Non approvato il bilancio 2019, massa debitoria ingente, nessun impianto e rischi contenziosi. Il Cusi chiude una vicenda iniziata nel 2020
Ultimo atto nella vicenda del Cus Unime. Il Consiglio federale del Cusi (Centro universitario sportivo italiano) ha deliberato la perdita della qualifica di federato per il Cus Unime, alla luce di quanto emerso dalla relazione degli ispettori e di quanto accaduto nel 2020.
Il Consiglio Federale
L’elevata esposizione debitoria, nonché l’impossibilità di garantire sia l’autonomia finanziaria, che l’utilizzo dell’impiantistica universitaria per gli sport destinati agli studenti, alti rischi di futuri contenziosi (oltre a quelli in corso), l’attuale condizione di liquidazione avviata dal mese di febbraio 2021, sono i punti determinanti che hanno spinto il vertice del Cusi a non accettare l’istanza di affiliazione al Centro da parte del Cus Unime presentata ad aprile.
Concluso l’iter
Le controdeduzioni presentate dall’ex presidente del Cus Unime Nino Micali, al Consiglio Federale in merito all’avvio della procedura, non hanno convinto e l’iter è stato portato a termine. Contestualmente il Cusi ha dato mandato al Presidente di prendere contatti con il Rettore dell’Università di Messina per dare impulso alle necessarie iniziative atte a garantire la prosecuzione dell’attività sportiva universitaria presso la cittadella.
I 3 commissari
Si chiude quindi, almeno al momento, la querelle che ha portato alla fine del 2020 al commissariamento del Cus Unime portando alla luce una gravissima esposizione debitoria ed una criticità gestionale. A novembre erano stati nominati 3 commissari che hanno rinunciato all’incarico Irene Aliquò, Orazio Arancio e Cristina Correnti dichiarandosi invece disponibili a effettuare, in qualità di ispettori, una “due diligence” per verificare lo stato patrimoniale e la situazione finanziaria del CUS Unirne.
La relazione
A fine 2020 la relazione ha evidenziato: che il bilancio consuntivo esercizio 2019 non è stato approvato; che il Collegio dei revisori dei conti non ha espresso parere positivo a riguardo; che gli atti consultati attestano una serie di passività: esposizione bancaria euro 61.714,07, debiti verso fornitori euro 282.882,61, debiti verso collaboratori euro 177.010,00, debiti per fornitori euro 53.950,74, mutui e prestiti euro 34.348, 19 infine debiti verso i dipendenti. A questa esposizione debitoria era da aggiungere l’importo dovuto a titolo di rimborso delle utenze reclamato dall’Università di Messina per complessivi euro 478.972,86. In ultimo gli ispettori hanno appurato che devono essere ancora erogate prestazioni per attività sportive in abbonamento per circa euro 80.000,00/100.000,000. A preoccupare i verificatori erano anche criticità che con riferimento ai 143 collaboratori in essere e ai 6 collaboratori cessati da un lato sussiste una esposizione debitoria del CUS Unirne e d’altro lato sussiste rischio di azioni giudiziarie per rilevanti importi per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato.
Impossibile erogare servizi
E’ apparso quindi evidente che l’attuale situazione finanziaria non consentiva al CUS Unimee di erogare i servizi nè dare corso alla propria attività istituzionale di promozione sportiva universitaria. Risultava inoltre gravemente compromessa la autonomia finanziaria, sussisteva una gravosissima esposizione debitoria e infine non aveva la disponibilità di impianti in convenzione. L’Università ha intanto dichiarato che intendeva procedere alla riattivazione dello sport universitario esclusivamente con il CUSI. A gennaio 2021 il Cusi ha richiesto eventuali controdeduzioni al Cus Unime, in particolare al presidente dimissionario Nino Micali che ha comunicato come nel frattempo era stata deliberato lo scioglimento e la messa in liquidazione. In vista di ciò è stata sospesa sia la valutazione sulla richiesta di affiliazione al Cusi che l’iter per la declaratoria di perdita dell’affiliazione stessa.
