Una manifestazione simbolica per ricordare che a Messina stanno morendo decine di attività e di piccole imprese
VIDEO— E’ stata un’iniziativa simbolica, probabilmente l’ultima a Messina perché le prossime si faranno a Palermo. E’ stato un modo per ricordare che a Messina moltissime attività sono morte nel silenzio e che il futuro è sempre più nero. In Italia sono più di 70 gli imprenditori che hanno deciso di farla finita, ed altri hanno tentato di togliersi la vita.
Tasse, affitti, bollette
Massimo rispetto per le vittime della pandemia hanno detto oggi i manifestanti, ma non dimentichiamo chi è ridotto allo stremo. Migliaia di attività stroncate da tasse, bollette, affitti, contributi. E per le quali oltre alle chiusure ci sono stati magri ristori. Le bollette continuano ad arrivare, molte tasse sono state soltanto rinviate di un mese, e nel frattempo gli affitti continuano a dover essere pagati. Così oggi la manifestazione in ricordo di un mondo produttivo che sta morendo è stata simbolica, e ogni singolo presente ha esposto un cartello ricordando che si muore anche di tasse, contributi, balzelli, bollette.
Chi soffre a Messina
Soffrono a Messina ristoratori, esercenti, piccoli imprenditori, artigiani, il mondo delle palestre, le scuole di danza, il mondo dello spettacolo, agenzie di viaggio. Gli invisibili. A Piazza Municipio, davanti ad una “bara” con tutte le cause che portano la fine delle attività, sono intervenuti brevemente Daniele Zuccarello, Lino Santoro Amante, Danny Anna, a nome di chi si è visto impossibilitato a rialzarsi. L’artista che ha contribuito all’iniziativa è Alessia Oliveri.
Vogliamo lavorare
Le richieste sono precise, fateci lavorare in piena sicurezza. Siamo pronti ad attuare le restrizioni, vi chiediamo solo di aiutarci a riattivare il mondo produttivo anche attraverso il prolungamento degli orari. In ginocchio anche le palestre come ricordato in un intervento, le Partite Iva. La prossima manifestazione sarà a Palermo perché se l’agonia continua senza risposte chi è al collasso è pronto a incatenarsi davanti alla sede della Regione Siciliana. “Stiamo pagando un prezzo altissimo e nessuno ci ascolta. Se proprio volete lasciarci chiusi vi chiediamo il reddito d’impresa. Ma se moriamo noi muore lo sviluppo”.