Nel suo archivio portatile, il boss Salvatore Lo Piccolo aveva meticolosamente classificato e raccolto a parte tutti i ‘pizzini’ ricevuti da Bernardo Provenzano, il padrino corleonese arrestato l’11 aprile 2006. I messaggi di ‘Binnu’, in tutto una trentina, sono stati ritrovati dentro una busta dagli inquirenti tra le carte sequestrate lunedì scorso nella villa di Giardinello.
Il tema di questi messaggi, a un primo esame, riguarderebbe prevalentemente gli affari e gli interessi in comune con Provenzano, risalenti al periodo precedente al suo arresto: estorsioni, favori e ‘messe a posto’. Sui motivi della loro conservazione nell’archivio dei Lo Piccolo, gli investigatori ipotizzano la necessità di continuare a utilizzare alcuni riferimenti del boss corleonese, nonostante il tempo trascorso dalla sua cattura.
Sono circa trecento in tutto i pizzini sequestrati ai Lo Piccolo. Quasi tutti risultano scritti a mano, solo una piccola parte a macchina, in caratteri maiuscoli. Tra le carte sequestrate e ordinatamente catalogate che stamane sono state depositate in Procura, ci sono anche due cartelle di colore blu e arancione: una contiene la corrispondenza di Salvatore Lo Piccolo, l’altra quella del figlio Sandro.
In più, l’archivio dei boss contiene numerose buste colme di fogli e appunti, diversi bloc notes, e alcune lettere personali, alcune che riguardano raccomandazioni o richieste di favori, altre indirizzate da Salvatore alla moglie e ai figli, e da Sandro ad alcune donne.
I due Lo Piccolo, entrambi detenuti al regime di 41 bis nel carcere di Milano Opera, hanno incontrato questa mattina il loro difensore, l’avvocato Alessandro Campo. Il legale ha effettuato in mattinata i due colloqui ‘separati’, incontrando prima Salvatore e poi Sandro Lo Piccolo. Gli argomenti trattati sarebbero stati esclusivamente ‘tecnici’, e avrebbero riguardato la complessa mole di accuse che vengono contestate ai due boss.
La Procura di Palermo convocherà nei prossimi giorni i titolari degli esercizi commerciali di Palermo citati nel libro-mastro dei Lo Piccolo. Si tratta di decine di commercianti e imprenditori che hanno pagato il pizzo al racket e che figurano negli elenchi dei boss. Saranno prima identificati e successivamente citati in Procura per fornire informazioni utili alle indagini.
L’esame dell’archivio ritrovato nella villa di Giardinello è cominciato da pochi giorni, ma appare già evidente che la grande maggioranza del materiale riguarda proprio la contabilità delle estorsioni. Per la precisione e la meticolosità degli elenchi ritrovati, gli inquirenti hanno definito l’archivio dei Lo Piccolo un autentico ‘libro-mastro’, del tutto simile a quello sequestrato nel 1991 a Nino Madonia nel covo di via D’Amelio.
Anche in quel caso nella contabilità del boss erano annotate le entrate relative alle estorsioni ai danni di decine di commercianti palermitani. Gli inquirenti definiscono i Lo Piccolo degli autentici ‘ragionieri’ del pizzo: nei loro elenchi, da una parte, sono indicati gli esattori, accanto le cifre da incassare o quelle già incassate, e poi ancora i nomi degli esercenti taglieggiati. Gli esattori sono indicati con delle sigle o soprannomi. Le vittime del pizzo sono citate in chiaro, alcune con nominativi individuali, alcune con i nomi dell’esercizio commerciale.