L’Ance nazionale spinge per la regionalizzazione del patto di stabilità anche in Sicilia. Ricciardello (vicepresidente Ance Messina): "E' indispensabile che dalla regione Sicilia e dal governo nazionale provengano segnali di fiducia alle imprese"
Difficoltà finanziarie del comune di Messina, rischio di sforamento del patto di stabilità, nessuna certezza per le imprese che vantano crediti nei confronti di Regione ed enti locali. Questi e tanti altri i motivi che hanno spinto l’Ance Messina – Associazione nazionale costruttori edili, a sostenere l’azione comune a livello regionale di Ance e Confindustria sui ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione.
I presidenti di Ance Sicilia e Confindustria, Ferlito e Montante si sono impegnati a porre in atto delle iniziative congiunte nei confronti sia del governo regionale che nazionale.
“I dati forniti ad Ance Sicilia dal centro studi dell’Ance nazionale danno un importo di circa un miliardo e mezzo di euro di crediti vantati dalle imprese edili nei confronti della pubblica amministrazione – spiega il vice presidente Ance Messina, Antonino Ricciardello -. Le norme europee prevedono il pagamento a 60 giorni, mentre gli imprenditori siciliani si trovano a gestire una attività essendo obbligati a pagare dipendenti, contributi previdenziali, imposte, cartelle esattoriali entro scadenze inderogabili e con pesantissime sanzioni, e riscuotendo i crediti a 400 giorni se non di più o, come nel caso del comune di Messina, con il rischio di un paventato blocco dei mandati fino a marzo 2013”.
L’Ance nazionale spinge per la regionalizzazione del patto di stabilità anche in Sicilia, che nelle 16 regioni italiani che nel 2012 lo hanno adottato ha prodotto buoni risultati.
“E’ indispensabile però, malgrado l’approssimarsi delle elezioni regionali non consenta di avere interlocutori certi in ambito regionale –prosegue l’ing. Ricciardello – che dalla regione Sicilia e dal governo nazionale provengano segnali di fiducia alle imprese, attraverso provvedimenti che sostengano i sistemi produttivi e non siano, ad esempio, deroghe del patto di stabilità per stabilizzare le sacche di lavoro è precario”.
Il permanere dell’attuale stato di inerzia, secondo i costruttori messinesi, non potrà che acuire e rendere probabilmente senza via d’uscita lo stato di profondissima crisi in cui versa il settore edile nella nostra provincia.