parte di una cordata volenterosa e motivata, in grado di riportare Messina tra i professionisti. I frequenti interessamenti poi trasformatisi in nulla di fatto confermano questa riflessione. Alla situazione debitoria si aggiungerebbero presunti dubbi sulla “tenuta fiscale” dell’Acr, oltre ai rischi connessi ad eventuali passività occulte. Anche Paolo Siracusano, sul quale la tifoseria organizzata ripone molta fiducia, ha fatto capire che senza opportune garanzie l’operazione non può essere portata a termine. Il problema è che l’accordo con i reggini sembra lontano dall’essere trovato.
Non inganni il comunicato ufficiale diffuso ieri da Bruno Martorano. La disponibilità a trattare non può limitarsi a rispondere ad un offerta d’acquisto, ma deve concretizzarsi nell’effettiva predisposizione a trovare un’intesa accettabile da entrambe le parti. Giungono notizie di un presidente insofferente, deluso per non essere stato appoggiato a sufficienza dalla città e che, al di là delle dichiarazioni di facciata, non abbia più entusiasmo e “voglia di parlare” con i messinesi. Sappiano, Martorano e i suoi compagni di avventura, che anche i messinesi sono stanchi di ascoltare chiacchiere e promesse non mantenute. Quanto successo da marzo ad oggi testimonia la scarsa solidità di un gruppo che non è riuscito a fare meglio delle precedenti e criticate gestioni societarie. Ecco perché, se il gruppo calabrese vuole davvero farci un favore, essendo ancora legittimo proprietario del Messina, non prolunghi questo vergognoso calvario del quale si è reso protagonisti al pari dei predecessori.
Conosciamo tempi e modi che hanno preceduto l’ invio del fax con la richiesta di iscrizione spedito in extremis. Se vogliamo anche un po’ a sorpresa, visto che proprio Martorano e Ficara parevano essere decisi a finirla ieri. Adesso mancano dieci giorni alla scadenza del termine imposto dalla Lega per completare la richiesta di iscrizione al prossimo campionato. Ci si sieda intorno ad un tavolo, si cerchi una soluzione definitiva. Altrimenti si chiuda questa triste e opprimente pagina dello sport cittadino. Altre ipotesi, compresi passaggi di mano a fantomatici gruppi milanesi-calabresi, non sono accettate.
Servirà coerenza e maturità anche da parte dei tifosi, chiamati a non fare un passo indietro in nessun caso, nonostante il grande amore che li lega ai colori giallorossi. Gli ultimi “salvatori della patria”, accompagnati trionfalmente al San Filippo o al Celeste, hanno portato ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dunque prima di “regalare sciarpe”, si valutino i fatti facendo tesoro degli errori del passato. Non chiedendo “carità” a chi fino ad oggi si è “combattuto”: ne andrebbe della dignità dell’intero ambiente. Il tempo però stringe e purtroppo il margine d’azione sembra essere ridotto. Tutto in dieci giorni: che sia la volta buona. (E. Rigano)
La foto di Giovanni Isolino si riferisce ad uno striscione appeso oggi davanti la sede della “Gazzetta del Sud”
caro rigano tu a noi non ci devi insegnare niente!!meglio fare la guerra,no?così quando poi ci arrestano o diffidano siete i primi a buttarci merda addosso(vedi acireale),soltanto per un titolo più largo,quindi fatti il giornalista che noi ci facciamo il nostro!saluti
E’ come una partita a poker.
O una guerra dei nervi, se preferite, in cui sono il Gatto e la Volpe a condurre il gioco (dispiace dirlo, ma è così).
Martorano e Ficara sono convinti che all’ultimo momento la cordata locale – sotto la richiesta e la pressione dei tifosi – accetterà la qualunque … anche di accollarsi oneri fiscali e contributivi, passivi gestionali, buchi neri made in Santarelli e/o Chierichella … la qualunque, insomma, anche se onerosa e rischiosa (e vantaggiosa ovviamente per il Gatto e la Volpe).
Se Siracusano & C. sunnu scattri, facciano loro la faccia da poker: ostentino chiusura assoluta e totale, anche a 24 ore dal gong … anche a 12 ore, o a 6 ore dal gong, e facciano scendere il prezzo.
‘I scappi stritti non l’ama aviri nui autri, ma iddi dui … il Gatto e la Volpe.
E se non sarà così … quando a noi messinesi ci diranno quello che spesso ci dicono – ahimé! – ce lo saremo meritato in pieno.