"Covid e Banche: la strage delle imprese e la moratoria"

“Covid e Banche: la strage delle imprese e la moratoria”

Autore Esterno

“Covid e Banche: la strage delle imprese e la moratoria”

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martedì 14 Aprile 2020 - 08:41

Covid e Banche, prima puntata della riflessione a "4 mani" di Franco De Domenico e Rosetta Di Perna. Serve moratoria più equa

Di seguito l’articolo di Franco De Domenico e dell’avvocato Rosetta Di Perna: “Covid e banche I puntata: sulla moratoria iniqui distinguo per brevi ritardi;  ma intanto le banche si preparano a svendere i crediti.

COVID-19 oltre che uccidere migliaia di concittadini rischia di fare una strage di imprese, specie nella nostra regione, caratterizzata da un tessuto economico debole che sconta già un condizionante gap infrastrutturale e reddituale. Ci saremmo aspettati, pertanto, che, a fronte misure di sostegno finanziario alle imprese previste dal decreto “Cura Italia” e dal “decreto liquidità”, un atteggiamento cooperante e soprattutto espansivo del sistema bancario italiano.

L’insensibilità delle banche

Le banche, tuttavia, non perdono occasione per dimostrare l’assoluta insensibilità che è anche l’altra faccia di un “sistema” scarsamente competitivo, poco incline all’innovazione, finanziariamente fragile e che ha sempre scaricato sulla collettività la propria incapacità gestionale a fronte di compensi immorali del management, visti i risultati degli ultimi dodici anni.

Attenti alle speculazioni

   Suona, pertanto, come una beffa che il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, in una recente intervista, abbia sostenuto la necessità di adottare, in occasione della nuova emergenza, una moratoria straordinaria, proponendo di concedere la “moratoria sui debiti di tutte le aziende per un anno”.    Condividiamo! Ma senza speculazioni da burocrati: questa può e deve essere l’occasione per modificare le norme bancarie, divenute troppo restrittive negli ultimi anni, troppo sbilanciate a tutelare il sistema bancario e ad asfissiare le imprese. Lo stesso Patuelli, arriva ad affermare come appaia insensato –a maggior ragione dopo questo disastro– considerare in stato di pre–fallimento le aziende in ritardo di solo tre mesi sulla restituzione del debito, perché i tempi di pagamento italiani sono stati sempre più lenti di quelli europei. 

La moratoria straordinaria

E’ del tutto evidente che si debba prevedere una moratoria straordinaria, che superi le rigide classificazioni dei predetti crediti in NPL (non performing loans) solo sulla base del Regolamento UE 171/2018, proprio perché si avverte lo squilibrio e l’iniquità di una normativa oggi più che mai anacronistica. E’ illogico che una norma imponga alle banche di considerare un’impresa in “default”, anche per un arretrato di poche centinaia di euro per più di 90 giorni, prescindendo, peraltro, dalle garanzie patrimoniali a presidio del credito e dalla capacità futura dell’azienda di generare flussi finanziari.

Il Cura Italia e le banche

Infatti sebbene l’art. 56 del decreto “cura Italia” preveda che possano beneficiare della moratoria “le imprese le cui esposizioni debitorie non siano, alla data di pubblicazione del presente decreto, classificate come esposizioni creditizie deteriorate”, tuttavia continua precisando; “secondo la disciplina applicabile dagli intermediari di riferimento”. Questo ultimo inciso fa saltare il banco, poiché è stato sfruttato dall’ABI, per una interpretazione, attraverso la circolare del 20 marzo scorso, peraltro recepita ed avallata dal MEF, come un ulteriore condizione all’accesso alla moratoria, ossia che l’ultima rata sia insoluta da non oltre 90 giorni, mentre avrebbero potuto utilizzare altri criteri di anomalia previsti nello stesso Regolamento CE.

Risultato: di fatto si escludono ingiustamente dalla moratoria molti cittadini e imprese che alla data di pubblicazione del decreto avevano il finanziamento in corso, non revocato, perché considerati solvibili dalla banca, sebbene con un ritardo superiore a 90 giorni.

Si gioca sulla pelle dei cittadini

Orbene, tutto ruota intorno a questo grave equivoco, ma oggi non è il momento di giocare sulla pelle dei cittadini, dei piccoli imprenditori, del sistema economico; la moratoria deve essere seria e senza condizioni, va quindi modificato l’art. 56, ammettendo tutti i crediti per i quali il finanziamento, alla data del decreto, non sia stato formalmente revocato dalla banca. Infatti se le banche non hanno ritenuto di revocare il credito significa che hanno dato fiducia a quella impresa evidentemente sulla base di una valutazione che non possono rimangiarsi a convenienza, solo per usufruire di benefici fiscali a danno del sistema produttivo.

Facciamo l’esempio di un albergo; come è noto nei mesi invernali può entrare in affanno nei pagamenti, tuttavia le banche stesse, conoscendo i flussi finanziari, tollerano i ritardi che vengono colmati nel periodo estivo e certamente non revocano il fido, mantenendo il cliente in bonis. Ebbene secondo l’interpretazione ABI, la manovra Covid (emanata per aiutare), impedisce a questo albergo di accedere alla moratoria e, soprattutto, determinerà la classificazione del credito come deteriorato: un paradosso!

Intervenga la politica

La politica intervenga, al di là dei colori, modificando l’art. 56 per impedire alle banche di compiere un vero crimine economico, di speculare sulla normativa che consente loro di liberarsi dei crediti, classificati NPL solo per il decorso del termine dello scaduto, svendendoli a società di cartolarizzazione a prezzi di vero saldo, con l’aggravante di poter usufruire delle misure premiali previste dallo stesso “cura Italia”, all’art. 55, che consente di ottenere benefici fiscali, sotto forma di credito d’imposta.

Appare più che mai urgente utilizzare questo straordinario momento per rivedere tutta la normativa sulla cartolarizzazione dei crediti, drogata dal beneficio fiscale, riconducendola a un principio di equità con la previsione, ad esempio, di un diritto di prelazione a favore del debitore, che gli consenta di estinguere il debito pagando l’importo al quale la banca intende cartolarizzare il credito. Tale previsione consentirebbe, comunque, alle banche di usufruire del beneficio fiscale, senza tuttavia consegnare il debitore e la sua dignità in balia della speculazione.

Moratoria più equa

In conclusione, nell’attesa di chiarezza sul “decreto liquidità”, la moratoria deve essere estesa a chiunque abbia un credito non revocato per equità, per la tenuta del Paese, per non interrompere il dialogo con i cittadini, per non abbandonarli nelle difficoltà, per non consentire agli speculatori di farla da padrona!

Francesco De Domenico Università di Messina

Rosetta Di Perna Avvocato d’impresa

Un commento

  1. E’ tutto vero ma la colpa non è solo della politica o delle banche che legittimamente ma non altruisticamente fanno il loro interesse. In tutto questo mi chiedo cosa fa la società civile? cosa fanno gli intellettuali? Cosa fa l’università?
    Non sono un politico e non mi indigno se un politico non è all’altezza del suo lavoro, mi indigno per la società civile che non è in grado di selezionare la classe politica e soprattutto non è in grado di orientare le scelte politiche.

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