Perchè anche il dolce ormai... fa tendenza!

Perchè anche il dolce ormai… fa tendenza!

Mimma Aliberti

Perchè anche il dolce ormai… fa tendenza!

domenica 14 Settembre 2014 - 05:56

Cannolo vs Macaron! Dolci tradizionali o di moda? Anche la cucina può fare tendenza, ancora di più, anche solo per questioni estetiche, la pasticceria... Un turbinio di ricette "nuove" e diverse che si intrecciano con la tradizione.

E’ facile vivere accoccolati nelle proprie abitudini, anche quelle alimentari, perchè no? E il dolce non fa differenza, ognuno gode la propria pace dei sensi come sa, vive in un posto felice ritagliato a sua immagine. Nelle nostre zone ad esempio, ci si sente confortati da un cannolo, si gioisce per la pignolata, la domenica a pranzo da mamma si porta la “piccola pasticceria” o, se si è bisognosi di maggiore conforto, un bel bianco e nero… Queste cose non cambiano, variano solo leggermente con la stagione: d’estate la mattonella semifreddo o la gelateria mignon, d’inverno tutto il resto!

E queste sono le certezze che nella vita aiutano… Ma queste certezze cominciano a traballare ormai, non è più così: nel mondo della cucina il dolce deve essere di tendenza!

E se qualche anno fa si “portavano” i brownies,  i cupcakes, diversi dai muffins per struttura e gusto, ma simili per l’aspetto, poi venne l’ondata di macarons, poi fu la volta dei  whoopies, dei pancakes e di tutto ciò che è american style!

I bambini di 30 anni fa chiedevano la mimosa con le fragoline per il compleanno, ma la torta mimosa  è ormai un dolce molto demodè. Questo non è  il presente, il presente è fatto di dolci monoporzione, il tiramisù in teglia non si fa più, è tutto un girare di bicchieri e ciotoline, più garbati, più eleganti, più minimal…

Il cibo segue la moda, niente di strano, e come la moda probabilmente tutto ritorna in auge prima o poi, quindi se ora c’è chi osanna il “cannolo destrutturato”, cioè la crema di ricotta, magari con una “spolverata” di canditi, servita con una cialdina croccante di pasta dolce fritta, forse tra qualche anno riscopriremo la tradizione e ci daranno modo di mangiare il cannolo con le mani, come buona creanza vuole!

Sì perché anche la moda della “destrutturazione” ha il suo ruolo nell’evoluzione del cibo, destrutturiamo tutto in cucina: dalla carbonara alla torta di frutta… Fare parti, creare il nuovo dal vecchio… Quanto questo sia gradito ai più in realtà non si sa, a volte si fa buon viso a cattivo gioco, si segue la corrente perché è più semplice, perché non si può per forza rimanere ancorati al passato. C’è chi preferisce l’insieme piuttosto che le parti, sembra più poetico, ha una nota in più, è come una poesia di Pascoli, armonica, morbida, piena di dettagli, confrontata ad una di Marinetti, stringata, d’effetto ma essenziale.

Ci sta che la vita è fatta di fasi e che, probabilmente, nell’esistenza di ognuno ci può stare un periodo “da Pascoli” come uno “da Marinetti” ma , finito tutto, passata la tempesta, a cosa rivolgersi? Cosa accompagna la “giornata gastronomica” di ognuno di noi?

C’è chi ama allungare il tempo a tavola, e quello dedicato al dolce è il tempo più rilassato, guardare la forma sì, ma senza dimenticare la sostanza, usare le mani, sporcare la tovaglia se è il caso, ma il tutto con grande soddisfazione. Queste cose sono difficili da fare con un bicchierino di tiramisu o con uno di quei dolci che sembrano usciti dal pennello di un pittore, schizzi, particolari, pezzettini, belli da morire certo…

Cosa mettere in tavola? Come decidersi?

Capitano quelle annate in cui la moda, quella più convenzionale dell’abbigliamento, impone diktat improponibili per tutti, pantaloni attillati, colori improbabili, accostamenti difficili da”portare” in giro, eppure i più si adeguano, perché fa tendenza: ecco, per il cibo negli ultimi anni succede proprio la stessa cosa.

Se fanno tendenza si comprano, si mangiano e si lodano a prescindere!

L’italiano si sente il detentore dell’unica buona cucina al mondo  ma c’è, appunto, tutto un mondo intorno: è bello andare a spulciare in casa d’altri, sperimentare, fare anche nostre alcune ricette se ci piacciono, se ci soddisfano.

Portare in tavola qualcosa di “diverso” qualcosa che viene da un paese lontano, farsi ammaliare dai profumi, dalle spezie, dalle cotture alternative, dai sapori inconsueti, un’esperienza da fare assolutamente, senza per questo rinnegare il locale o rinunciare a portarlo avanti: imparare e insegnare allo stesso tempo, in fondo non è integrazione anche questa?

L’Italia è piena di tradizioni e piatti tipici, un centinaio per km quadrato!

Cerchiamo di non perderli e poi, se ci scappa anche un macaron, “mais oui, c’est bien!!”.

Mimma Aliberti

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