Le controdeduzioni
Il 7 aprile Micali ha trasmesso le controdeduzioni, chiedendo la conferma della federazione del Cus Unime a Cusi. “Le Osservazioni trasmesse dal CUS Unirne nel corso del procedimento risultano in larghissima parte irrilevanti e inconferenti in relazione all’oggetto del procedimento stesso-scrive il Consiglio Federale- non si riferiscono a tutte le molteplici e concorrenti contestazioni sollevate in sede procedimentale, le quali pertanto restano confermate; non sono idonee a dimostrare la insussistenza di tutti i presupposti del provvedimento di perdita dell’affiliazione analiticamente richiamati in sede di avvio del procedimento”
Lo stop della federazione
Il Cusi rileva quindi che persistono i presupposti per procedere alla declaratoria di perdita della qualifica di federato al CUSI del CUS Unime dal momento che, tra l’altro non si trova nella condizione di dare corso alla propria attività istituzionale di promozione sportiva universitaria; risulta gravemente compromessa la autonomia finanziaria del CUS Unirne; il bilancio consuntivo esercizio 2019 non è stato approvato; sussiste una gravosissima esposizione debitoria a carico del CUS Unirne, peraltro destinata ad aggravarsi. Infine il CUS Unime e ha deliberato il 2 febbraio lo scioglimento anticipato e la messa in liquidazione con effetto immediato e non ha la disponibilità di impianti in convenzione.
Lo sport universitario
Sussiste una obiettiva incompatibilità tra CUS Unime e Università e tra i rispettivi organi di vertice, avendo oltretutto l’Università manifestato la disponibilità a procedere alla riattivazione dello sport universitario esclusivamente con il CUSI, non essendo disponibile a dare ulteriore corso ad alcuna attività con il CUS Unime. Secondo il Consiglio federale l’ attuale – e riconosciuta – grave carenza di liquidità costituisce di per sé presupposto per la declaratoria di perdita della affiliazione, oltre a tutte le altre criticità evidenziate.
L’Università gestirà lo sport
E’ quindi impossibile che Cus Unime dia corso alla promozione e alla realizzazione delle iniziative per l’attività polisportiva degli studenti universitari, e ciò anche in considerazione della indisponibilità degli impianti, della grave difficoltà finanziaria, delle difficoltà amministrative, economiche, gestionali ed operative, dello stato di liquidazione, dell’insanabile, grave e definitivo contrasto con l’Università. Sarà quindi l’ateneo a gestire, in intesa col Cusi lo sport universitario (a titolo gratuito), mentre la SSD costituita di recente gestirà lo sport non universitario e le altre iniziative in programma.
E’ chiaro che alla base c’e’ da fare una valutazione realistica della qualità erogata da quanti hanno amministrato in questi anni questi impianti. Non mi riferisco, chiaramente al personale tecnico che allenava gli/le atleti/e. Punto il dito, invece a quanti si trovavano in posizione “manageriale”. Diciamocelo francamente : non è stato un bel vedere. Oh si, sorrisi, foto, strette di mano, … quelle a mai finire. Ma la sostanza ? La capacità di attrarre le persone a frequentare gli impianti ? Forse con il presidente Cama, qualcosina si incominciava a vedere … ma è stato solo un inizio. Peccato, perchè gli impianti sono posti in luoghi molto panoramici e che invogliano, davvero a fare sport. Ma 1) se non si cura la funzionalità degli impianti (a proposito, solo per poco tempo, campo sito accanto al Basile, fu possibile fare la doccia dopo aver fatto allenamento) ; 2) se poi non si organizzano corsi per tutte le età ed in varie discipline, allora, ,.. il capolinea è davvero vicino. Si dirà: ci sono stati gl immigrati da ospitare ; giusto, ma se ricordate bene si tratto’ di un breve periodo. E dopo ? Cosa si è fatto dopo ? In PROPOSITO : l’impianto vicino all’Istituto d’Arte, potrebbe essere un valido punto di attrazione per la locale popolazione scolastica : ma se non si e’ capaci di coordinare iniziative comuni con i docenti di Educazione Fisica di quel Liceo, allora, a che serve trovarsi a pochi metri di distanza ??? E non parliamo poi di quanti abitano nei condominii limitrofi. Mah.