Dopo mesi di conciliazioni, dicono no alla riduzione del loro tariffario
“Dovete cambiare il decreto che declassa la nostra professione. Altrimenti scioperiamo-. Così, i sindacati degli analisti si schierano in prima linea contro il decreto assessoriale che abbatte il loro tariffario.
Dall’1 ottobre, la Regione ha stabilito di applicare la riduzione del 20% nel totale delle loro prestazioni. Ieri, a Palermo, si è riunito il tavolo tecnico tra esponenti di categoria, lavoratori e funzionari del governo regionale. I clinici erano rappresentati dal Presidente Regionale di Federbiologi, Pietro Miraglia, da Nino Castagna di Anisap, da Felice Merotto di FENAP, da Battaglia per CONFINDUSTRIA e dal Dottor Marasà di CTDS. In rappresentanza della dirigenza amministrativa dell’Assessorato sono intervenuti il Direttore Generale, Castellucci, Giacinto Beninati, Francesco Coppolino e Michelangelo Scopelliti.
“Entro 24 ore, la Regione deve accettare le nostre richieste – dichiara oggi Miraglia. Se non abolirà il decreto, fermeremo le attività dei laboratori clinici di tutta la Sicilia. Torneremo a protestare trascinando titolari e dipendenti delle strutture sanitarie che rischiano di chiudere battenti-, afferma il sindacalista.
Il provvedimento, previsto dalla Finanziaria nazionale, fa gridare allo scandalo perché va contro le esigenze della classe medica. “Troppo penalizzante e troppo discriminante nei confronti di certi specialisti- – ribadiscono le sigle sindacali.
In particolare, le legge indica due fasce su cui colpire: “Laboratori e Diagnostica-. Intanto, si punta il dito solo sugli studi di analisi. “Insieme a questi, però, vengono penalizzati cinque milioni di Siciliani, puntualizza Miraglia. Secondo l’ultimo censimento, sono tanti i cittadini della Regione che dovranno ricorrere agli ospedali per sottoporsi ad analisi cliniche-.
“I nostri studi servono a snellire i servizi sanitari pubblici, oltre a fornire un impiego a 5000 persone- – aggiunge il Presidente di Federbiologi.
“Se le decisioni regionali non cambiano – conclude -ci rivolgeremo a tutti gli enti giudiziari per farci ascoltare, dalla Procura della Repubblica alla Corte dei Conti. Così, le denunce seguiranno ai preannunciati scioperi-.