Covid e burocrazia: infermiera in isolamento da 1 mese: "Voglio aiutare i colleghi"

Covid e burocrazia: infermiera in isolamento da 1 mese: “Voglio aiutare i colleghi”

Rosaria Brancato

Covid e burocrazia: infermiera in isolamento da 1 mese: “Voglio aiutare i colleghi”

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giovedì 17 Dicembre 2020 - 11:30

"Attendo da giorni il via libera per tornare in ospedale al Papardo, dove i miei colleghi fanno i doppi turni. Hanno bisogno di me" racconta

Lei è un’infermiera del Papardo e da quasi un mese è in isolamento domiciliare. Racconta di un disagio che si ripercuote anche nel lavoro dei colleghi, che devono fare a meno, in un momento drammatico, della sua presenza in ospedale.

In quarantena da 28 giorni

L’infermiera (la lettera è firmata), è in quarantena da 28 giorni. E’ il 17 novembre quando fa il tampone. Due giorni dopo, il 19, le viene comunicato l’esito: positiva anche se asintomatica. “Inizio quindi la quarantena avviando tutte le procedure del caso, incluso lo smaltimento dei rifiuti che, nonostante le numerose sollecitazioni, inizia dopo 17 giorni. Comincia da parte mia una difficoltosa richiesta d’informazioni sia dall’Azienda Papardo  che  dall’ ASP  di Messina, dalle  quali ricevo  solo  frammentane  risposte approssimative e discordanti tra loro”.

Dal 7 dicembre è negativa

Dopo 16 giorni G.L. fa il secondo tampone nel drive in dell’ex ospedale Margherita (comprensivo di 3 ore di fila in auto….). Il 14 dicembre dopo ripetute te!efonate le comunicano che il tampone è stato processato il 7 dicembre e risulta negativo.

Voglio essere d’aiuto ai colleghi

Rimango pertanto in attesa della liberatoria che a tutt’oggi non ho ricevuto. Sento  il bisogno di segnalare pubblicamente le mie riflessioni perché in questo momento d’emergenza abbiamo una realtà sanitaria al collasso dove com’è noto vengono accorpate le unità operative per reperire infermieri e destinarli ad altri reparti. I colleghi spesso sono sottoposti a doppi turni, rimanendo comunque una forza lavoro decisamente inferiore a quella necessaria. D’altro canto invece c’è chi, come me, è in infortunio prolungato, situazione che evidenzia una profonda incongruenza. Non sarebbe stato più semplice avere un canale preferenziale per evitare tali disagi? Senza tralasciare l’aspetto emotivo e psicologico  che é messo a dura prova dal prolungato e forzato isolamento provocato da disorganizzazioni burocratiche, lassismo e incompetenze di chi avrebbe dovuto gestire il delicato momento con buonsenso e professionalità”.

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