Il possibile fallimento di Messinambiente rimette tutto in discussione, in bilico la transazione con Ato3, forti dubbi in ottica Piano di riequilibrio. Sulla sfondo un'ipotesi di concordato fallimentare che mal si coniuga con il progetto di creare una nuova società. E poi le recenti novità della Legge Madia che alimentano ulteriori timori.
Sono giorni di frenesia sul fronte rifiuti. Da un lato c’è sempre un servizio da gestire e garantire, in mezzo a difficoltà che sono sempre dietro l’angolo, come la chiusura improvvisa della discarica di Motta proprio a pochi giorni dal Natale e l’inevitabile accumulo di rifiuti con cui i messinesi stanno ancora una volta facendo i conti. C’è però un fronte ancora più caldo: il futuro ormai a brevissimo termine di tutto il comparto. Messinambiente e MessinaServizi Bene Comune. Una società decotta e piena di debiti da un lato, una società da costruire da zero, in teoria entro il 31 dicembre, dall’altro. Ovviamente fantascienza. E mentre l’assessore Daniele Ialacqua tenta di fare sopravvivere Messinambiente, senza peraltro preoccuparsi di eventuali ripercussioni che si potranno avere se la società di via Dogali dovesse fallire da un momento all’altro, a Palazzo Zanca ai piani alti dell’amministrazione i dubbi sono al livello massimo di attenzione.
Ad aumentare paure ed incertezze, ci si è messo di mezzo anche il recente avviso di garanzia notificato al Sindaco Accorinti sul fronte dei torrenti cittadini e degli scarichi illegali a mare, che sembra avere interrotto quella sorta di immunità che fino ad oggi sembrava essere stata notificata “in bianco” allo stesso Renato Accorinti.
Il 31 dicembre scade il servizio a Messinambiente e, come già abbiamo più volte sottolineato, non è scontato l’ennesimo affidamento temporaneo alla società di via Dogali. Ma proviamo a capire quali sono i motivi.
Intanto il possibile fallimento della società non consentirebbe un affidamento anche breve alla stessa e ad affermarlo è il nuovo Dirigente del Dipartimento Ambiente Maurizio Castronovo che, in recentissime note indirizzate al sindaco e alla giunta, ha eccepito sia dal punto di vista giuridico che tecnico la prosecuzione del servizio. Sul punto, peraltro, è stato chiesto, sempre da Castronovo, un parere all’Avvocatura Comunale che, sembra, non sia stato ancora espresso dai legali del Comune.
In secondo luogo a Palazzo Zanca molte sarebbero ormai le perplessità sulla sussistenza in vita di Messinambiente, e questo in ottica Piano di Riequilibrio.
Vi è al momento una forte perplessità, sia da parte di alcuni Assessori che dello stesso Direttore Generale Antonio Le Donne, a varare la famosa transazione tra Comune, Ato3 e Messinambiente. Innanzitutto sembrerebbe impossibile per varie ragioni assumere in carico al Comune le perdite prodotte dalla società, tra l’altro aumentate notevolmente anche nel periodo di gestione dell’attuale giunta Accorinti. Vi è poi un’ulteriore cautela su questo argomento, dopo l’invio alla Procura della richiesta di istanza di fallimento della Società Messinambiente, in quanto gli scenari, a eventuale fallimento decretato, sarebbero diversi e accenderebbero i riflettori sia della Procura che della Corte dei Conti sugli atti fin qui prodotti dall’Amministrazione Accorinti e dalla Società di via Dogali.
Senza la transazione non sarà possibile per Messinambiente presentare una richiesta di Concordato al Tribunale Fallimentare, un’ipotesi su cui si sta lavorando da giorni e che però mal si coniuga con la volontà di costituire una nuova società da parte della Giunta Accorinti. Inevitabile porsi una domanda: che senso ha presentare una richiesta di concordato quando già si sa che la volontà dell’Amministrazione è quella di non continuare con Messinambiente? Come potrà essere accolta?
In coerenza con questo quadro vi è poi un ulteriore elemento di timore che, al momento, è all’attenzione del Direttore Generale Antonio Le Donne e di alcuni componenti della Giunta. Si può realmente ripianare la perdita di una Società Partecipata? La Legge non lo permetterebbe e su questo interviene di nuovo il Dlgs 175/2016, la Legge Madia sulle Società Partecipate, con l’articolo 14.
Anche se al primo comma si permette che le “Società a partecipazione pubblica sono soggette alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo…” al successivo comma 4 si recita che “non costituisce provvedimento adeguato la previsione di un ripianamento delle perdite da parte dell'amministrazione o delle amministrazioni pubbliche socie, anche se attuato in concomitanza a un aumento di capitale o ad un trasferimento straordinario di partecipazioni o al rilascio di garanzie o in qualsiasi altra forma giuridica, a meno che tale intervento sia accompagnato da un piano di ristrutturazione aziendale, dal quale risulti comprovata la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell'equilibrio economico delle attività svolte”. Un passaggio che si pone in forte contrasto con la costituzione di una nuova Società. Infine, al comma 5 si prevede che “le amministrazioni non possono, salvo quanto previsto dagli articoli 2447 e 2482-ter del codice civile, effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore delle società partecipate, con esclusione delle società quotate e degli istituti di credito, che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio ovvero che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali. Sono in ogni caso consentiti i trasferimenti straordinari alle società di cui al primo periodo, a fronte di convenzioni, contratti di servizio o di programma relativi allo svolgimento di servizi di pubblico interesse ovvero alla realizzazione di investimenti, purché le misure indicate siano contemplate in un piano di risanamento, approvato dall'Autorità di regolazione di settore ove esistente e comunicato alla Corte dei conti, che contempli il raggiungimento dell'equilibrio finanziario entro tre anni. Al fine di salvaguardare la continuità nella prestazione di servizi di pubblico interesse, a fronte di gravi pericoli per la sicurezza pubblica, l'ordine pubblico e la sanità, su richiesta dell’amministrazione interessata, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con gli altri Ministri competenti e soggetto a registrazione della Corte dei conti, possono essere autorizzati gli interventi”.
Leggendo questi passaggi viene naturale porsi dei quesiti per cercare di capire in quale direzione voglia andare l’amministrazione, soprattutto per comprendere se eventuali soluzioni tampone non siano in netto contrasto con i progetti futuri. Il servizio dev’essere garantito, i cittadini hanno pagato tasse salatissime e la città non può sprofondare nella sua spazzatura. Ma qual è la strada giusta? L’assessore Ialacqua punta tutto sugli atti sfornati dalla giunta Accorinti sulla costituzione della nuova società e relativo affidamento dei servizi. Delibere corpose che ancora non sono arrivate neanche sui tavoli del Consiglio comunale, a cui spetta l’ultima parola. L’anno però sta per finire. Ed è arrivato il momento di scegliere.
Francesca Stornante
veramente punta sulla passeggggiata al Cimitero Monumentale
veramente punta sulla passeggggiata al Cimitero Monumentale