Uno sportello di consulenza per chi aspetta una visita da troppo tempo, la richiesta all'Asp di verificare se i ritardi causa covid sono stati recuperati. Queste le richieste di sindacato e consumatori
E’ sempre più difficile ottenere una prestazione diagnostica, l’accesso a un test, una visita medica, anche quando urgente o per malattie gravi. I tempi di attesa per effettuare un esame strumentale in ospedale sono infiniti, e quando un malato sospetta una patologia grave molto spesso non gli resto che ricorrere al privato. Questo accade a Messina ma anche in tutte le altre province della Sicilia. Un problema che esisteva prima della pandemia da covid 19 ma che col coronavirus si è ulteriormente acuito.
Uscire da questo stallo di sanità negata si può? Secondo la Cgil e le associazioni dei malati e dei consumatori sì. Come? Tutti insieme, cominciando a rivendicare i propri diritti, e chiedendo alle istituzioni pubbliche di effettuare i controlli previsti e mettere in campo gli strumenti che già esistono.
E’ questo il senso dell’incontro che si è tenuto ieri nella sede provinciale del sindacato. Attorno al tavolo, insieme al segretario di Spi Cgil Gaetano Santagati, c’erano il presidente di Federconsumatori regionale Giuseppe Abate, Angela Rizzo di Cittadinanzattiva, Gaetano Alessandro di Donare è Vita e Franco Previti di Tutela diritti cittadini europei.
Associazione dei lavori e dei consumatori si sono messi insieme per attivare tutte le iniziative possibili per mitigare i disagi dei malati alle prese con questi problemi. Da settembre, annunciano, sarà attivo uno sportello informativo che offrirà consulenza anche legale e spiegherà come comportarsi.
“Pochi sanno – spiega Alessandro – che all’atto dell’impegnativa il medico è tenuto ad indicare quale ordine di priorità ha l’esame da fare, entro quanti giorni deve essere effettuata la visita richiesta, ad esempio, e che se la struttura pubblica cui si richiede supera quel termine, scattano tutta una serie di obblighi. Esiste una norma, ad esempio, che consente al cittadino di chiedere al direttore sanitario dell’ospedale che gli ha negato una tac nel termine richiesto, per fare un esempio pratico, di prenotarla per lui in intramoenia: pagherà solo il ticket, se per la visita era previsto, altrimenti neppure quello, se era esente ticket; e l’ospedale deve prenotargliela in brevissimo tempo”.
“Il Governo regionale ha cercato di correggere il tiro lo scorso anno emanando decreto che impegna le Asp a varare un piano operativo per recuperare il ritardo nelle prestazioni da ricovero, ambulatoriale e di screening. Un decreto che però ha efficacia solo per il 2021 e che non basta. Avrebbe dovuto essere accompagnato da un monitoraggio delle liste di attesa, delle prestazioni effettuate, e dal relativo controllo. Controllo che non c’è stato”, spiegano Santagati e Previte. “La prima cosa da chiedere, quindi, è che i controlli vengano effettuati, i progetti non bastano, non basta chiedere agli operatori di lavorare di più per recuperare le prestazioni in attesa, bisogna anzitutto far funzionare l’ordinario. Una prima immediata verifica circa il funzionamento dell’attuale Piano Operativo Aziendale alle dell’Asp può essere effettuata. Infatti il piano ha dichiarato come obiettivo quello di recuperare il 30% delle prestazioni rinviate causa covid entro il 30 giugno 2021. Ad oggi è quindi possibile avere un quadro dell’andamento e riscontrare la sua efficacia, così da introdurre gli eventuali correttivi”.