Telecom srl. A gennaio il processo sul fallimento della società che doveva cablare la Sicilia

Telecom srl. A gennaio il processo sul fallimento della società che doveva cablare la Sicilia

Telecom srl. A gennaio il processo sul fallimento della società che doveva cablare la Sicilia

giovedì 04 Ottobre 2007 - 17:24

Si aprirà il prossimo 17 gennaio, davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale, il processo scaturito dall’inchiesta -Socrate- sul fallimento della -Telecom srl- dei fratelli Cuminale.

Oggi il Giudice per le indagini preliminari, Maria Eugenia Grimaldi, ha rinviato a giudizio 14 persone, cioè l’avvocato Giuseppe Cuminale, 60 anni, il fratello Luigi, 48; l’imprenditore A.M, 53 anni; Alberto Soraci, 36 anni; Marcello Maiorana, 48 anni (Milazzo); Giuseppe Maniaci, 51 anni; Franco Antonino Vinci, 68 anni (Milazzo); Antonio Moretta, 68 anni (Roma); Roberto Ficorella, 44 anni (Roma); Grazia Maria Soraci, 43 anni; Giuseppe Piccolo, 44 anni; Gianluca Sgrò, 41 anni (Milazzo); Giuseppe Lorefice, 53 anni (Barcellona); Pasqua Di Maio, 44 anni (Milazzo).

Le accuse sono, a vario titolo, bancarotta fraudolenta e riciclaggio, infine un episodio di falso in atto pubblico.

L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Ezio Arcadi, era collegata agli accertamenti degli investigatori su un giro d’usura tra la città, Barcellona e Milazzo. Al centro, un giro di denaro per circa un miliardo e mezzo, occultato dai Cuminale sui bilanci della Telecom srl per dirottarli su conti romani.

L’impresa di istallazioni telefoniche dei Cuminale aprì i battenti a Messina e si trasferì poi nella capitale. Nei 15 anni a cavallo tra gli ’80 ed i ’90 fu protagonista di una vorticosa ascesa che ne fece l’unica società siciliana ad ottenere grossi appalti in campo telefonico, nel sud Italia. Come il progetto Socrate per la posa delle fibre ottiche in diverse zone della Sicilia. Città di Messina compresa, dove spesso gli operai che effettuano sotto il pavimento stradale si imbattono nelle tracce vuote di quel che doveva essere la sede delle fibre ottiche. Nel ’97 la società, nel quadro di un riassetto e di acquisizioni, bloccò il progetto. Da quel momento la situazione finanziaria andò peggiorando, fino alla bancarotta, con una voragine di circa 70 miliardi. Nel maggio del 2000 i 600 dipendenti rimasti sul lastrico inscenarono clamorose proteste, arrampicandosi sul Duomo di Messina, dove rimasero per giorni. A Enna e Palermo, invece, occuparono le sedi dell’azienda.

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