Ha vissuto e studiato qui ma ha girato il mondo prima di fermarsi a a 5.700 km di distanza: "Messina stupenda ma serve mentalità imprenditoriale"
DUBAI – Da Messina a Dubai, facendo il giro largo. Carmelo Crisafulli è un medico, un chirurgo plastico, che ormai da sei anni vive e lavora in una città simbolo del secolo corrente, negli Emirati Arabi. Il suo è un viaggio lungo, partito dallo Stretto, dove ha vissuto e studiato, prima di specializzarsi a Milano e scoprire il mondo. Un professionista, che porta nel cuore il calore della propria terra, in un Paese lontano ma, culturalmente, non così distante come potrebbe sembrare.
Dottore Crisafulli, come si arriva da Messina a Dubai?
“La mia carriera nasce a Messina, dove ho studiato medicina e ho cominciato la specializzazione in chirurgia plastica. Durante la specializzazione ho avuto la possibilità di viaggiare: Messico, Stati Uniti, Brasile. Lì ho perfezionato i miei studi e ho trascorso poi gli ultimi due anni di specializzazione a Milano. Lì ho iniziato a operare e mettere le basi della carriera. A Milano ho aperto il mio studio e cominciato a lavorare nel 2013. Poi per una serie di eventi personali mi sono ritrovato a fare delle interviste e dei colloqui per alcuni lavori a Dubai. E così mi sono trasferito, firmando un contratto nel 2016”.
Quanta differenza c’è tra le due culture?
“Tra la Sicilia e Dubai c’è uno stile di vita totalmente diverso. Il mio passaggio è stato da una parte ammortizzato dal fatto che sono partito da Milano, dove vivevo ormai da anni. Mi mancava però il mare e per questo andare a Dubai è stato bello. Ma cominciare a 33 anni da zero in un Paese straniero, dove anche parlando l’inglese bene è difficile farsi capire, adattarsi alle usanze e alla cultura del luogo, non è stato semplice. Poi la verità è che non si tratta di un paese così lontano culturalmente. Dubai è una città in cui c’è un’importante melting pot, una mescolanza di culture non indifferente, con persone che vengono da tutte il mondo. Questo è uno dei lati più belli del mio lavoro: ho pazienti locali, ma anche dall’Australia, dall’Europa e dagli Stati Uniti”.
Ha pensato mai di tornare?
“Tornare? Non sicuramente per il lavoro. Ma per stare più vicino alla famiglia sì, c’ho pensato. Diciamo la verità: è bello stare qui, economicamente è vantaggioso e si lavora bene. Ma la famiglia è lontana. La cosa positiva è che siamo a 5 ore e mezza di volo, quindi mi basta un weekend lungo per tornare a Messina”.
Che legame ha con la città?
“Amore e odio. Messina mi ha dato i natali. Parliamo di una città stupenda, a mio avviso uno delle più belle al mondo e ho girato tantissimo il mondo, tra Stati Uniti, Australia, America e parte dell’Asia. Messina è bellissima e ha un potenziale altissimo, ma come disse Gaetano Martino sorvolandola: ‘biddicchiu du presepi, peccatu chi non mannu i pasturi’. Non è rivolto agli abitanti di Messina ma rivolto alla civiltà italiana, alla mentalità dell’adagiarsi sugli allori. Dovremmo impegnarci di più tutti, me compreso. Io ho scelto di andare via: una scorciatoia. Ma ogni volta che torno sono felice, anche se per 5-6 giorni. Poi prepotente torna l’impressione intorno a me di menefreghismo, qualcosa che vedi in tutta Italia”.
Cosa serve secondo lei?
“A Messina serve la buona volontà dei messinesi. Non parlo di politica, ma da cittadino semplice. Non bisogna adagiarsi. Il messinese preferisce andare a comprare a Catania e non a Messina, passare il weekend a Taormina e non in città. Perché? Perché la situazione attuale spinge a limitare investimenti in città che non hanno alto reddito pro capite. Per la mia esperienza credo che a Messina serva un concetto imprenditoriale che sembra svanito ormai da 20 anni. I miei nonni, i miei genitori, parlavano di una città fiore all’occhiello, dove tutti volevano fermarsi. Bisogna tornare così, rivalutare il territorio e spendere i soldi localmente. Servono hotel sulla costa, serve investire e formare una nuova mentalità imprenditoriale”.
Qual è il suo sogno?
“Il mio sogno a livello personale e professionale lo sto già vivendo. Qui a Dubai sto bene, ho conosciuto mia moglie e ho una splendida bambina. La mia cultura messinese mi ha dato modo di apprezzare queste cose: la bellezza di creare la mia famiglia sulle basi del rispetto, delle tradizioni, della cultura siciliana. Professionalmente, inoltre, mi sento realizzato. Mi piacerebbe tanto avere una clinica mia nel futuro, ci proverò”.
Cosa si sente di dire ai giovani messinesi?
“Io sono uno di quelli che è scappato via perché sentiva la città stretta, anche grazie ai miei genitori che avevano la possibilità di sostenermi. Capisco che non è per tutti così. Il mio consiglio è in ogni caso di amare ciò che si fa. Io sono un chirurgo plastico, ma prima di tutto sono un medico. Come tutti ho fatto la gavetta, le notti, le urgenze, quindi ai giovani messinesi che studiano medicina consiglio di amare il proprio lavoro, se è davvero ciò che si vuole fare. E se si ha la possibilità di affondare le radici in Sicilia dico ai giovani di provarci, di investire. Io sono andato via, ma ci tornerei per passarci la mia vecchiaia. Parliamo di un luogo che reputo tra i più belli al mondo”.
C è molto di vero in questo articolo, però giudicare da lontano chi rimasto a combattere quotidianamente per migliorare la propria terra non è affatto simpatico!
Scappare quando si ha la possibilità economica è semplice.
Per rimanere ci vogliono gli attributi.
Al suo posto avrei consigliato ai giovani messinesi di nascere figli di baroni universitari o di politici di lungo corso per avere un avvenire sicuro e radioso in città 🤣🤣
Dubai è un milione di volte più bella di Messina, piena di degrado e fatiscente come tutte le realtà del Sud Italia (detto da una siciliana che ha anche una casa a Dubai). Da un chirurgo plastico mi aspetterei più attenzione all’estetica, anche se non del corpo!