Molti incendi sono di origine dolosa e l'arresto del pastore dei Nebrodi ne è una prova lampante
In un comunicato, l’associazione mette con le spalle al muro le amministrazioni comunali che non hanno ancora attivato un catasto delle zone incendiate. Centinaia di ettari di boschi e macchia mediterranea distrutti, perdita di biodiversità, accentuazione del rischi idrogeologico. Le inchieste avviate, intanto, confermano la matrice dolosa degli incendi ed il nesso con interessi relativi alla sfruttamento del territorio. Ultimo caso in ordine di tempo l’arresto di un pastore dei Nebrodi, operaio trimestrale della Forestale assunto nel servizio antincendio, ritenuto responsabile dei roghi che hanno distrutto 45 ettari di bosco e raggiunto alcune case della periferia di Messina.
-L’episodio è particolarmente grave – dichiara Tiziano Granata, responsabile Ufficio Ambiente e Legalità di Legambiente Sicilia – Al grave danno ambientale si somma infatti quello arrecato all’immagine ed al lavoro dei tanti forestali che rischiano giornalmente la vita nello spegnimento degli incendi. Valuteremo senz’altro – conclude – la possibilità di costituirci Parte Civile all’eventuale procedimento giudiziario-.
Secondo Legambiente, occorre pure prevenire gli incendi attivando quei provvedimenti previsti dalla Legge per disincentivare gli interessi ad essi collegati. In Sicilia, continua il comunicato, sono ancora troppi i Comuni che non hanno provveduto ad istituire il catasto delle aree percorse dal fuoco ed a far scattare in conseguenti vincoli di immodificabilità della destinazione d’uso dei suoli incendiati.“L’istituzione del catasto costituisce un formidabile deterrente in quanto non consente di acquisire vantaggi economici dagli incendi – afferma Salvatore Granata, segretario di Legambiente Sicilia. Non a caso – conclude – nei comuni questa norma è stata a applicata si è registrata una diminuizione del numero degli incendi-