Antonella è chiusa in casa dal 26 novembre insieme alla figlia, mentre il figlio di 26 anni è stato ricoverato per Covid. Inutili tutti i tentativi di avere risposte dall'Asp di Messina
Paradossi, beffe, amarezza, sconforto. Storie di persone che a Messina si trovano a dover combattere il Covid e tutte le paure che inevitabilmente porta con se, ma soprattutto finiscono in un vortice infernale di ritardi e mala burocrazia.
«Non avrei mai pensato di incappare in una situazione del genere. Gestiscono l’emergenza sulla pelle della gente abbandonata al proprio destino. Mi dicono di aspettare, ma cosa devo aspettare ancora? Non sappiamo più a chi rivolgerci».
La storia di Antonella
Sono le parole di Antonella Niosi, una mamma che dal 26 novembre è chiusa in casa senza neanche aver mai fatto un tampone. Un’altra vicenda che testimonia l’assoluta incapacità della gestione da parte dell’Asp di Messina di fronte al carico dei contagi da Covid che si sono diffusi in città.
Il figlio positivo
Antonella ha due figli di 26 e 21 anni. Andrea, il più grande, il 26 novembre inizia ad accusare dei lievi sintomi. Subito si chiudono in casa e cercano di monitorare come si evolve la situazione. Antonella segnala il problema al medico, chiama l’Asp di Messina, chiede un tampone. Ma non succede nulla. Il 2 dicembre le condizioni di suo figlio si aggravano. Inizia ad avere importanti crisi respiratorie e così chiama l’ambulanza. Il figlio viene ricoverato al Policlinico, l’esito del tampone molecolare è positivo. Ha il Covid.
Tra paure e preccupazioni per un figlio ricoverato in ospedale, Antonella non si butta giù e ricomincia a tartassare l’Asp di mail e telefonate. Lo stesso fa il suo medico. Ma ancora nulla. Lei e sua figlia sono state a contatto con Andrea che è risultato positivo, vogliono sapere se lo sono anche loro. Senza alcuna indicazione o procedura avviata, restano chiuse in casa perché sanno che potrebbero avere il Covid e non vogliono mettere a rischio nessuno. Ma per loro non arriva nessun tampone.
Nessuna risposta
Passano i giorni, nel frattempo per fortuna il figlio migliora, ha fatto il tampone ed è negativo. Potrebbe essere dimesso già domani. Ma come fanno tornare a casa un ragazzo appena guarito dal Covid senza sapere in che condizioni sono mamma e sorella che lo aspettano a casa? «Siamo sicure di averlo avuto anche noi, abbiamo avuto sintomi lievi in queste settimane, abbiamo fatto una cura domiciliare grazie al nostro medico. Adesso stiamo bene. Ma è normale questa situazione?».
Domenica Antonella ha ricevuto una telefonata da un medico dell’Asp. Le hanno detto che per il tampone sarà inserita tramite una procedura d’urgenza. Urgenza, dopo oltre venti giorni di silenzio e assurdità. E se domani suo figlio potesse davvero tornare a casa? «Mi hanno chiesto di aspettare. Vorrei che mi spiegassero cosa dobbiamo ancora aspettare».
Il grazie al Policlinico
Un grazie invece Antonella vuole dirlo al Policlinico di Messina, dove suo figlio è stato ricoverato. «Sono stati tutti veramente gentili, ci hanno rassicurato ogni giorno con positività e coraggio. Ci hanno trasmesso speranza e serenità, si sono presi cura di mio figlio con amore e professionalità».
Purtroppo tutto questo è all’ordine del giorno. Io sono stato in isolamento domiciliare ben 39 giorni e una mia collega ad oggi fa 47 giorni. Ritardi in tutto: dall’effettuazione del tampone al risultato ( quando nn si perde) e persino attesa per la liberatoria. Molta disorganizzazione da parte dei vertici di un’ASP completamente satura e in panne!!!!