Tra due giorni, la Regione darà l'Ok per l'abbattimento delle tariffe
Il conto alla rovescia per le sorti degli stipendi del servizio “118- è iniziato. Tra due giorni, il decreto regionale renderà ufficiali le tariffe. La riduzione del 20%, però, è stata preannunciata da almeno un mese. Le categorie coinvolte, ovvero medici-rianimatori ed infermieri, commentano, propongono soluzioni alternative, hanno voglia di mobilitarsi. Ma, in loro difesa, si leverà la voce dei sindacati non appena sarà emanato il decreto.
“Stiamo aspettando l’ufficialità per poter agire-, afferma l’esponente della CISL, Saro La Rosa. “E’ chiaro che siamo pronti alla mobilitazione. Gli stipendi, disposti dall’Assessorato Regionale alla Sanità, sono mortificanti. Non rispecchiano il valore della professione di chi si dedica all’emergenza. Dopo il 15 ottobre-, conclude il sindacalista, “programmeremo i nostri piani di protesta-.
“La sanità vive un periodo di crisi che si estende a tutti gli ambiti di lavoro-, aggiunge La Rosa. “Per ogni settore, il momento della verità e il momento di scendere in piazza arriveranno il prossimo lunedì. Fino ad allora, osserviamo preoccupati le decisioni del governo regionale-.
Nei giorni scorsi, abbiamo raccolto le opinioni di primari, specialisti e dirigenti ospedalieri. Questi ultimi hanno suggerito di sostituire il personale clinico che rifiuta di collaborare con il “118-. Le figure indicate come sostituti dei rianimatori sono: guardie mediche, cardiologi, e medici del pronto soccorso. Non si può interrompere un pubblico servizio come quello d’emergenza sanitaria.
Chiamati in causa dai vertici aziendali, i medici del pronto soccorso hanno qualche perplessità.
“Ci sono altre professionalità adibite al servizio 118-, riferisce il primario del Pronto Soccorso, dell’Ospedale Piemonte, Clemente Giuffrida. “Sarebbe comprensibile aprire il servizio ai medici dell’emergenza ospedaliera, ma non territoriale. Comunque, per attuare questa scelta, si dovrebbe potenziare il numero degli attuali specialisti-.