Antonio Presti, l’elogio del silenzio

Antonio Presti, l’elogio del silenzio

Domenico Colosi

Antonio Presti, l’elogio del silenzio

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mercoledì 24 Maggio 2017 - 08:27

Intervista al mecenate messinese impegnato all’allestimento del G37, risposta poetica al summit taorminese

Le ragioni dell’essere, la condanna dell’apparire. Antonio Presti volge il suo sguardo al fine ultimo delle cose, alle classiche e immortali domande ontologiche che accompagnano il cammino dell’uomo: una contrapposizione tra un mondo di valori – sempre validi “perché non hanno passato, presente o futuro” – e la moda, il successo momentaneo, fugace, vuoto. Da giovedì prenderà il via a Savoca il G37 della poesia, il nuovo progetto del mecenate messinese come ideale risposta al summit taorminese: coinvolte eccellenze culturali provenienti da ogni regione d’Italia per una kermesse (sviluppata tra le province di Messina e Catania dal 25 al 28 maggio) dedicata al valore della bellezza. “I veri potenti della terra sono gli insegnanti, gli studenti, i giovani, i poeti – afferma Presti -. Il futuro è leggere sempre un libro in più: il sapere è potere, libertà, democrazia. Vogliamo affermare di fronte al mondo l’importanza dello studio in un paese che paga gli effetti di un pericoloso analfabetismo di ritorno. A questa società forse servirebbe un nuovo maestro Manzi”.

Quali linee programmatiche verranno discusse in questo summit?

Realizzeremo un manifesto incentrato su questi temi. Vogliamo far rinascere un sentimento di identità, esplorare nuovamente il concetto di comunità. Credo nella relazione tra uomo e territorio: con questa iniziativa verranno riscoperti luoghi come Savoca, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa e il Bosco di betulle. Ho seguito il medesimo percorso per la valorizzazione del villaggio Le Rocce di Taormina. In questi giorni garantiremo una copertura mediatica a zone incantevoli della nostra regione, sveleremo questi luoghi ad occhi nuovi, curiosi. Da qui la nostra idea di futuro per tutti quei giovani pronti a lasciare la propria terra, ragazzi oggi costretti a vagare da un posto all’altro senza più radici.

Non è forse diventata troppo abusata la celebre frase di Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo”?

Abusata come certa antimafia di facciata. O come il refrain sul gattopardismo. La bellezza deve essere praticata, altrimenti è chiacchiera inutile, una parola vuota. Se non si è mafiosi è necessario essere uomini di cultura, tertium non datur.

Presentando il G37 ha parlato della poesia come di una “melodia pervasiva intorno all’uomo”. Qual è la colonna sonora ideale di questa manifestazione?

Il silenzio, l’ascolto puro: senza il silenzio non sappiamo più sognare o vedere il futuro. Un poeta che recita di fronte al suo pubblico, questa la melodia universale di cui ha bisogno l’uomo per vivere.

C’è una persona in particolare a cui vuole dedicare questa manifestazione?

All’anima della conoscenza. Viviamo in un mondo iperattivo, molti sono sottomessi alla dittatura della rete: i giovani devono capire che internet non è un gioco o un passatempo, ma un enorme metodo di controllo delle masse, la nuova incarnazione del consumismo. Personalmente mi sono sempre opposto ad un certo tipo di globalizzazione malata, quella che mette a rischio l’identità stessa dell’individuo. Vedo il vero potere solo nella cultura. A Taormina si riuniranno negli stessi giorni i cosiddetti potenti della terra. Dunque mi domando: potenti rispetto a chi?

Domenico Colosi

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