E’ confermata la sentenza di primo grado, cioè l’assoluzione decisa in primo grado per il boss tortoriciano Sergio Antonino Carcione.
E’ questo il verdetto pronunciato oggi dalla Corte d’assise d’appello per l’omicidio di Gino Rizzo Spurna ucciso il 16 gennaio 1996, con diversi colpi di pistola mentre era a alla guida della sua Renault turbo. Il processo è a carico di Sergio Antonino Carcione, in primo grado assolto da ogni accusa. Lo scorso 2 ottobre il pg Melchiorre Briguglio aveva chiesto la condanna a 24 anni. La conferma della sentenza di primo grado e quindi l’assoluzione è stata la richiesta di uno degli avvocati della difesa rappresentata da Claudio Faranda e Giuseppe Tortora. Secondo l’accusa l’omicidio sarebbe maturato nell’ambito della criminalità locale, ma alla base ci sarebbero questioni di donne. L’agguato scattò all’altezza del bivio della strada che porta a contrada Casitti e da lì fino ad Ucria. Una pioggia di pallottole che non diedero alcun scampo a Rizzo Spruna. Fin dal primo momento gli investigatori inquadrarono il delitto nell’ambito di una vendetta d’onore per una questione familiare. Sergio Antonino Carcione, che era finito sotto processo in quanto ritenuto responsabile dell’agguato, avrebbe deciso l’eliminazione di Gino Rizzo Spurna per vendetta. La vittima per un certo periodo aveva lavorato come autista a servizio di Carcione, ed avrebbe approfittato di questa vicinanza con la famiglia per allacciare un rapporto amoroso con la sorella di Carcione, morta suicida il 9 febbraio del 1996. Un “affronto- che Carcione non avrebbe digerito a tal punto da eliminare Rizzo Spurna.
