Frate Giuseppe Maggiore racconta l'emozione nel leggere, su "Avvenire", del suo amico conosciuto alla stazione e oggi apprezzato dal cardinale Zuppi
Pubblichiamo l’articolo di frate Giuseppe Maggiore, tratto dal quotidiano online ilsycomoro.it. Fra Giuseppe è cappellano della stazione di Messina e fa parte dei frati minori della chiesa di Lourdes a Messina.
Sfogliare un giornale, nel mio caso l’Avvenire, e trovarsi un articolo su una persona che conosci, credo che faccia piacere a tutti, in maniera particolare se questa persona è un clochard, gioisci ancora di più se leggi che sta bene ed è uscito dalla strada ed è diventato uno scrittore.
Giuseppe Calandrino fu uno dei primi senza fissa dimora che incontrai quando nel 2018 iniziai a svolgere il mio servizio in strada e in stazione. Molto riservato, tranquillo, restava in un angolo vicino la biglietteria della Stazione centrale di Messina. Accoglieva con un sorriso ciò che gli si dava, ringraziava cordialmente ma non era facile al dialogo, soprattutto al primo incontro. Solo dopo qualche giorno sono riuscito a strappargli qualche parola in più, fu l’inizio dei nostri lunghi colloqui. Seduto a terra accanto a lui, passavo ore ad ascoltare le sue storie. Un giorno mi disse che aveva scritto un libro e che ne stava per finire di scriverne un altro, e che molti suoi quaderni con il resto dei suoi racconti erano rimasti in una casa di accoglienza a Bologna. Per curiosità cercai su internet e trovai il libro di Calandrino che comprai alla Feltrinelli.
Il suo desiderio di tornare a Bologna era costante, tanto che un giorno partì e non lo vidi più. Solo ieri sera scoprii tramite l’Avvenire che Giuseppe, 79 anni, con alle spalle una vita tormentata, buona parte della quale spesa in strada, da senza dimora oggi vive in un’abitazione tutta sua a Monghidoro, sull’Appennino bolognese, assistito discretamente dai volontari di “Fratelli Tutti Gaudium”. Associazione che lo ha aiutato a pubblicare il suo ultimo lavoro, un romanzo di fantascienza speciale pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano, Gli ultimi giorni di Fetonte, quinto pianeta del sistema solare.
La prefazione è addirittura del cardinale Matteo Zuppi – afferma l’Avvenire– che non è estraneo alla vicenda umana dell’autore e ha partecipato alla presentazione de Gli ultimi giorni di Fetonte avvenuta martedì scorso a Bologna, insieme ai domenicani Giorgio Carbone e Davide Pedone. «Conobbi Giuseppe Calandrino nel 2017 – scrive Zuppi – mi colpì subito la sua riservatezza e la sua discrezione e oserei dire che da allora è nata una bella amicizia. In stretta collaborazione con l’Associazione “Fratelli Tutti Gaudium”, che lo ha accompagnato da vicino nel suo percorso e che mi ha aggiornato passo passo, ho seguito tutte le sue tappe di crescita. Dalla ricerca di aiuto presso i servizi locali, alla casa, alla sua situazione di salute e ai progressi del suo libro».
Continua il cardinale: «Un giorno, di ritorno da un viaggio dalla sua amata terra natia siciliana, di cui sentiva mancanza, ha chiesto di vedermi per regalarmi un’immagine della Madonna delle Lacrime di Siracusa in pergamena pregiatissima e per chiedermi di fare la prefazione del suo libro Fetonte che aveva appena terminato di trascrivere al computer. Dissi subito di sì. Lessi nei suoi occhi grande commozione ed ebbi l’impressione che vedesse in me quel “padre” che gli mancava, uno sguardo che richiamava la sete di un Padre più grande di cui stava facendo esperienza forse da una vita, vissuta alla ricerca della felicità, per sentirsi “figlio amato” come il Figliol prodigo che rientra alla casa dal Padre».
Oggi Giuseppe Calandrino, di origini siciliane (è nato a Catena Nuova e per poi anni ha vissuto in Argentina, n.d.r.), alla soglia degli 80 anni, può dire di aver realizzato il suo sogno, mai messo da parte dalla sua voglia di ricominciare. Anche a 80 anni.
Fra Giuseppe
Immagini della presentazione del libro a Bologna, tratte dalla pagina Facebook “Fratelli tutti Gaudium”