Il volume voluto dalla Fondazione Migrantes e realizzato dai giornalisti di Tempostretto Elena De Pasquale e Nino Arena sarà presentato domenica a Lampedusa
Giorni drammatici, storie di vita vissuta ma anche di vite spezzate, cartoline di disperazione e di un’emergenza umanitaria che non può e non deve essere distante da noi. I continui sbarchi nelle isole delle Pelagie di Lampedusa e Linosa hanno rappresentato questo e molto altro e sono stati raccontati col piglio del cronista che vede coi propri occhi e ascolta con le proprie orecchie nel libro “Sullo stesso barcone. Lampedusa e Linosa si raccontano”, che domenica 23 ottobre, alle 17, a Lampedusa, verrà presentato nel salone parrocchiale della chiesa di S. Gerlando. A descrivere episodi e storie di un’emergenza divenuta quotidianità i nostri colleghi di Tempostretto Elena De Pasquale e Nino Arena, direttore della nostra testata. Voluto dalla Fondazione Migrantes e pubblicato dalla Tau-Editrice, il lavoro è stato realizzato grazie alla partecipazione dell’Ufficio Regionale per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana e dell’Ufficio Diocesano Migrantes di Messina. La presentazione sarà introdotta e moderata da don Stefano NASTASI, parroco di Lampedusa. A seguire gli interventi di mons. Bruno SCHETTINO, arcivescovo di Capua e presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI, di mons. Domenico MOGAVERO, vescovo di Mazara del Vallo e membro della Commissione Episcopale per le Migrazioni della Cei, di mons. Giancarlo PEREGO, direttore generale della Fondazione Migrantes e del Diac. Santino TORNESI, direttore dell’Ufficio Regionale per le Migrazioni della Cesi.
La parola passerà poi agli autori del libro, Elena DE PASQUALE e Nino ARENA, cronisti-volontari dell’Ufficio Diocesano Migrantes di Messina. Il libro, strutturato in dodici capitoli, racconta i giorni della grande emergenza vissuti nelle Isole delle Pelagie a seguito dell’esodo dalle coste nordafricane di migliaia di uomini, donne e bambini che a bordo di malandati “pezzi di legno” hanno raggiunto le coste di Lampedusa e di Linosa, lasciandosi alle spalle la povertà e le guerre che dilaniano i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Gli autori hanno voluto documentare quei giorni, andando oltre la quotidiana cronaca degli eventi, ma cercando di capire a fondo come gli isolani, da tutti riconosciuti in quei giorni come “maestri d’accoglienza”, abbiano vissuto le fasi più concitate di oltre due intensi mesi di sbarchi, che hanno portato a Lampedusa più di seimila migranti, tanti quanti sono i residenti censiti nelle Pelagie.
I giornalisti nel corso dei due viaggi nel cuore del Mediterraneo, il primo nel mese di aprile e il secondo nel mese di maggio, hanno raccolto le testimonianze, le riflessioni, i pensieri e gli sfoghi di lampedusani e linosani, capaci di reggere sulle proprie spalle il peso di un’emergenza che sin dalla notte del primo imponente sbarco, il 9 febbraio 2011, hanno affrontato in completa solitudine. I silenzi della politica, l’indifferenza dell’Europa, il fallimento di una diplomazia incapace di attivare opportuni strumenti di intervento, sono considerati dalle comunità delle Pelagie le ragioni principali dei momenti di tensione vissuti nei giorni degli incessanti sbarchi dei disperati. Prigionieri della loro “i-solitudine”, lampedusani e linosani hanno dato vita a un “macchina della solidarietà”, che ha permesso di rompere il muro della diffidenza andando incontro a chi ha avuto bisogno di un pacco di biscotti, di una bottiglia di latte o anche solo di un sorriso.
Gli abitanti della “maggiore” delle due consorelle del Mediterraneo, che hanno trovato nella parrocchia guidata da Don Stefano Nastasi il proprio “quartier generale” di accoglienza, non si sono tirati indietro e ancora oggi, a distanza di mesi, nonostante i recenti fatti di settembre, sentono il bisogno di ricordare e condividere insieme momenti che hanno fatto riscoprire il vero significato dell’essere “Isola delle Genti”, rifugio sicuro e faro di speranza nella culla del Mediterraneo. Ieri come oggi, oggi come domani.